AFM-Téléthon finanzia il progetto dell’Istituto di neuroscienze di Padova per la ricerca di nuovi farmaci contro la neuropatia distale ereditaria
Uno studio pilota dell’Istituto di neuroscienze (Cnr-In) per l’identificazione di nuovi farmaci contro la neuropatia distale ereditaria ha ricevuto il finanziamento dell’ente francese per la ricerca sulle distrofie e malattie neuromuscolari AFM-Téléthon (Association Française pour la Myopathie). Il progetto sarà diretto e condotto dalla ricercatrice del Cnr-In Giorgia Pallafacchina presso i laboratori del Dipartimento di scienze biomediche dell’Università di Padova
Nel 2016, i team della dott.ssa Pallafacchina e del prof. Vazza, genetista del Dipartimento di biologia dell’Università di Padova, hanno identificato il gene responsabile di una forma di neuropatia distale ereditaria, detta dHMN. Questo gene è il recettore Sigma-1, una piccola proteina che sta nelle membrane interne della cellula, la cui funzione non è ancora del tutto chiarita, ma che è stata recentemente implicata in una serie di processi cellulari importanti, tra cui la trasmissione dell’impulso nervoso e la protezione delle cellule dallo stress ossidativo.
La ricerca svolta nei laboratori del Cnr e dell’Università di Padova ha dimostrato che i pazienti affetti da dHMN possiedono una mutazione nella sequenza del recettore Sigma-1 tale per cui alcune cruciali attività di questo recettore sono compromesse, prima tra tutte la sua azione di regolatore dell’omeostasi delle proteine e dei segnali calcio, fondamentali per il metabolismo e la sopravvivenza cellulari. Con il tempo, le alterazioni causate dalla ridotta funzionalità del recettore mutato portano alla morte delle cellule nervose e, in particolare, dei motoneuroni distali, causando così il progressivo sviluppo della malattia dHMN. Ad oggi non ci sono cure specifiche per questa patologia neurodegenerativa ma solo terapie sintomatiche e di supporto.
La ricerca di un farmaco mirato è quindi una priorità per poter avere finalmente una cura efficace così da migliorare la vita e la gestione dei pazienti affetti da questa malattia: lo scopo del progetto di Pallafacchina e colleghi è esattamente questo, ovvero trovare un possibile farmaco (o più di uno) in grado di recuperare la funzionalità del recettore Sigma-1 mutato nei motoneuroni dei pazienti dHMN. Per fare ciò, centinaia di composti già in uso e/o approvati per l’uso clinico sull’uomo saranno testati in opportuni sistemi cellulari in vitro. In pratica, cellule che esprimono il recettore Sigma-1 avente le stesse mutazioni riscontrate nei pazienti dHMN, saranno trattate con una libreria di molecole approvate dalla FDA (Food and Drug Administration), l’ente statunitense per il controllo di alimenti e farmaci, e l’effetto positivo dei vari composti sul recupero del fenotipo cellulare alterato sarà valutato. I risultati del progetto porteranno infine alla selezione di molecole che saranno dei possibili candidati per lo sviluppo di una terapia farmacologica mirata, ad oggi ancora mancante, contro la dHMN.