Nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente, si ha riattivazione della malattia entro pochi mesi dall’interruzione della terapia modificante la malattia
Nei pazienti con sclerosi multipla (SM) recidivante-remittente, si ha riattivazione della malattia entro pochi mesi dall’interruzione della terapia modificante la malattia (DMT, disease modifying therapy), ma tale riattivazione si riduce dopo l’inizio di un nuovo trattamento. È quanto emerge da uno studio pubblicato online su “Neurology”.
I motivi di cessata somministrazione delle DMT
«Le interruzioni del trattamento sono comuni nei pazienti con SM. Le DMT possono essere interrotte o cambiate per motivi di efficacia, tollerabilità, sicurezza e preferenza» scrivono i ricercatori, guidati da Izanne Roos, del Dipartimento di Neurologia del Royal Melbourne Hospital in Australia. «Queste interruzioni del trattamento lasciano però i pazienti vulnerabili ad attività di ripresa di malattia».
Roos e colleghi hanno valutato il ritorno dell’attività della malattia nei pazienti dopo cessazione delle DMT mediante uno studio di coorte retrospettivo condotto utilizzando i registri osservazionali MSBase e OFSEP.
Sono stati inclusi 14.213 partecipanti con SM recidivante-remittente che hanno smesso di usare una DMT dopo almeno un anno di trattamento.
Valutazioni condotte in base all’andamento dell’ARR
L’esito primario dello studio era il tasso di recidiva annualizzato (ARR) nei 12 mesi successivi all’interruzione della DMT, stratificato in base ai pazienti che erano rimasti non trattati e quelli che avevano iniziato una nuova terapia.
L’endpoint secondario era costituito dai fattori predittivi della prima recidiva e dell’accumulo di disabilità dopo l’interruzione del trattamento.
I risultati hanno mostrato che l’ARR ha iniziato ad aumentare 2 mesi dopo la cessazione di natalizumab (ARR mese 2-4 = 0,47; IC 95%, 0,43-0,51), ma l’inizio di una terapia successiva entro 2-4 mesi ha ridotto l’entità della riattivazione della malattia (differenza media ARR = 0,15; IC 95%, 0,08-0,22).
I tassi di recidiva sono aumentati complessivamente dopo l’interruzione di fingolimod (ARR mese 1-2 = 0,8; IC 95%, 0,70-0,89) e si sono stabilizzati più velocemente in coloro che hanno iniziato una nuova DMT entro 1 o 2 mesi (differenza media ARR = 0,14; IC 95%, da -0,01 a -0,29).
I dati hanno inoltre rivelato che la riattivazione della malattia per altre terapie era bassa e ridotta ulteriormente iniziando un’altra DMT entro 10 mesi dall’interruzione del trattamento.
Identificati i fattori predittivi di riattivazione di malattia
I ricercatori riferiscono che predittori di ricaduta sono stati:
- un ARR più elevato prima dell’interruzione;
- il genere femminile;
- un’età più giovane;
- un punteggio più elevato sulla Expanded Disability Status Scale.
Nel complesso, l’avvio di una nuova DMT ha ridotto sia il rischio di recidiva (HR = 0,76; IC 95%, 0,72-0,81) che l’accumulo di disabilità (HR = 0,73; IC 95%, 0,65-0,8).
Le implicazioni per la pratica clinica
«Per ridurre al minimo il rischio di riattivazione della malattia, suggeriamo quindi di abbreviare quanto più possibile gli intervalli di assenza di trattamento, tenendo conto delle potenziali considerazioni sulla sicurezza durante il sequenziamento del trattamento» concludono Roos e colleghi.
Bibliografia:
Roos I, Malpas C, Leray E, et al. Disease Reactivation After Cessation of Disease-Modifying Therapy in Patients With Relapsing-Remitting Multiple Sclerosis. Neurology. 2022 Aug 17. doi: 10.1212/WNL.0000000000201029. [Epub ahead of print] Link