Covid-19, dall’inizio della pandemia denunciati all’Inail quasi 300mila contagi sul lavoro. Il 2022, con 99.133 infezioni nei primi otto mesi, pesa al momento per il 33,4% sul totale
Dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 31 agosto le infezioni da Covid-19 di origine professionale segnalate all’Inail sono 296.806, pari a circa un quinto del totale delle denunce di infortunio sul lavoro pervenute dal gennaio 2020 e all’1,4% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data.
Come emerge dal 29esimo report nazionale sui contagi lavoro-correlati da nuovo Coronavirus elaborato dalla Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Inail, rispetto alle 278.431 denunce registrate dal monitoraggio dello scorso 30 giugno, data a partire dalla quale il report è pubblicato con cadenza bimestrale, i casi in più sono 18.375 (+6,6%), di cui 2.107 riferiti ad agosto, ben 10.610 a luglio (picco osservato anche sulla popolazione italiana), 3.334 a giugno, 470 a maggio, 357 ad aprile, 482 a marzo, 235 a febbraio e 544 a gennaio 2022, mentre gli altri 236 casi sono per l’81,4% riferiti al 2021 e il restante 18,6% al 2020. Il consolidamento dei dati, infatti, permette di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni e nei mesi precedenti.
Nel 2022, con 99.133 contagi sul lavoro denunciati nei primi otto mesi, è concentrato al momento un terzo (33,4%) di tutti i casi segnalati all’Inail dall’inizio della pandemia. Gennaio, in particolare, con 30.159 casi si colloca solo dopo novembre 2020, mentre i dati dei mesi successivi, con l’esclusione di quello di agosto ancora in consolidamento, risultano tra i più elevati, anche se tendenzialmente in diminuzione. Il 2020, con 148.944 infezioni denunciate, raccoglie il 50,2% di tutti i contagi, con novembre (40.837) e marzo (28.701) ai primi due posti per numero di casi. I 48.729 infortuni da Covid-19 denunciati nel 2021 rappresentano, invece, il 16,4% del totale.
Il nuovo report della Csa conferma il trend in netta diminuzione dei casi mortali. I decessi rilevati al 31 agosto, infatti, sono 886, nove in più rispetto agli 877 di fine giugno. A fronte dei 581 casi mortali del 2020 e dei 291 del 2021, nei primi otto mesi di quest’anno i decessi denunciati sono 14, pari all’1,6% del totale. Se nel 2020 l’incidenza media dei decessi da Covid-19 sul totale di tutte le morti sul lavoro segnalate all’Inail è stata di circa una denuncia ogni tre, nel 2021 è scesa a una su sei, contraendosi ulteriormente a una su 11 nei primi otto mesi del 2022.
A morire sono soprattutto gli uomini (82,8%), ma il rapporto tra i generi si inverte allargando l’analisi a tutte le infezioni di origine professionale denunciate. La quota delle lavoratrici sul totale dei casi di contagio, infatti, è pari al 68,2%. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni, con le sole eccezioni della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne è, rispettivamente, del 49,6% e del 48,8%.
L’età media dei lavoratori contagiati è di 46 anni per entrambi i sessi, con la fascia d’età 50-64 anni al primo posto con il 41,6% delle denunce, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,2%), under 35 anni (20,1%) e over 64 anni (2,1%). Gli italiani sono l’88,4%, mentre tra i lavoratori stranieri i più colpiti sono i rumeni, con circa un’infezione su cinque (20,7%), seguiti da peruviani (12,3%), albanesi (7,9%), svizzeri (4,5%), moldavi (4,4%) ed ecuadoriani (4,0%).
L’analisi per professione dell’infortunato conferma la prevalenza dei contagi tra il personale dell’ambito sanitario, con la categoria dei tecnici della salute al primo posto con il 37,7% delle denunce (in tre casi su quattro donne), l’82,3% delle quali relative a infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 16,0% (l’80,7% donne), i medici con il 9,4% (oltre la metà sono donne, più di un terzo medici internisti e generici), gli operatori socio-assistenziali con il 5,4% (l’85,3% donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (circa l’80% ausiliari, ma anche portantini e barellieri) con il 4,4% (72,7% donne).
Le altre professioni più colpite sono quelle degli impiegati amministrativi (5,8%, i due terzi donne), degli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta (2,3%, di cui più della metà donne), degli addetti ai servizi di pulizia (1,9%, oltre i tre quarti donne), degli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro (1,5%, di cui circa i due terzi donne), dei professori di scuola primaria (1,2%, di cui il 97,2% donne), dei conduttori di veicoli (1,2%, con una preponderanza di contagi maschili pari al 91,6%) e degli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (1,1%, di cui il 31,4% donne).
Nell’evoluzione dei contagi, il settore della sanità e assistenza sociale ha mostrato un andamento altalenante, con aumenti più evidenti nelle fasi più acute della pandemia. I livelli massimi si sono registrati a novembre e dicembre 2020, a marzo dello stesso anno e a gennaio 2022, quelli minimi in corrispondenza dei periodi estivi del 2020 e del 2021. Nel 2022, dopo la riduzione di febbraio e la ripresa di marzo, il numero dei contagi è calato di nuovo fino a maggio per poi risalire fino a luglio (oltre 4.400 casi), mentre ad agosto si è attestato sotto i 900 casi.
In termini di incidenza sul totale delle infezioni di origine professionale, dopo le riduzioni registrate tra febbraio e giugno 2021, nel secondo semestre dell’anno scorso il settore sanitario ha mostrato segnali di ripresa che sono proseguiti e si sono amplificati nei primi otto mesi del 2022, caratterizzati da livelli di incidenza molto vicini a quelli osservati nei periodi più acuti della pandemia. Altri comparti produttivi, come per esempio il trasporto e magazzinaggio, hanno registrato nel corso del 2021, ma anche tra gennaio e luglio di quest’anno, incidenze di contagi sul lavoro maggiori rispetto al 2020, mentre il dato di agosto, seppur provvisorio, mostra una flessione significativa.
Dall’analisi territoriale, che è possibile approfondire anche attraverso le schede regionali aggiornate, emerge che il 40,2% dei contagi sul lavoro da Covid-19 è concentrato nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 23,4%), seguito dal Nord-Est con il 21,8% (Veneto 10,7%), dal Centro con il 16,9% (Lazio 8,3%), dal Sud con il 14,8% (Campania 7,4%) e dalle Isole con il 6,3% (Sicilia 4,5%).
Le province con più contagi da inizio pandemia sono quelle di Milano (9,6%), Roma (6,6%), Torino (6,5%), Napoli (4,6%), Genova (3,1%), Brescia (2,9%), Verona e Venezia (2,2% ciascuna), Treviso (2,1%), Vicenza e Firenze (2,0% ciascuna), Varese e Monza e Brianza (1,9% ciascuna) e Bologna (1,8%). Brescia, invece, è la provincia con il maggior numero di contagi professionali in agosto, seguita da Roma, Genova, Torino, Milano, Napoli, Monza e Brianza, Savona, Venezia, Treviso, Salerno, Chieti e Latina. Gli incrementi percentuali più alti rispetto alla rilevazione di fine giugno sono stati però registrati nelle province di Messina, Trapani, Latina, Salerno, Caserta, Vibo Valentia, Chieti e Savona.