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Tumore al seno: il ruolo chiave delle associazioni di volontariato

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La fotografia del lavoro svolto dalle associazioni di volontariato del tumore al seno mostra che, nonostante la pandemia, la solidarietà ha generato un grande valore sociale

Oltre 9 milioni di euro raccolti, più di 4.500 volontari 285.000 ore di lavoro. Sono alcuni dei numeri che emergono dal Rapporto “Analisi del valore sociale generato dalle associazioni di volontariato del tumore al seno”, presentato a fine giugno a Milano e promosso da Europa Donna Italia con il supporto di PwC Italia.

“Il Rapporto ci offre la fotografia di un anno particolare, in cui, nonostante le restrizioni da Covid-19, tante associazioni hanno scelto di continuare a essere in trincea perché i percorsi di prevenzione e cura del tumore alla mammella non fossero lasciati indietro. Numeri importanti, che testimoniano cosa significa essere al fianco delle donne nella lotta contro questa patologia, dando voce alle loro paure e speranze e sostenendo le loro famiglie e la comunità di medici e operatori sanitari coinvolti nel percorso terapeutico” ha scritto la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati nell’introduzione al report, giunto quest’anno alla sua terza edizione.

Il ritratto del volontario

Quello che emerge dal Rapporto recentemente presentato è “un movimento dinamico, protagonista di un volontariato fattivo e credibile, punto di riferimento e orientamento per gli interlocutori più istituzionali e per le donne colpite da tumore al seno e bisognose di un aiuto”.

L’età media dei volontari è 54 anni e, in 8 casi su 10, il volontario è donna, con oltre il 30 per cento rappresentato da pazienti o ex pazienti.

Grazie all’impegno costante di questo gruppo di persone, nel 2021 sono stati assistiti 37.177 pazienti e 7.000 tra caregiver e familiari.

Il valore sociale e sanitario delle associazioni di volontariato è testimoniato dalle 26.236 donne raggiunte dalle attività di diagnosi precoce e da 55.500 tra visite specialistiche e incontri effettuati.

Ma c’è anche un risvolto pratico molto importante: il valore delle strumentazioni di diagnosi e delle strumentazioni di cura acquistate grazie alle raccolte è pari, rispettivamente, a 1.407.440 e 209.091 euro.

Occorre ricordare, inoltre, che i risultati della terza edizione del Rapporto sono il frutto della risposta di 142 associazioni di volontariato, la cui attività è stata ridotta o modificata a causa della pandemia in corso. Di fatto “i dati ottenuti potrebbero essere inferiori alla realtà. Per questo i numeri sono ancora più significativi”, si legge nel comunicato stampa di presentazione.

Un’attività a tutto tondo

Cosa fanno in concreto le associazioni di volontariato? Quelle coinvolte nell’ultimo Rapporto di Europa Donna non si limitano a seguire le pazienti nelle loro necessità quotidiane. Fanno anche attività di comunicazione e sensibilizzazione (90 per cento), prevenzione e cura (75 per cento), assistenza a pazienti e rapporto con gli ospedali (68 per cento), benessere (61 per cento), patrocinio (52 per cento), assistenza per familiari e caregiver (46 per cento) e, in misura minore, formazione e ricerca (30 per cento).

In ultimo, non per importanza, c’è il rapporto con le Breast Unit, i centri specializzati per la presa in carico delle donne con tumore del seno. “I bisogni delle donne con diagnosi di tumore al seno sono enormi e spesso ancora insoddisfatti, ed è per questo che abbiamo bisogno non solo di task force multidisciplinari per curare, ma anche di terapie e servizi complementari per cui l’apporto delle associazioni di volontariato è davvero indispensabile”, ha spiegato Lucio Fortunato, direttore del Centro di senologia dell’Azienda ospedaliera San Giovanni-Addolorata di Roma, sottolineando il ruolo centrale delle associazioni di volontariato che spesso sono presenti all’interno delle Breast Unit.

FONTE: AIRC

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