Da un’associazione no profit nata nel 2021 dall’idea di giovani under 30 nasce GenQ Index, l’indice per calcolare il livello di gender equality nei contesti lavorativi
La gender equality è il quinto dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) stabiliti dall’ONU e inseriti nell’Agenda 2030, con lo scopo di migliorare le condizioni della popolazione mondiale1.
Secondo il Global Gender Gap Report 20222, saranno però necessari ancora 132 anni per colmare il divario di genere a livello mondiale. Inoltre, considerando l’indice globale per la misurazione del livello di gender equality – basato sull’analisi di quattro variabili, ossia economia, istruzione, salute e politica – l’Italia risulta il 63esimo di 146 Paesi; prendendo, invece, in considerazione l’indice limitatamente alla dimensione economica e di pari opportunitá, l’Italia si posiziona al 110esimo posto. É rilevante precisare come nel 2012 il nostro Paese fosse 101esimo: ciò significa che nel corso di dieci anni ha perso 9 posizioni. Secondo i dati dell’Osservatorio sulle competenze manageriali3, inoltre, in Italia solo il 28% di donne occupa una posizione manageriale e solo il 19% può vantare un ruolo dirigenziale.
Per colmare il gender gap, è nato GenQ Index, un indice che consente ad aziende e lavoratori, semplicemente rispondendo ad alcune domande (disponibili qui: https://genq.odoo.com/index), di calcolare il grado di attenzione dell’azienda alla gender equality. A seguito della compilazione, si riceve una risposta automatica – basata su un algoritmo – che quantifica il livello di compliance alla D&I; inoltre, viene offerta la possibilità di una prima consulenza gratuita con il team di GenQ, per implementare – eventualmente – alcuni aspetti4.
L’elaborazione dell’indice è un progetto di GenQ (https://genq.odoo.com/), associazione no profit che si impegna nella lotta alla disparità di genere e alla diffusione della tematica di D&I: la diversità, nelle molteplici declinazioni che può avere (genere, etnia, religione, orientamento sessuale, status economico-sociale e disabilità), diviene una condizione necessaria a consolidare una cultura inclusiva tanto nelle aziende, quanto nella società. Ad oggi l’inclusione, dunque l’accettazione e la valorizzazione delle diversità, è ritenuta uno degli elementi strategici per le aziende, in quanto abilitatrice di migliori performance, capacità decisionale critica, incremento innovativo, fidelizzazione della clientela e attrazione di talenti e stakeholders.
GenQ Index: un punteggio da 0 a 100 per dimostrare quanto un’azienda è davvero attenta alla gender equality
Il GenQ Index nasce dallo studio dei maggiori indici esistenti, quali Bloomberg e EIGE; a partire da tale studio, sono stati stilati cinque ambiti di indagine, che si adattano particolarmente alle PMI: il salario percepito da un uomo e da una donna, a parità di ruolo ricoperto; la percentuale di donne interne all’azienda e aventi responsabilità manageriali; la flessibilità oraria e l’attuazione di strategie volte a ridurre il gender gap.
Dalla valutazione combinata di queste variabili, viene attribuito all’azienda un punteggio, espresso in percentuale, su una scala di valori compresi tra 0 e 100: lo score massimo corrisponde a una realtà in cui la gender equality risulta estremamente tutelata e favorita.
La vision di GenQ offre una chiave di risposta al ritardo italiano nell’affermazione di una reale parità di genere; lo scopo del team, inoltre, si apre anche al desiderio di abbracciare – in futuro – altri Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Un giovane team tutto under 30
GenQ è fondata da giovani under 30: Pietro Maria Picogna (Classe 1999, già Presidente di JEBO, Junior Enterprise Bologna, co-fondatore di Startup Pack e ideatore di PEM Music Festival, il primo festival musicale italiano contro la violenza di genere), Silvia Rigamonti (Classe 1996, è stata parte dell’associazione WIB – Women in Business – dell’Università Bocconi. Forte sostenitrice della D&I, ha dato vita a un podcast sul ruolo delle donne nell’audiovisivo), Giulia Sironi (Classe 2002, è specializzata in marketing e design di prodotto; ha lavorato per numerose startup, per le quali ha fornito un contributo negli ambiti di comunicazione, grafica, SEO, inbound marketing e realizzazione di siti web), Paolo Silvestri (Classe 1998, è stato parte della Delegazione di Confindustria a Bruxelles, dedicandosi alle politiche industriali e alle problematiche digitali. Attualmente è Schuman Trainee presso il Parlamento europeo a Bruxelles).
Tra i fondatori anche Alex Lanaro (Classe 1994, Founder & Chief Coach di Skill Hackers, Digital transformation advisor in YellowKnife & Partners e Host del podcast Caffè con i titani) e Sofia Hadjichristidis (Classe 2000, ha svolto diversi progetti di volontariato in organizzazioni studentesche a Bruxelles e ha lavorato presso un think tank nell’ambito dell’educazione).
“Il nostro team lavora con passione a questo progetto – spiega Paolo Silvestri – Ci lega la consapevolezza che la nostra generazione abbia il dovere morale di contribuire in modo attivo al raggiungimento dei SDGs. La sfida più grande è stata quella di creare uno strumento oggettivo e user friendly. Abbiamo iniziato dall’obiettivo 5, vedremo cosa ci inventeremo per i prossimi!”.
“Per un’azienda, capire quale sia la propria situazione di partenza in termini di D&I è il primo passo per una strategia efficace, ma spesso mancano strumenti semplici per quantificarlo. Con il nostro index, proponiamo un approccio conciso e basato su numerose ricerche, portato avanti da un team appassionato di giovani che credono nella possibilità di un cambiamento positivo” conclude Silvia Rigamonti.
4 Allo sviluppo del GenQ Index hanno collaborato: Ing. Martina Doneda, Ing. Giorgia Pezzotta, Ing. Davide Borghese, Lisa Bonetti, Samir Jabbar e Atif Choksi.