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Nuovo studio fa luce sui valori soglia per la diagnosi di diabete gestazionale

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L’utilizzo di valori soglia più bassi per la diagnosi di diabete gestazionale nelle madri ha consentito di individuare e quindi trattare le forme lievi della condizione

L’utilizzo di valori soglia più bassi per la diagnosi di diabete gestazionale nelle madri non ha ridotto il rischio che nascessero bambini di grandi dimensioni in rapporto all’età gestazionale, ma ha consentito di individuare e quindi trattare le forme lievi della condizione, secondo i risultati di uno studio neozelandese pubblicato sul New England Journal of Medicine (NEJM).

Lo studio GEMS (Gestational Diabetes Mellitus Trial of Diagnostic Detection Thresholds) ha randomizzato 4.061 donne tra le settimane 24 e 32 di gestazione in due gruppi, nei quali sono stati utilizzati criteri glicemici più bassi o più alti per rilevare il diabete gestazionale. Al basale le partecipanti avevano un’età media di 31-32 anni, circa la metà era in attesa del primo figlio e l’indice mediano di massa corporea era 26,5-26,6.

A livello demografico il 40% era bianco, un terzo era asiatico, il 15-16% delle isole del Pacifico e il 5-6% era Maori. Poco più di un terzo delle donne in ciascun braccio aveva una storia familiare di diabete e il 4% soffriva di ipertensione cronica. L’outcome primario dello studio, i bambini nati grandi per l’età gestazionale, è stato definito come un peso alla nascita oltre il 90° percentile.

Due diverse soglie per diagnosticare il diabete gestazionale
Tutte le donne arruolate sono state sottoposte a un test orale di tolleranza al glucosio di 75 g con i seguenti criteri per la diagnosi di diabete gestazionale nei due gruppi:

La soglia inferiore è in linea con l’approccio raccomandato dall’International Association of the Diabetes and Pregnancy Study Groups e viene ritenuto preferibile anche dall’American Diabetes Association.

Al 15,3% delle partecipanti è stato diagnosticato un diabete gestazionale utilizzando i criteri glicemici più bassi, rispetto al 6,1% di diagnosi utilizzando una soglia più alta, hanno riferito il primo autore Caroline Crowther dell’Università di Auckland in Nuova Zelanda e colleghi.

Nessun impatto sulle dimensioni del neonato
Ma i criteri più bassi non hanno avuto alcun impatto sulla percentuale di bambini nati grandi per l’età gestazionale, pari all’8,8% nel gruppo con criteri glicemici più bassi rispetto all’8,9% nel gruppo con criteri glicemici più elevati (rischio relativo aggiustato 0,98, P=0,82).

Sono però state osservate alcune differenze in merito ad alcuni esiti secondari. «La maggior parte degli altri risultati erano simili tra i gruppi diagnostici, anche se i bambini nati da madri nel gruppo con criteri inferiori avevano maggiori probabilità di necessitare di un trattamento per l’ipoglicemia neonatale» ha fatto presente Crowther. «Le madri nel gruppo con criteri più bassi avevano maggiori probabilità di indurre il travaglio, ricevere cure farmacologiche per il diabete e utilizzare più servizi sanitari».

«Le donne con diabete gestazionale più lieve, che sono state trattate o meno a seconda che fossero assegnate ai criteri inferiori o superiori, hanno tuttavia mostrato differenze importanti» ha aggiunto. «La preeclampsia, la nascita di un bambino grande per l’età gestazionale e la distocia della spalla erano meno probabili nelle donne con diagnosi e trattamento del diabete gestazionale più lieve, rispetto a quelle il cui diabete non era stato diagnosticato e quindi non trattato».

Diversi altri risultati, come peso alla nascita, lunghezza, circonferenza cranica, età gestazionale ridotta, macrosomia ed eventi avversi, non erano diversi tra i gruppi.

«A livello di popolazione, l’uso di criteri più bassi ha aumentato la percentuale di donne con diagnosi di diabete gestazionale, ma non ha ridotto la morbilità perinatale ed è aumentato l’uso dei servizi sanitari» ha sottolineato Crowther. «Tuttavia, per le donne con diabete gestazionale più lieve ci sono stati benefici per la salute sia per loro che per il loro bambino, grazie al rilevamento della condizione e del conseguente trattamento».

«La linea perfetta per diagnosticare il diabete gestazionale deve ancora essere tracciata» ha commentato in un editoriale di accompagnamento Michael Greene, del dipartimento di ostetricia e ginecologia della Harvard Medical School di Boston. «In definitiva, la diagnosi del diabete gestazionale in un numero maggiore di donne attraverso l’uso dei criteri glicemici più bassi in questo studio non ha migliorato né peggiorato i risultati per le madri o i loro bambini».

Bibliografia

Crowther CA et al. Lower versus Higher Glycemic Criteria for Diagnosis of Gestational Diabetes. N Engl J Med 2022; 387:587-598.
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Greene MF. Drawing the Line on Glycemia in Pregnancy. N Engl J Med 2022; 387:652-654.
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