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Diabete gestazionale: attività fisica alleata se si tratta del primo parto

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Le donne che partoriscono per la prima volta hanno probabilità significativamente più elevate di sviluppare il diabete gestazionale se svolgono poca attività fisica

Le donne che partoriscono per la prima volta hanno probabilità significativamente più elevate di sviluppare il diabete gestazionale se hanno un alto punteggio di rischio poligenico per il diabete di tipo 2 e svolgono poca attività fisica, suggeriscono i dati di uno studio pubblicato su JAMA Network Open, ma possono ridurle facendo più esercizio.

I ricercatori hanno infatti concluso che l’attività fisica all’inizio della gravidanza è associata a una riduzione del rischio di diabete gestazionale e può essere di aiuto per le donne ad alto rischio a causa di una predisposizione genetica, età, storia familiare di diabete e indice di massa corporea.

La ricerca in quest’area è particolarmente importante, dal momento che ogni anno negli Stati Uniti il 7% delle gravidanze comporta lo sviluppo di diabete gestazionale e nell’ultimo decennio il rischio di evoluzione in diabete di tipo 2 è raddoppiato tra queste pazienti, hanno premesso gli autori guidati da Kymberleigh Pagel del dipartimento di informatica dell’Università dell’Indiana a Bloomington.

Il diabete gestazionale aumenta il rischio a lungo termine di diabete di tipo 2 materno, morbilità cardiovascolare e malattie renali, oltre ad aumentare il rischio di diabete di tipo 2, obesità e morbilità neuropsichiatrica nella prole. Per ridurre l’incidenza del diabete gestazionale e dei conseguenti esiti avversi perinatali avversi, è necessario attuare strategie di riduzione del rischio efficaci e mirate nelle donne ad alto rischio.

Prevenire il diabete gestazionale con una maggiore attività fisica?
L’analisi ha coinvolto 3.533 donne (età media 28,6 anni) che appartenevano a una sottocoorte di uno studio più ampio (Nulliparous Pregnancy Outcomes Study: Monitoring Mothers-to-Be). Ha esaminato i rischi per il diabete gestazionale in sottogruppi ad alto rischio, comprese le donne che avevano un indice di massa corporea (BMI) superiore a 25 kg/m2 o che avevano almeno 35 anni.

In quel gruppo, le donne che erano nel 25° percentile più alto per il punteggio di rischio poligenico (PRS) per il diabete di tipo 2, quindi erano geneticamente predisposte, o che avevano una bassa attività fisica (METs, Metabolic Equivalent of Task, inferiori a 450) avevano un rischio dal 25% al ​​75% più elevato di sviluppare il diabete gestazionale.

Le donne con PRS elevato e un basso livello di attività fisica avevano tre volte le probabilità di sviluppare il diabete gestazionale (odds ratio 3,4), mentre quelle con PRS elevato e livelli di attività da moderati ad alti all’inizio della gravidanza (MET di almeno 450) avevano un rischio di diabete gestazionale simile a quello della popolazione generale.

«Il rischio di una diagnosi di diabete gestazionale aumenta significativamente nelle donne con PRS elevato, così come in quelle con bassi livelli di attività fisica. L’esercizio fisico all’inizio della gravidanza è associato a un rischio ridotto di sviluppare il diabete gestazionale e all’inversione dell’eccesso di rischio nelle donne con una forte predisposizione genetica» hanno concluso i ricercatori. «Nel complesso questo lavoro evidenzia il potenziale degli interventi mirati a mitigare il rischio di diabete gestazionale nelle donne nullipare che sono ad alto rischio per predisposizione genetica, età, BMI e storia familiare di diabete».

Risultati interessanti ma con alcuni limiti
Maisa Feghali, specialista materno-fetale presso lo University of Pittsburgh Medical Center, che non ha preso parte allo studio, ha affermato di aver trovato molto interessante il legame tra l’attività fisica e la compensazione di una predisposizione elevata al diabete gestazionale.

«È interessante perché molti studi che hanno esaminato la prevenzione del diabete gestazionale attraverso la limitazione dell’aumento del peso o qualche forma di consulenza sull’attività fisica non hanno mostrato alcun beneficio» ha osservato. «Potrebbe semplicemente non essere valido per tutte le donne e potrebbe essere che l’attività fisica sia benefica soprattutto nelle donne con un’elevata predisposizione».

Christina Han, direttrice della divisione per la medicina materno-fetale presso l’Università della California, Los Angeles, anche lei non coinvolta nello studio, ha tuttavia evidenziato diversi limiti dell’analisi. Uno dei principali era l’aver escluso due terzi delle pazienti dello studio originale, considerando in sostanza solo donne di razza caucasica. Inoltre, la coorte era composta da donne che non avevano mai avuto bambini.

«La generalizzabilità dello studio è limitata dal fatto che molte delle nostre pazienti con diabete gestazionale non sono mamme per la prima volta» ha osservato. «Inoltre nessuno dei siti in cui è stato condotto lo studio era nel sud o nel nord-ovest degli Stati Uniti».

Bibliografia

Pagel KA et al. Association of Genetic Predisposition and Physical Activity With Risk of Gestational Diabetes in Nulliparous Women. JAMA Netw Open. 2022 Aug 1;5(8):e2229158. 

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