La sopravvivenza a lungo termine diventa realtà per i pazienti colpiti da tumore del polmone metastatico trattati con pembrolizumab e chemioterapia
La sopravvivenza a lungo termine diventa realtà per i pazienti colpiti da tumore del polmone metastatico, una delle neoplasie più difficili da trattare. Un risultato ottenuto grazie alla combinazione di pembrolizumab, molecola immunoterapica anti PD-1, con la chemioterapia, che ha evidenziato, nel trattamento di prima linea del tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) metastatico, un beneficio in sopravvivenza e risposte durature in due analisi esplorative a 5 anni di studi di fase III.
Nei pazienti con NSCLC non squamoso metastatico, i dati dello studio KEYNOTE-189 hanno mostrato che pembrolizumab più pemetrexed e chemioterapia a base di platino (cisplatino o carboplatino) ha raggiunto un tasso di sopravvivenza globale (OS) a cinque anni del 19,4% rispetto al 11,3% con la sola chemioterapia. La combinazione pembrolizumab-pemetrexed-chemioterapia a base di platino ha ridotto il rischio di morte del 40% (HR=0,60 [95% CI, 0,50-0,72]). A cinque anni, pembrolizumab più pemetrexed e cisplatino o carboplatino ha più che raddoppiato la sopravvivenza globale mediana rispetto alla sola chemioterapia (22 mesi rispetto a 10,6 mesi).
Nei pazienti con NSCLC squamoso metastatico, i risultati dello studio KEYNOTE-407 hanno mostrato un tasso di sopravvivenza globale a cinque anni del 18,4% con pembrolizumab più carboplatino-paclitaxel o nab-paclitaxel rispetto al 9,7% con la sola chemioterapia. Pembrolizumab più carboplatino-paclitaxel o nab-paclitaxel ha ridotto il rischio di morte del 29% (HR=0,71 [95% CI, 0,59-0,85]) rispetto alla sola chemioterapia. La sopravvivenza globale mediana era di 17,2 mesi nel gruppo con pembrolizumab e chemioterapia rispetto a 11,6 mesi nel gruppo con chemioterapia.
“Prima di questi studi fondamentali, il tumore del polmone aveva un tasso di sopravvivenza a cinque anni del 10%, uno dei più bassi tra tutti i tumori – dichiara Marina C. Garassino, professore di medicina, University of Chicago, Hematology/Oncology, e investigatore principale dello studio KEYNOTE-189 -. Questi risultati mostrano miglioramenti significativi nella sopravvivenza a cinque anni dei pazienti trattati con pembrolizumab più chemioterapia e confermano il ruolo importante di questi regimi a base di pembrolizumab come standard di cura nel tumore del polmone non a piccole cellule metastatico”.
Ogni anno, in Italia, sono stimate circa 41mila nuove diagnosi di tumore del polmone. L’85% dei casi è costituito dalla forma non a piccole cellule, di cui il 25% è ad istologia squamosa.
“Nello studio KEYNOTE-407, che ha riguardato proprio i pazienti a istologia squamosa – afferma Silvia Novello, Ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Torino e Responsabile Oncologia Polmonare all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano -, pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale a cinque anni, raddoppiandola rispetto alla sola chemioterapia, con un’importante riduzione del rischio di morte. Il trattamento immunochemioterapico si conferma così un caposaldo della terapia di prima linea del carcinoma polmonare”.
Pembrolizumab è la prima immunoterapia che dimostra un beneficio di sopravvivenza sostenuto a cinque anni, sia in combinazione con chemioterapia che in monoterapia, per il trattamento di prima linea del NSCLC. Oltre al NSCLC, i dati di sopravvivenza a cinque anni di pembrolizumab sono stati presentati in altri tre tipi di tumore, incluso il tumore della vescica (KEYNOTE-045), il tumore testa-collo (KEYNOTE-048) e il melanoma (KEYNOTE-054).
