Tumore al testicolo: il 90% dei pazienti sconfigge la malattia


Tumore al testicolo: ben il 93% dei pazienti è senza malattia a cinque anni dalla diagnosi e può essere considerato guarito

La torsione del testicolo è associata a un dolore particolarmente intenso localizzato a livello del testicolo interessato e al basso ventre, spesso associato a nausea e vomito

Oltre 63mila uomini in Italia vivono con un tumore germinale del testicolo, malattia altamente curabile, ma che non deve essere sottovalutata. Ben il 93% dei pazienti è senza malattia a cinque anni dalla diagnosi e può essere considerato guarito. I trattamenti risultano efficaci, con sempre meno effetti collaterali, ma impattano ancora fortemente sulla vita della persona. Tra i miglioramenti più sensibili, la possibilità di preservare la fertilità. Oggi la paternità, dopo la somministrazione delle terapie, è raggiunta in oltre il 70% dei casi.

E’ quanto emerge dal V Convegno Nazionale dell’Italian Germ cell cancer Group (IGG) dal titolo The evolving scenario of the male germ cell tumors. L’evento scientifico ha visto la partecipazione di oncologi, urologi, radioterapisti e altri medici specialisti da tutta Italia specializzati sul trattamento dei tumori del testicolo. E’ anche presente l’Associazione Italiana Tumori del testicolo (AITT) che da anni lavora a stretto contatto con i clinici.

“E’ una neoplasia in cui i risultati in termini di guarigioni sono eccellenti – sottolinea Ugo De Giorgi, Direttore Oncologia Clinica e Sperimentale presso IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori (IRST) “Dino Amadori” e Segretario di IGG -. Tuttavia la diagnosi del tumore presenta delle conseguenze non trascurabili sulla vita del paziente. Il testicolo è un organo fortemente associato alla mascolinità, alla sfera sessuale e ovviamente anche alla fertilità. La patologia colpisce soprattutto uomini con meno di 40 anni e un paziente guarito ha il diritto di tornare ad una vita normale. Oggi la fertilità si può preservare anche per chi ha subito l’asportazione dell’organo e poi ha ricevuto chemio o radioterapia. Bisogna però inserire il malato in un adeguato percorso di assistenza e stabilire che esami svolgere, con quali tempistiche, se prevedere o meno il coinvolgimento dell’andrologo o di altri specialisti”.

“Fondamentale l’apporto dell’associazione dei pazienti con tumore del testicolo AITT – precisa Nicola Nicolai, Responsabile Struttura Complessa di Urologia e Chirurgia del Testicolo, Istituto Nazionale Tumori (INT) Milano e presidente IGG -. AITT è molto attiva con varie iniziative, in molteplici livelli, inclusi i social, e il suo promotore Domenico Di Nardo è coinvolto da tempo nella stesura delle linee guida nazionali AIOM in collaborazione con IGG e di recente anche in quelle Europee della società Europea di urologia (EAU)”.

Al convegno di Milano sono illustrate anche le ultime novità della ricerca medico-scientifica. “Presentiamo nuovi studi nazionali e internazionali – prosegue Franco Nolè, Direttore Oncologia Medica Urogenitale e Cervico Facciale dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e Presidente del Convegno di IGG . Nel tumore del testicolo infatti le cure “tradizionali”, come la chirurgia o la chemioterapia, sono efficaci e garantiscono ottimi risultati anche nelle forme di malattia avanzata. Ci stiamo perciò concentrando su l’analisi approfondita delle caratteristiche genetico-molecolari e sulla familiarità del cancro. Stiamo conducendo studi, anche nel nostro Paese, sull’uso di nuovi biomarcatori per l’individuazione precoce della recidiva di malattia”.

“E’ una forma di cancro sulla quale bisogna ancora lavorare – conclude Paolo Andrea Zucali, Responsabile Oncologia del tratto genitourinario dell’Humanitas Cancer Center di Rozzano e Presidente del Convegno di IGG -. In Italia riusciamo a garantire ai pazienti un’ottima assistenza, i pazienti italiani hanno tra le più alte chance di cura in Europa. Alcuni nostri centri sono di riferimento anche a livello internazionale perché presentano i più alti volumi di attività a livello europeo. Questo vale nell’erogazione di trattamenti complessi come la chirurgia retroperitoneale o la chemioterapia ad alte dosi con trapianto di staminali”.