Ischemia cardiaca: studio boccia allopurinolo in prevenzione


Studio boccia l’utilizzo del farmaco antigottoso allopurinolo nella prevenzione cardiovascolare secondaria nei pazienti con sindrome ischemica

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Efficace contro la gotta, ma non utile per ridurre infarto miocardico non fatale, ictus non fatale o morte cardiovascolare nei pazienti con cardiopatia ischemica. Lo studio ALL-HEART presentato all’ESC 2022 ha bocciato l’utilizzo del farmaco antigottoso allopurinolo nella prevenzione cardiovascolare secondaria nei pazienti con sindrome ischemica.

Panorama di riferimento e caratteristiche del trial
Studi precedenti avevano dimostrato effetti benefici cardiovascolari dell’allopurinolo. Ad esempio, nei pazienti con angina e malattia coronarica, il farmaco ha aumentato il tempo di esercizio e ha ridotto il dolore toracico, suggerendo un’attività anti-ischemica. Lo studio ALL-HEART ha quindi valutato se la terapia con allopurinolo migliorasse i principali outcome cardiovascolari nei pazienti con cardiopatia ischemica. Lo studio ha incluso una popolazione intention-to-treat composta da 5721 pazienti di età pari o superiore a 60 anni con ischemia cardiaca ma senza storia di gotta. I pazienti sono stati randomizzati 1:1 a ricevere allopurinolo titolato fino a una dose di 600 mg al giorno in add on alle terapie cardiovascolari abituali (n= 2,853) o le sole terapie abituali (n= 2,868). L’età media era di 72 anni e il 76% erano uomini. I partecipanti sono stati seguiti da record linkage e questionari annuali.

L’outcome primario era un composito di infarto miocardico non fatale, ictus non fatale o morte cardiovascolare.

Outcome secondari erano il tempo all’insorgenza di svariati eventi cardiovascolari, che includevano infarto miocardico non fatale, ictus non fatale, morte cardiovascolare, mortalità per tutte le cause, ricovero per sindrome coronarica acuta (SCA), rivascolarizzazione coronarica o rivascolarizzazione coronarica, ricovero per insufficienza cardiaca e tutti i ricoveri cardiovascolari.

I riscontri dello studio
A un follow-up medio di 4,8 anni non è emersa alcuna differenza tra i gruppi nel tasso dell’endpoint primario, che si è verificato in 314 (11,0%) partecipanti nel braccio allopurinolo (2,47 eventi per 100 anni-paziente) e 325 (11,3%) nel braccio con terapia abituale (2,37 eventi per 100 anni-paziente), con un Hazard Ratio (HR) di 1,04 (IC al 95%:0,89–1,21; p=0,65).

Non sono emerse differenze in nessuno degli outcome secondari.

Un totale di 288 (10,1%) pazienti nel braccio allopurinolo è deceduto rispetto a 303 (10,6%) pazienti nel braccio di trattamento abituale, con un HR di 1,02 (IC al 95%: 0,87–1,20; p=0,77).

Conclusioni dei ricercatori
Il principal investigator, la professoressa Isla Mackenzie dell’Università di Dundee, nel Regno Unito, ha dichiarato: «Lo studio ALL-HEART ha dimostrato che la terapia con allopurinolo non migliora i principali outcome cardiovascolari nei pazienti con cardiopatia ischemica. La possibilità che l’allopurinolo possa prevenire gli eventi cardiovascolari nelle persone con malattie cardiache, ma senza gotta è stata oggetto di discussione da molti anni. Siamo lieti di aver ora risposto definitivamente a questo dubbio con uno studio solido».

Fonte
Mackenzie IS. Allopurinol and cardiovascular outcomes in patients with ischaemic heart disease. Presented at ESC 2022. August 27, 2022. Barcelona, Spain.