Distretto del camper in Toscana in piena crescita di ordinativi, ma occupazione a rischio crisi per scarsità di materie prime. Cgil e Cisl invocano il “modello Laika”
Il distretto dei camper in Toscana scoppia di ordinativi, ma a causa della carenza di microchip e conduttori sta subendo una paradossale crisi occupazionale. Un fenomeno da affrontare tenendo conto, anzitutto, di una buona pratica esistente: la vicenda Laika di San Casciano Val di Pesa (Firenze). È questo il messaggio che i sindacati lanciano nel corso di una conferenza stampa indetta per tracciare lo stato dell’arte, ma anche per chiedere alle istituzioni collaborazione. Laika, in questo senso, offre uno scorcio di quello che potrebbe essere secondo il sindacato l’esempio da seguire vista la stabilizzazione di 185 lavoratori entro luglio 2025 e l’accordo integrativo, da poco siglato, che prevede diritti, tutele salariali, interventi anticrisi per tutti i circa 700 addetti. “Sono grandi risultati, dopo cinque mesi di intensa trattativa siamo riusciti a portare garanzie concrete a tutti i lavoratori. Questo accordo è da prendere a modello per come si gestisce un momento di crisi”, dichiarano il responsabile camperistica di Fiom Cgil Toscana, Iuri Campofiloni, e Giuseppe Cesarano, segretario generale di Fim Cisl Siena-Grosseto.
NEL DISTRETTO 420 CONTRATTI A RISCHIO, CGIL E CISL CHIEDONO AIUTO A REGIONE
Nel complesso il distretto in Toscana vale tremila addetti diretti, oltre a un indotto di altri cinquemila lavoratori tra Chianti fiorentino e senese. Nell’ultimo anno le vendite sono aumentate, ma la scarsità di materie prime ha ridotto l’occupazione del 10%. Ben 420 contratti a tempo sono a rischio. Proprio per questo Campofiloni e Cesarano auspicano di ripercorrere le orme di Laika per uscire dalla precarietà. Al tempo stesso bussano alla porta della Regione, sollecitandola in particolare ad aggiornare il tavolo di settore e a rilanciare l’inserimento della camperistica in quello nazionale dedicato all’auto.