A Palazzo Pitti la bellissima Sala di Bona, finora quasi sconosciuta ai più e non inserita nel percorso museale, verrà aperta per la prima volta al pubblico
Una nuova tappa andrà presto ad arricchire il percorso di visita della reggia di Palazzo Pitti. Si tratta della Sala di Bona, grandioso spazio di rappresentanza mediceo, direttamente confinante con la Sala Bianca in Palazzo Pitti. Decorata da un suggestivo ciclo pittorico di ben 540mq, progettato dal tardo manierista Bernardino Poccetti (1548-1612), la Sala di Bona può finalmente essere apprezzata e visitabile da parte del grande pubblico dopo un lungo e complesso restauro realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. L’intervento, è stato reso possibile dal generoso supporto degli Amici degli Uffizi e Friends degli Uffizi Galleries: autrice della generosissima donazione, la filantropa statunitense Veronica Atkins, che, destinando oltre un milione di euro al museo, ha sostenuto, oltre a questa attività, anche il restauro del ciclo mediceo degli Arazzi Valois, custodito nel Palazzo e l’acquisto di un pianoforte da concerto – tra i migliori in commercio – per la Sala Bianca.
L’INTERVENTO IN SALA DI BONA
Il ciclo pittorico in affresco che copre le pareti della Sala di Bona, illustra alcune delle più importanti imprese del regno di Ferdinando I, che suggellarono il suo contributo alla stabilità politica d’Europa e l’ingresso del Granducato di Toscana nel novero delle grandi potenze del continente. Sono rappresentate scene militari (la conquista della città di Bona in Algeria e la battaglia di Prevesa, in Grecia), vedute di luoghi chiave nella politica militare toscana (il porto di Livorno) e altre raffigurazioni: Cosimo I incoronato dalle virtù, le allegorie del Mar Tirreno e del Fiume Arno, l’allegoria dell’Abbondanza, della Giustizia e della Prudenza. Secondo la politica delle immagini del tempo, esse presentavano la magnificenza medicea ai visitatori illustri che qui sostavano, prima di essere ammessi all’incontro con il Granduca. La Sala era infatti una sorta di anticamera, significativamente appartenente ai cosiddetti “appartamenti dei principi stranieri”. Il ciclo in affresco, opera di Bernardino Poccetti, ultimo rappresentante della grande decorazione manierista fiorentina, era offuscato da patine giallastre risultato di precedenti restauri; le pareti inoltre presentavano estesi danni, causati da lesioni, distacchi di intonaci e cadute di colore. L’intervento dell’Opificio ha potuto recuperare la stabilità strutturale della sala e l’equilibrio e la luminosità delle pitture. Per raggiungere tale risultato è stata necessaria una serie di meticolose indagini termografiche e georadar, campagne fotografiche nelle diverse bande dello spettro elettromagnetico, ed analisi chimico fisiche; a queste sono seguite le operazioni di restauro, condotte sotto la direzione di Cecilia Frosinini e Renata Pintus, da un pool di restauratori esperti, guidati da Mariarosa Lanfranchi e Paola Ilaria Mariotti.
IL RECUPERO DEGLI ARAZZI VALOIS
A Firenze da più di quattro secoli e dallo scorso accolti in Palazzo Pitti, questi otto arazzi di manifattura fiamminga, commissionati nel 1575 da Caterina de’ Medici, vedova del Re francese Enrico II, si preparano a lasciare dopo lungo tempo il suolo toscano, per una grande mostra in Francia in programma il prossimo anno. Questo è stato possibile grazie al meticoloso, lungo lavoro di restauro appena effettuato dalle specialiste Costanza Perrone Da Zara e Claudia Beyer sotto la supervisione della curatrice degli Arazzi delle Gallerie Alessandra Griffo: ricuciture, lavaggi e reintegrazioni hanno riportato alla luce i dettagli delle scene, feste, giochi ed eventi alla corte di Luigi IX e Enrico III di Francia raccontati da questi capolavori intessuti. Ed hanno, allo stesso tempo, restituito loro la robustezza necessaria a poter essere esposti.
L’ARRIVO DI UNO DEI PIU’ PRESTIGIOSI PIANOFORTI DA CONCERTO NELLA SALA BIANCA
Sarà da oggi ‘ospite fisso’ e protagonista dei concerti che si terranno nella Sala Bianca il nuovo Yamaha CFX, top di gamma della produzione mondiale di pianoforti, nonché unico esemplare presente in Italia dell’ultima versione del modello, aggiornata al 2022. Presente sui palchi più prestigiosi di tutto il mondo, questo gran coda da concerto ha una lunghissima storia di successi. Tanti maestri lo hanno amato; si narra che Sviatoslav Richter, uno dei più grandi pianisti del XX secolo, ne volesse sempre uno nelle sue tournée internazionali. Progettato come un prolungamento delle mani dell’artista e caratterizzato da una risonanza in grado di trasmettere fedelmente l’insieme di emozioni, sentimenti, intenzioni dell’esecutore, può essere considerato oggi il migliore pianoforte a coda da concerto.