Le dimissioni dell’intero CdA della Juventus hanno generato un vero e proprio terremoto: Gianluca Ferrero nuovo presidente, il titolo sospeso in Borsa
Il titolo della Juventus è stato sospeso in Borsa. Le dimissioni dell’intero Consiglio di Amministrazione della Juventus, arrivate ieri sera a mercati chiusi, hanno generato un vero e proprio terremoto. Il titolo del club in apertura di Piazza Affari non riesce a fare prezzo. Nonostante l’annuncio da parte di Exor dell’intenzione di indicare Gianluca Ferrero alla carica di presidente della società, stamattina si è registrato l’atteso crollo.
Il titolo del club bianconero, spiega la Dire (www.dire.it), ha ceduto il 9% attestandosi a quota 0,2532 euro per azione, contro gli 0,2796 euro per azioni fatti registrare alla chiusura di ieri.
UNA SERATA SHOCK A TORINO
Le dimissioni in blocco sono arrivate all’unanimità dopo un consiglio straordinario che si è tenuto in serata alla Continassa. Lasciano Andrea Agnelli, il suo vice Pavel Nedved, l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene, e poi Laurence Debroux, Massimo Della Ragione, Katryn Fink, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio, Giorgio Tacchia e Suzanne Keywood.
La decisione sarebbe conseguenza, scrive la Gazzetta dello Sport, dell’inchiesta aperta dalla Procura di Torino con l’accusa di falso in bilancio, e le ultime contestazioni della Consob. Il cda dimissionario della Juventus si era insediato il 19 maggio 2010. Si chiude dunque un’era dirigenziale che ha portato tra l’altro nove scudetti.
SCANAVINO DIRETTORE GENERALE
Con un lungo comunicato il Consiglio d’Amministrazione della Juventus spiega la decisione di dimettersi in blocco. “Acquisiti nuovi pareri legali e contabili degli esperti indipendenti incaricati ai fini della valutazione delle criticità evidenziate da Consob ai sensi dell’art. 154-ter TUF sui bilanci della Società al 30 giugno 2021 – si legge nella nota – il cda ha nuovamente esaminato le contestazioni della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, le carenze e criticità rilevate dalla Consob e i rilievi sollevati da Deloitte & Touche S.p.A., società di revisione di Juventus. Con riferimento alle criticità relative alle c.d. “manovre stipendi” realizzate negli esercizi 2019/2020 e 2020/2021, il Consiglio di Amministrazione ha rilevato che si tratta di profili complessi relativi ad elementi di valutazione suscettibili di differenti interpretazioni circa il trattamento contabile applicabile e ha attentamente considerato i possibili trattamenti alternativi”.
“All’esito di tali complessive analisi e valutazioni – prosegue la nota – sebbene il trattamento contabile adottato rientri tra quelli consentiti dagli applicabili principi contabili, la Società, per un approccio maggiormente prudenziale, ha: anzitutto ritenuto di rivedere al rialzo la stima di probabilità di avveramento delle condizioni di permanenza in rosa per quei calciatori che nel biennio 2019/20-2020/21 hanno rinunciato a parte dei compensi e con cui sono state successivamente concluse integrazioni salariali o “loyalty bonus” (rispettivamente, a luglio/agosto 2020 per la prima c.d. “manovra stipendi” e a settembre 2021 per la seconda c.d. “manovra stipendi”); sulla base delle sopramenzionate possibilità di adozione di legittime metodologie di contabilizzazione alternative, valutato di far decorrere l’accrual pro-rata temporis degli oneri per le integrazioni salariali di luglio/agosto 2020 (per la prima c.d. “manovra stipendi”) e i c.d. “loyalty bonus” di settembre 2021 (per la seconda c.d. “manovra stipendi”) a partire dalla data più remota tra quelle di partenza di una c.d. “constructive obligation” ipotizzate dagli esperti indipendenti (e così, rispettivamente, da giugno 2020 e maggio 2021)”.
“Tali revisioni di stime e di assunzioni – continua il comunicato della Juventus – comportano pertanto rettifiche delle stime di oneri di competenza a fine giugno 2020, fine giugno 2021 e fine giugno 2022 per effetto delle integrazioni salariali siglate a luglio/agosto 2020 e dei “loyalty bonus” siglati a settembre 2021, prevedendone l’accrual pro-rata temporis, secondo il c.d. “straight line approach” (che è uno tra gli approcci ammessi dai principi contabili), a far data, rispettivamente da giugno 2020 e da maggio 2021; gli effetti di tali rettifiche sono sostanzialmente nulli sui flussi di cassa e sull’indebitamento finanziario netto, sia degli esercizi pregressi che di quello appena concluso e futuri, e non sono material sul patrimonio netto al 30 giugno 2022. Gli effetti contabili di quanto sopra illustrato, saranno riflessi in un nuovo progetto di bilancio di esercizio e in un nuovo bilancio consolidato al 30 giugno 2022 che saranno esaminati e approvati in una prossima riunione consiliare, resi noti al mercato ai sensi di legge e sottoposti all’Assemblea degli Azionisti già convocata per il 27 dicembre 2022″.