Dati a cinque anni di un’analisi esplorativa dello studio KEYNOTE-189 nel NSCLC non squamoso metastatico (abstract #973MO)
KEYNOTE-189 (ClinicalTrials.gov, NCT02578680) è uno studio randomizzato di Fase 3, per la valutazione di pembrolizumab più pemetrexed e cisplatino o carboplatino per il trattamento di prima linea dei pazienti con NSCLC non squamoso metastatico senza aberrazioni tumorali genomiche EGFR o ALK rispetto a pemetrexed e la sola chemioterapia al platino. I risultati presentati a ESMO comprendono un’analisi esplorativa dei risultati di efficacia e sicurezza al follow-up di cinque anni e ulteriori analisi nei pazienti che hanno completato 35 cicli (circa due anni) di trattamento con pembrolizumab.
Con un follow-up mediano di 64,6 mesi (intervallo 60,1-72.4), pembrolizumab più pemetrexed e cisplatino o carboplatino ha continuato a mostrare un miglioramento della OS e della sopravvivenza libera da progressione (PFS). Il beneficio di OS è stato riscontrato nonostante un tasso di crossover effettivo del 57,3% (n=118/206) da chemioterapia a successiva terapia anti-PD-1/PD-L1. La combinazione pembrolizumab-pemetrexed-chemioterapia al platino ha ridotto il rischio di progressione di malattia o morte della metà (HR=0,50 [95% CI, 0,42-0,60]) rispetto alla sola chemioterapia, con una PFS mediana di 9,0 mesi versus 4,9 mesi e un tasso di PFS a cinque anni del 7,5% versus 0,6%. Il tasso di risposta obiettiva (ORR) era del 48,3% per i pazienti trattati con pembrolizumab più pemetrexed e cisplatino o carboplatino rispetto al 19,9% per quelli trattati con la sola chemioterapia, con una durata della risposta (DOR) mediana di 12,7 mesi (intervallo, 1,1+ – 68,3+) rispetto a 7,1 mesi (intervallo, 2,4–31,5), rispettivamente.
Dei pazienti che avevano completato circa due anni di trattamento (35 cicli) con pembrolizumab più pemetrexed e cisplatino o carboplatino (n=57/405), il 71,9% era vivo a cinque anni dopo la randomizzazione, con un ORR dell’86,0% (con otto risposte complete e 41 risposte parziali). Di questi pazienti, il 40,4% era vivo senza progressione di malattia o successiva terapia.
Dati a cinque anni dell’analisi esplorativa dello studio KEYNOTE-407 nel NSCLC squamoso metastatico (abstract #974MO)
KEYNOTE-407 (ClinicalTrials.gov, NCT02775435) è uno studio di Fase 3 randomizzato, in doppio cieco, controllato da placebo, per la valutazione di pembrolizumab più carboplatino-paclitaxel o nab-paclitaxel per il trattamento di prima linea dei pazienti con NSCLC squamoso metastatico versus carboplatino-paclitaxel o nab-paclitaxel da soli. I risultati presentati a ESMO comprendono un’analisi esplorativa dei risultati di efficacia e sicurezza al follow-up di cinque anni e ulteriori analisi in pazienti che avevano completato 35 cicli (circa due anni) di trattamento con pembrolizumab.
Con un follow-up mediano di 56,9 mesi (intervallo, 49,9 – 66,2), pembrolizumab più carboplatino-paclitaxel o nab-paclitaxel ha continuato a mostrare un miglioramento di OS e PFS. Il beneficio di OS è stato osservato nonostante un tasso di crossover effettivo del 50,9% (n=143/281) da chemioterapia alla successiva terapia anti-PD-1/PD-L1. Pembrolizumab più carboplatino-paclitaxel o nab-paclitaxel ha ridotto il rischio di progressione di malattia o morte del 38% (HR=0,62 [95% CI, 0,52-0,74]) rispetto alla sola chemioterapia, con una PFS mediana di 8,0 mesi rispetto a 5,1 mesi e un tasso di PFS a cinque anni del 10,8% rispetto a 3,5%. ORR era del 62,2% per il braccio di combinazione con pembrolizumab rispetto al 38,8% per il braccio con chemioterapia.
Dei pazienti che avevano completato due anni (35 cicli) di trattamento con pembrolizumab più carboplatino-paclitaxel o nab-paclitaxel (n=55/278), il 69,5% era vivo a cinque anni, con un ORR del 90,9% (con nove risposte complete e 41 risposte parziali). Di questi pazienti, il 43,6% era vivo senza progressione di malattia o successiva terapia.