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Coronarografia o PCI: accesso radiale preferibile secondo nuovi studi

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Per una coronarografia o un intervento percutaneo coronarico l’accesso radiale è associato a minori rischi di morte e sanguinamento rispetto all’accesso femorale

Per l’effettuazione di una coronarografia o di un intervento percutaneo coronarico (PCI) l’accesso radiale è associato a minori rischi di morte e sanguinamento per tutte le cause rispetto all’accesso femorale. I riscontri della metanalisi su dati individuali condotta da Giuseppe Gargiulo, Università Federico II di Napoli, presentati a Barcellona al congresso ESC 2022, chiariscono quale sia la via di accesso migliore per le due procedure diagnostiche e terapeutiche invasive.

Il panorama di riferimento
Le linee guida europee e americane approvano l’uso preferenziale di un approccio transradiale (TRA) rispetto a un approccio transfemorale (TFA) nei pazienti che richiedono il cateterismo coronarico. Il TRA è stato associato a una minore incidenza di sanguinamento correlato al sito di accesso e complicanze vascolari rispetto al TFA.5In alcuni studi, ma non in altri, il TRA è stato associato a un beneficio in termini di mortalità; tuttavia, nessuna delle analisi aveva una potenza adeguata per i singoli endpoint, inclusa la mortalità. Gargiulo e colleghi hanno quindi cercato di fornire una risposta chiara su questa tematica.

La metanalisi in dettaglio
Gli autori hanno effettuato la più grande metanalisi di dati a livello di singolo paziente di studi clinici multicentrici randomizzati di alta qualità, condotti per studiare l’impatto sulla mortalità e sui sanguinamenti maggiori dell’angiografia coronarica o di PCI effettuate con accesso radiale o femorale.

I ricercatori hanno ottenuto dalla Radial Trialists’ Collaboration (RTC) i dati dei singoli pazienti inclusi in studi di confronto tra TRA e TFA, sottoposti a angiografia coronarica con o senza PCI. La metanalisi ha valutato i dati aggregati di 7 studi, per un totale di 21.600 pazienti, di cui 10.775 randomizzati a TRA e 10.825 randomizzati a TFA. L’età media dei partecipanti era di 63,9 anni, il 31,9% erano donne, il 95% presentava una sindrome coronarica acuta e il 75,2% era stato sottoposto a PCI.

L’outcome primario era la mortalità generale a 30 giorni e l’outcome secondario era il sanguinamento maggiore a 30 giorni.

Risultati emersi
L’analisi primaria è stata condotta sulla base della coorte intention-to-treat. L’incidenza della mortalità generale è stata dell’1,6% nel gruppo TRA e del 2,1% nel gruppo TFA, per un rapporto di rischio di 0,77 (IC al 95%:0,63–0,95; p=0,012). Anche il sanguinamento maggiore è stato significativamente ridotto con TRA rispetto a TFA, verificandosi rispettivamente con tassi dell’1,5% e 2,7%, per un odds ratio di 0,55 (IC al 95%: 0,45–0,67; p<0,001).

Il beneficio di sopravvivenza è stato confermato nelle coorti PCI, sindrome coronarica acuta e infarto del miocardio. Gli effetti di TRA sono stati coerenti anche nella maggior parte dei sottogruppi pre-specificati e i risultati hanno indicato che i pazienti con anemia basale potrebbero avere un maggiore beneficio in termini di mortalità rispetto a quelli senza anemia.

In un modello multivariato, il TRA si è associato in modo indipendente a una significativa riduzione del 24% del rischio relativo di mortalità generale a 30 giorni e del 51% di emorragie maggiori.

Commento degli autori
«Il nostro studio indica chiaramente un impatto prognostico favorevole di TRA rispetto a TFA in termini di sopravvivenza», ha affermato gargiulo. «Questa analisi fornisce la prova definitiva che il l’accesso radiale dovrebbe essere considerata il gold standard per i pazienti sottoposti a cateterizzazione cardiaca con o senza PCI»

Fonte
Gargiulo G. Impact on Mortality and Major Bleeding of Radial Versus Femoral Artery Access for Coronary Angiography or Percutaneous Coronary Intervention: a meta-analysis of individual patient data from seven multicenter randomized clinical trials. Presented at: ESC 2022. August 28, 2022. Barcelona, Spain.

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