I dati dello studio JEWELFISH volto a valutare risdiplam in soggetti con SMA di Tipo 1, 2 o 3 di età compresa tra 6 mesi e 60 anni ne confermano l’efficacia
Annunciati nuovi dati a due anni tratti dallo studio JEWELFISH volto a valutare risdiplam in soggetti con SMA di Tipo 1, 2 o 3 di età compresa tra 6 mesi e 60 anni al momento dell’arruolamento. Tutti i pazienti arruolati in questo studio erano stati precedentemente trattati con altre terapie mirate per la SMA approvate o sperimentali, tra cui nusinersen o onasemnogene abeparvovec.
I dati hanno confermato la sicurezza di risdiplam. Lo studio ha inoltre evidenziato che risdiplam ha migliorato o mantenuto la funzione motoria e ha prodotto rapidi aumenti dei livelli di proteina SMN, che si sono conservati nei 2 anni di trattamento.
“Il profilo di sicurezza e l’efficacia esplorativa che abbiamo osservato nello studio JEWELFISH, il più ampio studio mai condotto su pazienti precedentemente trattati, rafforzano il ruolo di risdiplam come opzione terapeutica di valore per il trattamento delle popolazioni affette da SMA” – ha dichiarato Claudia Chiriboga, Professoressa di neurologia e pediatria presso il reparto di neurologia del Columbia University Medical Center di New York, negli USA – “I risultati ci danno maggiore fiducia nel prendere decisioni terapeutiche per i pazienti in difficoltà già trattati in precedenza”.
Lo studio JEWELFISH ha arruolato la popolazione di pazienti più vasta ed eterogenea mai esaminata in una sperimentazione sulla SMA. I 174 soggetti arruolati erano per il 36% (n = 63) adulti. Il 63% (n = 105) presentava un punteggio nella Hammersmith Functional Motor Scale Expanded (HFMSE) inferiore a 10 al basale, corrispondente a malattia molto grave, e l’83% (n = 139) aveva la scoliosi. Il 44% (n = 76) dei soggetti arruolati era stato precedentemente trattato con nusinersen, il 41% (n = 71) con olesoxime, l’8% (n = 14) con onasemnogene abeparvovec e il 7% (n = 13) con RG7800.
Le persone affette da SMA non riescono a produrre quantità sufficienti della proteina SMN (survival motor neuron, fattore di sopravvivenza del motoneurone), il che comporta debolezza muscolare debilitante e potenzialmente fatale. Dallo studio è emerso che risdiplam ha aumentato i livelli mediani di proteina SMN di due volte rispetto al basale dopo 4 settimane di trattamento in tutti i gruppi di pazienti, indipendentemente dalla terapia precedente. I livelli di proteina SMN ottenuti dopo 4 settimane di trattamento si sono mantenuti per oltre due anni.
Inoltre, osservando gli endpoint esplorativi di efficacia, lo studio indica che il mantenimento della funzione motoria si è conservato a due anni di trattamento, in base alla variazione dei punteggi totali Motor Function Measure 32 (MFM-32), Revised Upper Limb Module (RULM) e HFMSE rispetto al basale. Il mantenimento della funzione motoria è particolarmente significativo in questa popolazione, per la quale i dati disponibili relativi alla storia naturale di pazienti SMA non trattati indicano una generale perdita di funzione. Una recente indagine condotta dal gruppo di sostegno ai pazienti SMA Europe ha evidenziato che oltre il 96% dei soggetti con SMA considerava la stabilizzazione della malattia come un progresso in termini di aspettative verso il trattamento.
I profili complessivi degli eventi avversi (AE) e degli eventi avversi gravi (SAE) osservati con risdiplam nello studio JEWELFISH, riflettono le caratteristiche stesse della malattia. Il tasso di AE si è ridotto di oltre il 50% tra il primo e il secondo semestre, e successivamente è rimasto stabile. I tassi di SAE, polmonite compresa, si sono ridotti per tutto il periodo di 24 mesi, con una diminuzione totale di oltre il 50% entro il secondo anno. Gli AE più comuni (segnalati in ≥ 12% di tutti i pazienti: n = 173) sono stati piressia (24%), infezione delle alte vie respiratorie (21%), cefalea (18%), rinofaringite (16%), diarrea (14%), nausea (13%) e tosse (12%). Gli SAE più comuni sono stati polmonite (3%), insufficienza respiratoria (2%), distress respiratorio (2%), infezione delle basse vie respiratorie (2%) e infezione delle alte vie respiratorie (2%). Gli AE/SAE più comuni erano in linea con quelli osservati nei pazienti naïve al trattamento nelle nostre altre tre sperimentazioni. Sono stati registrati bassi tassi di interruzione dello studio, con un tasso del 5% all’anno nel periodo di 24 mesi.
Roche guida lo sviluppo clinico di risdiplam nell’ambito di una collaborazione con la SMA Foundation e con PTC Therapeutics.