Da AIRC e Fondazione CDP 1 milione per sostenere i progetti quinquennali coordinati da Francesca Pisani e Clelia Tiziana Storlazzi, ricercatrici attive a Napoli e a Bari
Fondazione AIRC e Fondazione CDP hanno deciso di collaborare insieme per sostenere la migliore ricerca oncologica in Italia, con l’obiettivo comune di rendere il cancro sempre più curabile. Un milione di euro circa è destinato a coprire i costi di due progetti approvati a fine 2021 nell’ambito del bando AIRC “Investigator Grant”. I due progetti si svolgono nel Sud Italia: la coordinatrice del primo progetto è Francesca Pisani, dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (IBBC-CNR), mentre il secondo è portato avanti da Clelia Tiziana Storlazzi, dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro. Ciascun progetto riceverà un contributo di circa 500.000 euro nell’arco di cinque anni.
Il progetto di Storlazzi, nello specifico, ha l’obiettivo di migliorare il sistema di classificazione dei tumori del polmone a piccole cellule (anche detti microcitomi), al fine di indirizzare ciascun paziente verso un più appropriato percorso diagnostico e terapeutico. “Ogni anno solo in Italia vengono diagnosticati oltre 40.800 tumori polmonari, e di questi il 10-15 per cento sono microcitomi” informa Storlazzi. Questo tipo di tumore si sviluppa nei bronchi di diametro maggiore, è costituito da cellule di piccole dimensioni e si presenta in genere nei fumatori, mentre è molto raro in chi non ha mai fumato. “Si tratta peraltro di un cancro dalla prognosi particolarmente negativa, perché la malattia di solito si diffonde in breve tempo agli altri organi.”
Nel progetto, Storlazzi e il suo gruppo approfondiranno il ruolo e il meccanismo di funzionamento di alcuni oncogeni (in particolare RLF e PVT1), verificando se possano essere usati come biomarcatori prognostici e terapeutici per il microcitoma. “La disponibilità dei fondi messi a disposizione da AIRC e Fondazione CDP permetterà non solo di portare a termine questo progetto di ricerca molto ambizioso, ma anche di sostenere giovani e promettenti ricercatori con assegni di ricerca” spiega Storlazzi.
Lo studio sarà sviluppato grazie alla collaborazione di tre Dipartimenti dell’Università di Bari Aldo Moro (biologia; bioscienze, biotecnologie e biofarmaceutica; scienze biomediche e oncologia umana), con l’IRCCS Istituto Tumori Giovanni Paolo II (Bari), la Fondazione Casa Sollievo della sofferenza IRCCS di San Giovanni Rotondo (FG), gli ospedali Moscati (TA), Vito Fazzi (LE), San Raffaele (MI), Campus Bio Medico (Roma) e l’IRST Dino Amadori IRCCS di Meldola (FC), oltre al BIOGEM S.c.a.r.l. – Istituto ricerche genetiche G. Salvatore di Ariano Irpino (AV). Infine, sarà consolidata la collaborazione, già attiva, con i gruppi di ricerca di J. Kjems e L.S. Kristensen dell’Università di Aarhus (Danimarca), leader mondiali nello studio del ruolo funzionale degli RNA circolari nel cancro.
Francesca Pisani e Clelia Storlazzi
Il progetto di Pisani, invece, ha come obiettivo lo studio di un possibile meccanismo all’origine dei processi che portano al cancro e che coinvolge la proteina FANCJ. Questa proteina appartiene alla famiglia delle DNA elicasi, enzimi che contribuiscono a garantire l’integrità del genoma quando le cellule si dividono. “Si tratta di un campo di ricerca in cui il nostro laboratorio ha acquisito una lunga esperienza. In particolare, negli ultimi quindici anni ci siamo concentrati proprio sullo studio di proteine ed enzimi umani coinvolti nella replicazione del DNA e nel mantenimento della stabilità genomica” spiega Pisani. Nel progetto attualmente sostenuto da AIRC e Fondazione CDP, Pisani e il suo gruppo cercheranno di comprendere se mutazioni a carico di FANCJ provochino instabilità genomica e aumentino il rischio di sviluppare un tumore. Queste mutazioni sono particolarmente frequenti nel cancro del seno e dell’ovaio. Il tumore del seno è la neoplasia più diffusa in assoluto, con oltre 55.000 diagnosi annuali solo in Italia, mentre quello dell’ovaio, anche se più raro, è ancora difficile da curare. A cinque anni dalla diagnosi solo il 42,7 per cento delle pazienti colpite da questo tumore è ancora in vita.
Il sostegno congiunto ai due progetti di ricerca Investigator Grant è prova dell’impegno condiviso di Fondazione CDP e Fondazione AIRC per sostenere le eccellenze scientifiche nelle regioni del Sud Italia, con l’obiettivo di ridurre il divario che ancora oggi esiste tra Nord e Sud del Paese per quanto riguarda la ricerca e la cura oncologica. Un divario che è anche dovuto alla carenza di centri che possano svolgere una funzione di aggregazione e facilitare la cooperazione tra scienziati d’eccellenza e nuove generazioni di ricercatori. Il finanziamento ai progetti condotti dalle due scienziate sottolinea inoltre l’impegno di entrambe le Fondazioni nel sostenere i percorsi di carriera delle ricercatrici nel mondo scientifico italiano.