Il busto del cantante fiorentino Gaetano Berenstadt, donato dall’antiquario Giovanni Pratesi, diverrà parte integrante della prestigiosa collezione di sculture di Palazzo Pitti
Una fitta parrucca di capelli ricci a esaltare i lineamenti regolari del volto e una camicia ricamata con gigli fiorentini a sottolineare l’eleganza del personaggio: entra nella prestigiosa collezione di scultura della Galleria di Arte Moderna di Palazzo Pitti, grazie a una donazione del noto antiquario Giovanni Pratesi, l’imponente busto in marmo di Gaetano Berenstadt, realizzato dallo scultore settecentesco toscano Giovacchino Fortini. Il personaggio ritratto fu una personalità di spicco nel panorama musicale europeo del primo Settecento. Figlio di tedeschi trasferiti a Firenze, dove nacque nel 1687, Gaetano Berenstadt era un celebre castrato con la voce di contralto, collaboratore di Georg Friedrich Händel per cui interpretò varie opere. Accanto a una brillante carriera come cantante nelle corti europee, Berenstadt si distinse anche nell’ambito del commercio di opere d’arte (soprattutto sculture di Massimiliano Soldani Benzi, Giuseppe Broccetti e dello stesso Giovacchino Fortini).
A identificare il personaggio ritratto nel busto è stato proprio Giovanni Pratesi, grazie a un minuzioso confronto della scultura con una medaglia dell’artista Lorenzo Maria Weber, anch’essa raffigurante il cantante fiorentino.
L’attribuzione della statua a Giovacchino Fortini, spesso ricordato nei documenti come buon amico di Berenstadt, invece, è avvenuta solo nel 2008, grazie agli studi dello storico dell’arte Sandro Bellesi. Alla base dell’assegnazione, il confronto con opere certe o attribuite all’artista più o meno coeve e con il ritratto, sempre di Fortini, di Lodovico Fantoni, ospitato nella Badia Fiorentina e capolavoro assoluto dello scultore.
Cenni biografici sull’artista
Personalità tra le più carismatiche della scultura fiorentina in età tardo-barocca, Giovacchino Fortini (1670-1736) fu tra gli artisti prediletti dal granduca Cosimo III de’ Medici e ampiamente apprezzato anche all’estero. Nato nella frazione fiorentina di Settignano, ancora giovanissimo collaborò alla decorazione della cappella Feroni nella Santissima Annunziata a Firenze. Realizzò varie medaglie per principi e nobili della corte fiorentina e fu nominato, grazie al sostegno del granduca Gian Gastone de’ Medici, “Architetto della Real Galleria e della Ricca Cappella di San Lorenzo a Firenze”. La sua impresa più impegnativa fu però quella relativa al complesso filippino di San Firenze, alla quale si dedicò, come architetto e scultore, fino alla morte.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Con questo dono generoso, che verrà esposto a Palazzo Pitti, Giovanni Pratesi continua ad essere presente nella cultura e nell’arte fiorentina di cui, con sagacia e spirito pionieristico, ha coltivato ambiti – penso alla pittura e scultura barocche – ora noti al grande pubblico grazie anche alle sue scoperte e ai molti libri e repertori di cui è stato ispiratore e mecenate. La sua galleria, frequentata da giovani e da studiosi di tutto il mondo, continuerà così a vivere nell’Oltrarno con un’opera che si incardina mirabilmente nella storia della città e che rappresenta il gusto sofisticato del suo donatore”.
L’antiquario Giovanni Pratesi: “Questo dono per me ha il significato di un omaggio alla città e alla sua storia, ma è anche una ‘restituzione’: il busto di Gaetano Berenstadt è infatti nato per essere un’opera pubblica. La vita professionale di questo cantante castrato era strettamente legata alla famiglia Medici (suo padre era timpanista del Granduca) e quindi a Palazzo Pitti, dove tutti potranno vederlo. Per lasciare un ricordo di me e della mia attività ho scelto il ritratto di Berenstadt, personaggio ai suoi tempi famosissimo e attivo sulla scena internazionale, ma ora poco noto: mi sembra che rifletta bene i miei interessi, da sempre volti alla riscoperta di periodi trascurati e di aree poco studiate, eppure ricchissimi di opere d’arte sublimi. Mi piace sottolineare che il busto di marmo proviene dal mercato internazionale: anche questa è una dimostrazione dell’attività degli antiquari italiani, che di continuo riportano in Italia opere a suo tempo esportate”.