“Al fine di rafforzare il management della Società, il Consiglio di Amministrazione ha deliberato di conferire l’incarico di Direttore Generale al dott. Maurizio Scanavino. Inoltre, i membri del Consiglio di Amministrazione, considerata la centralità e rilevanza delle questioni legali e tecnico-contabili pendenti, hanno ritenuto conforme al miglior interesse sociale raccomandare che Juventus si doti di un nuovo Consiglio di Amministrazione che affronti questi temi. A tal fine, su proposta del Presidente Andrea Agnelli e onde consentire che la decisione sul rinnovo del Consiglio sia rimessa nel più breve tempo possibile all’Assemblea degli Azionisti, tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione presenti alla riunione hanno dichiarato di rinunciare all’incarico. Per le stesse ragioni, ciascuno dei tre amministratori titolari di deleghe (il Presidente Andrea Agnelli, il Vicepresidente Pavel Nedved e l’Amministratore Delegato Maurizio Arrivabene) ha ritenuto opportuno rimettere al Consiglio le deleghe agli stessi conferite. Il Consiglio ha, tuttavia, richiesto a Maurizio Arrivabene di mantenere la carica di Amministratore Delegato.”
“In ragione di quanto precede, è venuta meno la maggioranza degli Amministratori in carica e, pertanto, ai sensi di legge e di statuto, il Consiglio di Amministrazione deve intendersi cessato. Il Consiglio proseguirà la propria attività in regime di prorogatio sino all’Assemblea dei soci che è stata convocata per il 18 gennaio 2023 per la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione”.
Nella nota la società specifica che “continuerà a collaborare e cooperare con le autorità di vigilanza e di settore, impregiudicata la tutela dei propri diritti in relazione alle contestazioni mosse contro i bilanci e i comunicati della Società dalla Consob e dalla Procura”.
SI CHIUDE UN’ERA
Ground zero Juventus. E’ finita l’era di Andrea Agnelli presidente. Aveva resistito alle inchieste sulla ‘Ndrangheta nella curva bianconera, allo scandalo ma-non-troppo dell’esame di italiano di Suarez all’Università per Stranieri di Perugia per la cittadinanza italiana a uso calciomercato. Invece il terremoto arriva a valle dell’inchiesta – quella più corposa – della Procura di Torino sull’ipotizzato gioco delle tre carte della dirigenza bianconera: il presunto falso nella formulazione del bilancio, le famigerate plusvalenze, l’eventuale profitto utilizzato poi per la compravendita dei giocatori seguendo un diverso metro di regole.
La procura di Torino aveva notificato ai componenti del Cda dimissionario la chiusura delle indagini preliminari dell’inchiesta sulle plusvalenze e gli stipendi spalmati nel 2020. Due i reati configurati: false comunicazioni sociali, il classico falso in bilancio, e false comunicazioni rivolte al mercato, ostacolando l’autorità di controllo, la Consob.
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L’alterazione del bilancio, come conseguenza della pratica di scambio di giocatori per generare flussi finanziari “fittizi”, era stata quantificata dalla Procura di Torino in una perdita di esercizio di quasi 40 milioni anziché 85 nel 2018, una perdita di 89,6 milioni anziché 239,2 nel 2019, e per il 2020 una perdita di 209,5 anziché 222.
C’è poi il capitolo stipendi, con le carte private a testimoniare una spalmatura mai realmente – secondo la Procura – verificatasi. Ad alcuni degli indagati è stato anche contestato il reato di “dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti”. Per Andrea Agnelli era stata chiesta persino l’applicazione di misure cautelari, richiesta poi rigettata il 12 ottobre scorso. E’ stato forse quello il punto di rottura. La prospettiva di un rinvio a giudizio, di un processo, ha probabilmente imposto alla Juventus una virata strategica. L’azienda è entrata in protezione. Lo scrive lo stesso Agnelli in una lettera ai dipendenti: “Bisogna avere la lucidità e contenere i danni: stiamo affrontando un momento delicato a livello societario e la compattezza è venuta meno. Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare la partita“. La gravità della situazione è paragonabile a quella del 2006.
Dopo una resistenza formale di poco più di un mese la frattura è diventata una faglia: le dimissioni in serata, e più di un decennio reso alla storia sportiva del club. Dall’insediamento di Agnelli il 19 maggio 2010 la Juve aveva portato a casa nove scudetti consecutivi, 18 trofei in tutto comprese 4 Coppe Italia e 5 Supercoppe italiane e due finali di Champions League, nel 2015 e nel 2017. D’un tratto va tutto coniugato al passato. Quella Juve, almeno formalmente, non c’è più.