Nei pazienti con diverse forme di artrite idiopatica giovanile, l’anticorpo monoclonale secukinumab si è dimostrato efficace nel ridurre le riacutizzazioni
Nei pazienti con diverse forme di artrite idiopatica giovanile, l’anticorpo monoclonale secukinumab si è dimostrato efficace nel ridurre le riacutizzazioni della malattia. Sono i risultati dello studio randomizzato JUNIPERA, pubblicati sulla rivista Annals of the Rheumatic Diseases.
L’artrite idiopatica giovanile è un gruppo eterogeneo di malattie infiammatorie che comprende pazienti con artrite di eziologia sconosciuta che inizia prima dei 16 anni di età e persiste per almeno 6 settimane. L’artrite correlata all’entesite (ERA) e l’artrite psoriasica giovanile (JPsA) sono le controparti pediatriche rispettivamente della spondiloartrite assiale non radiografica (nr-axSpA) e dell’artrite psoriasica (PsA).
I farmaci antinfiammatori non steroidei e i gli antireumatici sintetici convenzionali modificanti la malattia (csDMARD) sono considerati gli agenti di prima linea nella JPsA, mentre i FANS e la sulfasalazina lo sono per l’ERA ma, anche se aiutano ad alleviare il dolore, hanno spesso un’efficacia limitata sulla malattia sottostante. Questo comporta la necessità di una terapia più intensiva, inclusa l’introduzione dei DMARD biologici, pochissimi dei quali sono approvati per trattare le due condizioni, hanno premesso gli autori.
Il percorso dell’interleuchina (IL)-17A svolge un ruolo importante nella patogenesi di ERA e JPsA. Rispetto ai controlli, nei pazienti con artrite idiopatica giovanile sono stati riportati livelli più elevati della citochina, specialmente nel contesto di una malattia attiva. Nell’artrite infiammatoria La progressione del danno strutturale è mediata dalla via dell’IL-17. Secukinumab, un anticorpo monoclonale completamente umano che inibisce direttamente IL-17°, si è dimostrato efficace e sicuro nei pazienti adulti con psoriasi, PsA, spondilite anchilosante e nr-axSpA.
Valutazione di secukinumab in due forme di artrite idiopatica giovanile
Il trial di fase III JUNIPERA ha sostenuto l’approvazione di secukinumab lo scorso dicembre nei bambini dall’età di 2 anni con JPsA attiva e in quelli dai 4 anni in su con ERA. Il farmaco è stato approvato per la prima volta nel 2015 per la psoriasi a placche negli adulti.
Lo studio è stato suddiviso in tre fasi: una prima fase con secukinumab in aperto somministrato per un massimo di 8 settimane, una seconda fase randomizzata in doppio cieco con una durata fino a 104 settimane e una terza fase di trattamento in aperto con secukinumab seguito dalla sospensione del farmaco e da un follow-up aggiuntivo.
I pazienti sono stati inclusi nella seconda fase solo se avevano ottenuto risposte ACR30 (miglioramento del 30% secondo i criteri dell’American College of Rheumatology) durante la fase iniziale in aperto. Sono entrati nella terza fase subito dopo aver avuto una riacutizzazione durante il periodo randomizzato in doppio cieco o, in assenza di recidive, alla settimana 104.
Alla prima fase hanno partecipato 86 pazienti, 52 dei quali con ERA e il resto con JPsA. I 75 soggetti con risposta ACR30 (44 ERA e 31 JPsA) hanno avuto accesso alla seconda fase e un totale di 32 sono entrati nella terza fase, completata da 26 pazienti che non hanno interrotto lo studio a causa degli eventi avversi.
L’età media dei partecipanti era di 13 anni, con il sottogruppo ERA in media lievemente più avanti negli anni (1,5 anni). I maschi rappresentavano il 79% del gruppo ERA e il 47% dei pazienti JPsA. Quasi tutti i soggetti coinvolti erano bianchi.
