Fuoco di Sant’Antonio, l’esperta: “Solo chi ha avuto la varicella sviluppa il virus. Il vaccino è un’arma di prevenzione importante, consigliato agli ultra65enni”
L’Herpes Zoster, conosciuto anche come il ‘Fuoco di Sant’Antonio’, è una malattia di origine virale, causata dalla riattivazione del Virus Varicella-Zoster (VZV), quello che causa proprio la varicella. Spesso dopo la guarigione dalla malattia primaria, il virus resta addormentato per poi risvegliarsi con sintomatologia ed esiti molto differenti. Tra le armi di prevenzione c’è il vaccino specifico. L’agenzia di stampa Dire (www.dire.it) ha approfondito questo argomento, troppo poco noto, con la dottoressa Emanuela Fogli, dermatologa a San Pier Damiano Hospital di Faenza (RA).
COS’E’ L’HERPES ZOSTER E QUALE ZONE DEL CORPO COLPISCE
“L’Herpes Zoster- spiega l’esperta- è la manifestazione tardiva del ‘virus varicella zoster’ (VZV) ovvero è il virus della varicella che si può riattivarsi nell’organismo umano. Perciò un soggetto non può essere affetto da herpes zoster se prima non è stato affetto dalla varicella. Allo stesso tempo, i soggetti con herpes zoster, sono infettanti per quelle persone che non hanno contratto la varicella. La localizzazione più frequente è toracica, generalmente colpisce un lato e cioè a sinistra o a destra. Questo è facilmente spiegabile perché quando il virus si ‘risveglia’ percorre lo stesso decorso di un nervo, come una ‘strisciata’, lungo il tronco (viene chiamato dermatomero dagli specialisti il tratto di cute interessato dal decorso del nervo); la seconda localizzazione per frequenza è il volto, in particolare viene interessato il trigemino. A seconda della branca coinvolta (sono tre) possono essere interessati l’occhio e la cute del cuoio capelluto, l’orecchio, il naso e anche la mandibola, sempre solo da un lato e in corrispondenza del decorso del nervo. La localizzazione del volto in genere è molto più dolorosa e brutta da vedere. Il soggetto che è stato affetto da herpes zoster può avere delle recidive nella sua vita e non è inconsueto che venga colpita la stessa zona perché il virus, quando si ‘risveglia’ decorre lungo il nervo sempre in quel punto; il paziente si porterà avanti per tutta la vita questa infezione. Non è infatti possibile guarire definitivamente dal VZV solo, ci si può’ mettere nella condizione di evitarne il risveglio, appunto, con la vaccinazione”.
CATEGORIE PIU’ COLPITE E A RISCHIO
“I soggetti più colpiti- sottolinea l’esperta- sono gli anziani e tutti i soggetti debilitati in generale. In ogni fascia di età è possibile avere un episodio di zoster: anche un bambino in salute può manifestarlo, anche se non ha un’altra patologia: (questo è molto più raro) spesso sono molto stanchi per i mille impegni che oggi devono affrontare dalla scuola allo sport alle altre attività correlate. Da non tralasciare anche la depressione del sistema immunitario legata al lungo periodo stressante che stiamo vivendo da qualche anno. Dall’esordio della pandemia da Covid-19, noi dermatologi, vediamo un aumentato numero di casi trovati sia come frequenza che come importanza di manifestazioni. In pratica gli specialisti osservano più herpes zoster, herpes simplex, condilomi, verruche e molluschi che sono tutte manifestazioni cutanee legate ad un virus. Questo dovuto anche alla condizione di stress e di patologie trascurate durante il periodo pandemico. Tra le categorie più a rischio oltre gli adulti e anziani affetti da comorbilità ci sono naturalmente le donne in gravidanza soprattutto quelle che non sono mai entrate in contatto con il virus della varicella o dell’herpes zoster. Il virus in gravidanza può generare importanti complicazioni alla madre e al feto” .
SINTOMI E MANIFESTAZIONI
“Il sintomo è doppio: la cute nel tratto che sarà interessato dalla manifestazione cambia, a volte si anestetizza. Il soggetto può provare una sensazione mista tra il prurito e il puntorio. Poco dopo compare una ‘rosa’ di vescicolette raggruppate attorno alla zona colpita. Generalmente il tutto è accompagnato spesso da stanchezza e affaticamento. Le manifestazioni sono cutanee e neurologiche. Quest’ultime creano molti più problemi perché quando il virus si ‘risveglia’, prolifera e cammina lungo questo nervo lo disturba e se non viene bloccata la neuropatia può essere duratura (diversi mesi) persino perdurare per tutta la vita e non guarire mai più. Dobbiamo evitare proprio questo. Esiste anche l’herpes senza herpete, molto raro da osservare e da identificare. Infatti colpisce solo sul nervo senza dare la manifestazione cutanea. Cioè si ha la manifestazione solo sul nervo senza avere la cute interessata dalle vescicole. Dalla mia esperienza clinica ho potuto osservare tali fenomeni, in collaborazione con i dentisti, soprattutto nel cavo orale. Nell’ultimo periodo sotto il profilo clinico mi è capitato di osservare diversi casi in questo senso”.
TERAPIE
“La terapia indicata è l’antivirale da somministrare per bocca entro le 72 ore dall’insorgenza del sintomo insieme ai Fans cioè gli antinfiammatori nei primi 10 giorni. Tutto ciò serve per ridurre l’infiammazione del nervo e bloccare la replicazione virale; in associazione all’assunzione delle vitamine del gruppo B che hanno funzione neuroprotettiva oltre che ricostituente per l’organismo. Più tardi si inizia peggio è per il paziente. La parte cutanea può guarire anche in assenza di terapie specifiche ma la parte del nervo comporta ,se non presa in tempo, la somministrazione di farmaci neuroprotettori e per il dolore cronico per mesi o anni con una scarsa qualità di vita del paziente e un costo per il Sistema sanitario nazionale (Ssn). Se il paziente non guarisce può addirittura servire la terapia del dolore cronico. E’ da evitare pertanto il ritardo diagnostico“.
LA VACCINAZIONE COME ARMA DI PREVENZIONE
“Non se ne parla molto, né negli ambulatori né i medici di base ma la vaccinazione contro l’herpes zoster esiste da diversi anni e rimane un’arma di prevenzione importante ed è consigliato da 65 anni come previsto oggi dal ‘Piano Nazionale di prevenzione vaccinale’. E’ indicato per coloro che hanno avuto la varicella per evitare le recidive. Si può vaccinare già il 50enne a rischio e il 18enne con patologie e immunodepressione per esempio. Al contrario se il paziente non ho avuto la varicella il vaccino non serve se non ad evitare la varicella nell’adulto che resta sempre una manifestazione molto più impegnativa e a rischio di complicanze rispetto al bambino. E’ bene in questi casi vaccinarsi contro la varicella fin da piccoli, strategia che oggi rientra nel pacchetto delle vaccinazioni obbligatorie per i piccoli”, ha concluso la dottoressa Fogli.