Lo studio DANFLU-1 ha evidenziato come la vaccinazione antinfluenzale quadrivalente ad alte dosi negli anziani si sia associata a una riduzione del rischio di morte del 49%
Innovazione nella metodologia della ricerca clinica e indicazioni per una potenziale futura modifica nelle strategie vaccinali antinfluenzali nei soggetti anziani. Potrebbero essere così in estrema sintesi decodificati i riscontri dello studio DANFLU-1, trial randomizzato, pragmatico, innovativo, che ha evidenziato come la vaccinazione antinfluenzale quadrivalente ad alte dosi negli anziani si sia associata a una riduzione del rischio di morte del 49% e dell’incidenza di ospedalizzazione per influenza o polmonite del 64%, rispetto alla vaccinazione a dose standard.
Lo studio, coordinato da Tor Biering-Sørensen, Centre for Translational Cardiology and Pragmatic Randomised Trials, University of Copenhagen, Danimarca, e presentato in una Hot Session dell’edizione 2022 del Congresso della Società Europea di Cardiologia (ECS), offre spunti di riflessione tanto da un punto di vista della metodologia di ricerca utilizzata, quanto per le potenziali implicazioni sulla profilassi vaccinale in età avanzata.
Metodologia di ricerca seguita dagli sperimentatori
Il DANFLU-1 è uno studio di fattibilità, randomizzato, in aperto, di tipo pragmatico (cioè disegnato per conoscere gli effetti di un dato trattamento sulla popolazione nella vita reale), che ha utilizzato l’infrastruttura esistente del programma di vaccinazione nazionale danese per il reclutamento, l’inclusione, la randomizzazione e la vaccinazione e si è basato sulla raccolta di dati riportati nei registri amministrativi sanitari danesi. Il trial è stato organizzato con un sito di sperimentazione centrale situato in un ospedale universitario pubblico e più di 1.000 punti vaccinali dislocati in tutta la Danimarca, coordinati da un provider privato.
I 12.477 partecipanti (47,1% donne, età media 71,7 anni) sono stati randomizzati in rapporto 1:1 al vaccino antinfluenzale quadrivalente ad alta dose, cioè 60 µg di agglutinine per ogni ceppo (n=6245) o a dose standard di 15 µg (n=6232). Il 20,4% dei soggetti inclusi era affetto da patologie cardiovascolari croniche.
Obiettivi della sperimentazione
L’obiettivo principale era valutare la fattibilità del disegno, il numero di partecipanti inclusi e randomizzati a ciascun vaccino, la concordanza tra l’assegnazione alla randomizzazione e il vaccino effettivamente ricevuto, l’equilibrio tra i gruppi in termini di numero di soggetti in ciascun braccio e le loro caratteristiche di base, e un confronto delle caratteristiche di base con la popolazione generale danese complessiva di età compresa tra 65 e 79 anni. Il secondo obiettivo era stimare l’efficacia relativa del vaccino della dose elevata rispetto alla dose standard per una serie di endpoint cardiovascolari e respiratori.
I risultati emersi
I dati dei partecipanti, raccolti in 6 mesi di follow-up, sono stati trasferiti al sito di sperimentazione centrale e collegati ai database dei registri sanitari amministrativi a livello nazionale, da cui sono stati ottenuti tutti gli altri dati sulle caratteristiche dei pazienti.
I soggetti trattati con vaccino a dose più elevata hanno avuto una minore incidenza di ospedalizzazione per influenza o polmonite rispetto a quelli che hanno ricevuto il vaccino a dose standard, rispettivamente con 10 (0,2%) contro 28 (0,4%) eventi e un’efficacia relativa del vaccino del 64,4% (IC al 95%: 24,4% – 84,6%).
I pazienti che hanno ricevuto il vaccino a dose elevata avevano anche un’incidenza inferiore di mortalità generale, con 21 (0,3%) contro 41 (0,7%) eventi, rispettivamente, e un’efficacia relativa del vaccino del 48,9% (IC al 95%: 11,5% . 71,3%). Non sono state osservate differenze tra i gruppi di studio in termini di morte cardiovascolare o ospedalizzazione per infarto miocardico, fibrillazione atriale, ictus o insufficienza cardiaca. Gli eventi avversi cardiovascolari gravi sono stati tuttavia meno frequenti nel gruppo che ha ricevuto il vaccino a dose elevata (1,0% vs 1,4%; P = 0,047).
Non sono emerse differenze significative negli eventi avversi gravi tra i gruppi ad alto dosaggio e quello standard.
Le considerazioni degli autori
Il professor Biering-Sørensen ha dichiarato: «Condurre in Danimarca un innovativo studio pragmatico randomizzato, utilizzando i registri sanitari amministrativi come fonte primaria di dati si è dimostrato fattibile, con informazioni di follow-up complete per il 99,97% dei partecipanti. Abbiamo mostrato che è possibile integrare una sperimentazione sul vaccino antinfluenzale nel programma di vaccinazione ufficiale nazionale». Il DANFLU-1 non è, tuttavia, stato disegnato con una potenza in grado di rilevare outcome clinici. Per questo Biering-Sørensen e colleghi hanno già pianificato un altro studio, il DANFLU-2, di potenza adeguata a confrontare in soggetti anziani efficacia del vaccino antinfluenzale quadrivalente ad alta dose rispetto a quello standard in termini di ospedalizzazione per complicanze pneumologiche e cardiovascolari. La dimensione del campione richiesta dovrebbe essere di circa 200.000 partecipanti.
«Il ruolo del vaccino antinfluenzale ad alte dosi nel ridurre l’incidenza di malattie cardiovascolari legate all’infezione è ancora da chiarire definitivamente, per quanto altri studi ne abbiano dimostrato l’efficacia», ha il ricercatore danese. «I dati di efficacia e sicurezza che abbiamo a disposizione indicano che il vaccino antinfluenzale ad alta dose è probabilmente la scelta migliore per i cittadini di oltre 65 anni di età».
Fonte
Johansen ND et al. DANFLU-1: feasibility of a pragmatic randomized trial to assess the relative effectiveness of high-dose vs. standard-dose quadrivalent influenza vaccine on severe cardio-respiratory outcomes in elderly adults. Presentato a: ESC 2022. 27 Agosto 2022. Barcellona.