La conta media delle articolazioni colpite al basale era 6,1 nel gruppo ERA e 10,0 nel gruppo JPsA. Il conteggio totale dell’entesite era in media di 2,7 con ERA e 2,3 con JPsA e la conta totale media della dattilite per questi sottotipi era rispettivamente di 0,4 e 1,8. Circa due terzi dei pazienti in entrambi i gruppi sono entrati nello studio sul metotrexato.
L’endpoint principale era il tempo alla riacutizzazione della malattia, mentre i secondari includevano le risposte ACR30/50/70/90/100, il raggiungimento dell’inattività della malattia e la variazione del punteggio di attività della malattia dell’artrite giovanile relativo a 27 articolazioni (JADAS-27).
Efficacia decisamente superiore al placebo
Le riacutizzazioni si sono verificate nel 27% dei pazienti trattati con secukinumab rispetto al 55% di quelli assegnati al placebo durante la fase in doppio cieco, hanno riferito il primo autore Hermine Brunner e colleghi dell’Università di Cincinnati.
Entro il giorno 450, metà del gruppo placebo aveva avuto una riacutizzazione. Nei pazienti trattati con secukinumab la mediana non era stata raggiunta alla fine del follow-up, circa il giorno 660, a quel punto solo il 30% aveva avuto riacutizzazioni.
Secukinumab è apparso quasi ugualmente efficace in entrambi i sottotipi artrite giovanile valutati nello studio, con circa il 30% dei soggetti in trattamento attivo in ciascun sottogruppo con riacutizzazioni durante il follow-up. Il rischio di riacutizzazione differiva invece notevolmente tra le due condizioni nei pazienti esposti al placebo. Solo il 45% circa dei soggetti con ERA ha manifestato riacutizzazioni entro il giorno 660, a differenza di oltre il 70% nel sottogruppo JPsA.
Percentuali maggiori di pazienti trattati con secukinumab hanno raggiunto i diversi livelli di risposta ACR rispetto al placebo alla fine della fase randomizzata. Quelli in trattamento attivo avevano tassi che passavano dall’89% per ACR30 al 43% per ACR100. Nel gruppo placebo variavano dal 65% al 38%. I punteggi JADAS-27 sono scesi da una media di 15,2 al basale a 4,9 alla fine della fase 1 e sono rimasti bassi per tutta la fase 2, sia con il placebo che con secukinumab.
Il profilo di sicurezza non differiva da quello osservato negli adulti con spondiloartrite e artrite psoriasica. I tassi di eventi avversi erano leggermente più alti con secukinumab rispetto al placebo in termini di eventi complessivi (92% contro 76%) e notevolmente più elevati per gli eventi gravi (14% contro 0%). Le interruzioni dovute a eventi avversi erano più comuni con il placebo (13% vs 5%), soprattutto perché alcune manifestazioni di inefficacia sono state conteggiate come effetti collaterali ed erano più frequenti nel gruppo placebo. Disturbi gastrointestinali, rinofaringite e febbre sono state le reazioni avverse più frequenti con secukinumab.
«Un tempo significativamente più lungo prima di una riacutizzazione nella fase randomizzata in doppio cieco e il miglioramento dell’attività della malattia osservato rendono secukinumab un candidato nel trattamento di pazienti con ERA e JPsA» hanno concluso i ricercatori.
Le limitazioni allo studio citate dagli autori includevano le piccole dimensioni del piccolo, la prevalenza di soggetti bianchi e la mancanza di dati sulle manifestazioni cutanee, soprattutto nei pazienti con JPsA.
Bibliografia
Brunner HI et al. Secukinumab in enthesitis-related arthritis and juvenile psoriatic arthritis: a randomised, double-blind, placebo-controlled, treatment withdrawal, phase 3 trial. Ann Rheum Dis. 2022 Aug 12-222849.