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Tumori legati all’inquinamento ambientale: arrivano nuove conferme

Uno studio rileva per la prima volta tre composti ozono-distruttori proibiti dal Protocollo di Montreal, grazie ai dati prodotti da una rete globale di 15 stazioni

Studio Cnr: aumenta la consapevolezza che l’inquinamento ambientale debba essere considerato uno dei principali fattori in grado di indurre la proliferazione tumorale

I tumori sono oggi la seconda causa di morte al mondo dopo le malattie cardiovascolari. Negli ultimi decenni di ricerca sul cancro, lo stile di vita (come obesità, abitudini sedentarie, scorretta alimentazione, alcolismo e fumo) e fattori casuali o genetici sono stati individuati come cause principali nello sviluppo dei tumori. Tuttavia, aumenta sempre più la consapevolezza che l’inquinamento ambientale debba essere considerato uno dei principali fattori in grado di indurre la proliferazione tumorale. Nonostante molteplici studi ed evidenze scientifiche preliminari, governi e istituzioni non hanno avviato programmi mirati a comprendere meglio i fattori ambientali del cancro.

In nuovo studio, reso noto attraverso due pubblicazioni uscite simultaneamente sulle autorevoli riviste Science of the Total Environment  e Scientific Data del gruppo Nature (in press, presentazione del DATABASE sui tassi di mortalità italiana per 23 macro categiorie di tumori con dettaglio comunale, provinciale e regionale) un team di scienziati delle Università di Bologna e Bari, dell’Istituto per la bioeconomia (Ibe) del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare hanno analizzato i legami tra mortalità per cancro, fattori socio-economici e fonti di inquinamento ambientale in Italia, a scala regionale e provinciale, utilizzando  metodi di intelligenza artificiale. Dallo studio è emerso che la mortalità per cancro su scala provincinale non ha una distribuzione casuale né spazialmente ben definita, ma spesso supera la media nazionale laddove l’inquinamento ambientale è più elevato, a prescindere che le abitudini di vita risultino più sane. In particolare l’analisi di ben 35 sorgenti di inquinamento ambientale (come attività industriali, uso di fertilizzanti o pesticidi, inceneritori, densità di veicoli a motore, etc.) ha mostrato che per 19 categorie di tumori su 23 esiste un’associazione spaziale con specifiche sorgenti di inquinamento. Tra queste le più comuni sono risultate la qualità dell’aria,  la presenza di siti da bonificare e l’estensione delle aree coltivate.

Su scala regionale le evidenze, anche se preliminari, mostrano che le persone nelle regioni del Nord Italia, dove le sorgenti di inquinamento sono elevate, hanno un tasso di mortalità per cancro relativamente maggiore rispetto alle regioni meridionali, anche se perseguono un migliore stile di vita (fumano meno e sono meno in sovrappeso), hanno reddito più elevato, maggiore consumo di alimenti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale e una più facile accessibilità all’assistenza sanitaria, suggerendo nel complesso che un migliore stile di vita e una maggiore attenzione alle problematiche socio-economiche e sanitarie possono ridurre solo in parte il rischio di morire di cancro nell’intera popolazione se la qualità dell’ambiente viene sottovalutata.

In Italia si registrano, ogni anno, circa 400.000 nuovi casi di tumori maligni con una media annuale di decessi per tumore, secondo i Registri Oncologici Italiani, di circa 3 morti ogni 1.000 persone. Sino ad oggi, dati di lungo termine (che coprano almeno un decennio) e spazialmente dettagliati non sono stati né facilmente accessibili né completamente disponibili per la consultazione pubblica da parte di cittadini, gruppi di ricerca e associazioni. Per questa ragione, gli autori hanno deciso di pubblicare, con accesso libero (https://doi.org/10.5061/dryad.ns1rn8pvg) la banca dati decennale (2009-2018) sui tassi di mortalità per 23 macro categorie cancro su scala comunale, provinciale e regionale, da loro realizzata avvalendosi dei registri ISTAT e utilizzata per questo nuovo studio. La scala comunale per questo tipo di dati è un dettaglio senza precedenti. L’auspicio degli autori è che tali dati siano utilizzati da altri ricercatori ed enti interessati per approdire la tematica, nonché per aiutare i processi decisionali a migliortare la tutela della salute pubblica.

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