Uffizi chiusi, Schmidt replica: “Colpa della carenza di personale”


Il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, replica al ministro della Cultura Sangiuliano sulla chiusura di Uffizi e Palazzo Pitti per il Ponte di Ognissanti

eike schmidt

“In sette anni, a fronte dell’aumento del pubblico, tagli per decine di unità: ci impegniamo sempre al massimo per garantire anche le aperture straordinarie ma senza invertire la rotta della riduzione dell’organico non ce la possiamo più fare”

“Ringrazio il Ministro Gennaro Sangiuliano per essere con grande schiettezza subito intervenuto sul tema forse più critico in questo delicato momento per il settore dei musei statali: quello della carenza di personale. Da anni, come direttore degli Uffizi, chiedo rinforzi al Ministero, perché l’assunzione delle Risorse umane non è competenza dei singoli musei dotati da parziale autonomia, bensì degli uffici centrali del Ministero. Dopo lo stop dovuto alla pandemia, quest’anno i visitatori per fortuna stanno tornando impetuosamente, e di nuovo, gli Uffizi fanno da traino dell’economia cittadina. Questo lo dimostrano anche i numeri di quest’ultimo ponte di Ognissanti, durante i quale tra sabato e martedì ben 55.611 persone hanno visitato i musei delle Gallerie degli Uffizi. Tuttavia, lunedì 31 ottobre abbiamo potuto aprire soltanto il Giardino di Boboli, con 7.338 visitatori che si sono goduti il bel tempo, ma non la Gallerie delle statue e delle pitture e non Palazzo Pitti. Come il Ministro Sangiuliano, anch’io lo trovo gravissimo che gli Uffizi e la Galleria dell’Accademia sono rimasti chiusi lunedì, e il Bargello addirittura martedì 1 novembre, per lo stesso serio motivo, che è la grave carenza del personale nelle strutture museali statali. In questi ultimi anni abbiamo ripetutamente mandato relazioni su questa tematica al superiore Ministero, ma il problema si è sempre aggravato.

Nonostante questa situazione, negli anni passati abbiamo potuto offrire numerose aperture straordinari di lunedì e di sera al pubblico. Queste aperture si basano sulla volontà del personale di lavorare in più – e di essere pagato in più – in questi occasioni. Tuttavia, una norma intervenuta due anni fa limita il guadagno in più al 15% del trattamento tabellare annuo lordo di ciascun dipendente: per questo motivo quest’anno abbiamo potuto offrire delle aperture speciali con grande successo nella primavera e ancora in estate, ma troppi tra gli assistenti in sala che volentieri partecipano a queste aperture – comunque sempre meno, per via dei pensionamenti – hanno raggiunto o si stanno avvicinando a questo limite. Abbiamo anche richiesto al Ministero in questi ultimi anni di poter aumentare il servizio (pagato con fondi del museo) dell’azienda in-house del Ministero Ales, o di bandire alcuni parti del servizio di vigilanza a una ditta esterna, ma per entrambe le richieste abbiamo ricevuto una risposta negativa. Anche il personale del concessionario dei servizi museali può solo integrare la vigilanza con una serie di unità di supporto, perché il mansionario di quel personale differisce da quello degli assistenti museali statali. L’ipotesi, che esiste sulla carta, di spostare il giorno di chiusura settimanale a mercoledì o a giovedì non è mai stata messa in atto agli Uffizi, perché in una macchina così complessa che richiede l’interazione di tante aziende diverse di loro (dagli elettricisti agli operatori del metal, dall’azienda statale di supporto al concessionario dell’accoglienza, e così via – con personale e contratti diversi – si è sempre rivelato impraticabile: ma soprattutto, con migliaia di prenotazioni anche da viaggiatori da altri continenti, pianificati da tanto tempo, già in essere per tutta questa settimana, il danno economico e d’immagine di un’insolita chiusura infrasettimanale degli Uffizi avrebbe a tutta evidenza vanificato il probabile guadagno in più del lunedì aperto. Manderò una relazione estesa al signor Ministro, ma per il momento assicuro che sono scandalizzato esattamente come lui di queste chiusure. Purtroppo, il problema della carenza degli organici è endemico riguarda praticamente tutto il panorama museale, bibliotecario e archivistico nazionale: è ormai irrisolvibile senza un intervento netto e deciso dalla parte centrale, che inverta la prassi consolidata in questi anni. Se le Gallerie degli Uffizi possono dare una mano a muoversi in questo senso, sono pronte.