Tumore della prostata: l’aggiunta di 24 mesi di terapia di deprivazione androgenica (ADT) alla radioterapia ha dato ottimi risultati contro le metastasi
Nei pazienti con tumore della prostata sottoposti a prostatectomia radicale, l’aggiunta di 24 mesi di terapia di deprivazione androgenica (ADT) alla radioterapia post-operatoria ha prodotto un beneficio in termini di sopravvivenza libera da metastasi (MFS) rispetto a una terapia di 6 mesi e ha ritardato anche il ricorso alla terapia di salvataggio. Tuttavia la maggiore durata dell’ADT non ha migliorato la sopravvivenza globale. Sono i risultati preliminari dello studio di fase 3 RADICALS-HD, presentati di recente al congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO), a Parigi.
In particolare, i risultati dello studio hanno mostrato che prolungando fino a 24 mesi l’ADT, oltre a ottenere una MFS significativamente più lunga rispetto a una terapia aggiuntiva di soli 6 mesi (HR 0,77; IC al 95% 0,61-0,97; P = 0,03) si è osservato anche un tasso di MFS a 10 anni del 78%, rispetto al 72%.
Inoltre, secondo i dati presentati, nei pazienti trattati con l’ADT per 24 mesi la terapia di salvataggio è stata posticipata rispetto a coloro che sono stati trattati solo per 6 mesi (HR 0,73; 95% CI, 0,59-0,91).
Chris Parker, dell’Institute of Cancer Research di Londra, nonché primo autore della ricerca, ha dichiarato in conferenza stampa: «Fino ad oggi, i medici e i pazienti hanno dovuto decidere se aggiungere o meno gli ormoni alla radioterapia post-operatoria basandosi su opinioni, mentre in futuro questi risultati aiuteranno i medici e i pazienti a fare scelte basate sulle evidenze».
Lo studio RADICALS-HD e le sue premesse
«Nei pazienti che vengono sottoposti alla radioterapia per il tumore alla prostata come trattamento iniziale, sappiamo che l’aggiunta della terapia ormonale migliora l’efficacia e la sopravvivenza. Sappiamo anche che cicli di terapia ormonale più lunghi sono più efficaci di quelli più brevi. Tuttavia, non sapevamo ancora quale fosse il ruolo della terapia ormonale quando i pazienti vengono sottoposti alla radioterapia dopo l’intervento chirurgico», ha spiegato Parker, illustrando il razionale dello studio.
Per colmare questa lacuna e valutare l’impiego e la corretta durata dell’ADT associata alla radioterapia post-operatoria, Parker e i suoi colleghi hanno condotto lo studio randomizzato e controllato RADICALS-HD (ISRCTN40814031).
I pazienti, arruolati fra il 2007 e il 2015 in svariati centri di Regno Unito, Canada, Danimarca e Irlanda, sono stati assegnati al trattamento con la sola radioterapia post-operatoria, la radioterapia associata a 6 mesi di ADT o la radioterapia associata a 24 mesi di ADT.
Gli obiettivi dello studio erano la verifica dell’efficacia dell’aggiunta della terapia ormonale alla radioterapia post-operatoria e il confronto tra l’efficacia della terapia ormonale breve e quella della terapia più prolungata. Nello specifico, gli sperimentatori hanno utilizzato due confronti separati, paragonando la sola radioterapia all’ADT più breve e, parallelamente, l’ADT più breve all’ADT di lunga durata.
Erano arruolabili nello studio i pazienti con indicazione alla radioterapia dopo una precedente prostatectomia radicale, mentre una precedente ADT adiuvante rappresentava un fattore di esclusione.
L’endpoint primario era la MFS, mentre gli endpoint secondari includevano il tempo alla terapia di salvataggio con ADT e l’OS.
Le caratteristiche dei pazienti
L’età mediana dei partecipanti era di 66 anni e complessivamente, il 23% di essi presentava una stadiazione pT3b/T4, il 20% aveva un Gleason score da 8 a 10 e il livello mediano del PSA pre-radioterapia era pari a 0,22 ng/ml.
All’interno di ciascun confronto, le caratteristiche dei pazienti erano ben bilanciate nei due bracci; tuttavia, ha riferito Parker, i fattori di rischio erano più favorevoli nel confronto fra sola radioterapia e ADT breve rispetto al confronto fra ADT per 6 mesi e ADT per 24 mesi, in aggiunta alla radioterapia.
Il confronto tra la sola radioterapia e l’ADT breve ha coinvolto 1480 pazienti, mentre quello tra ADT per 24 mesi e ADT per 6 mesi ne ha coinvolti 1523.
Altri risultati
Il follow-up mediano è stato di 9 anni.
L’aggiunta di una ADT di 6 mesi alla radioterapia post-operatoria non ha migliorato l’MFS rispetto alla sola radioterapia, ma ha ritardato il ricorso alla terapia di salvataggio. Infatti, i tassi di MFS a 10 anni sono risultati rispettivamente del 79% e 80% (HR 0,89; IC al 95% 0,69-1,14), mentre, così come osservato nel confronto fra ADT breve e ADT più prolungata, con un ciclo breve di ADT la terapia di salvataggio è stata posticipata (HR 0,54; IC al 95% 0,42-0,70). Invece, non si è osservato nessun miglioramento dell’OS (HR 0,88; IC al 95% 0,65-1,19).
Le analisi di sottogruppo pianificate hanno mostrato che l’ADT per 24 mesi ha migliorato l’MFS rispetto a quella per 6 mesi indipendentemente dal livello di PSA prima della radioterapia (<0,3 ng/ml, 0,3-0,5 ng/ml e >0,5 ng/ml) o dall’indice di comorbilità di Charlson (0, 1 e ≥2).
In conclusione
«Le nuove informazioni fornite da questo importante studio permetteranno ai medici di personalizzare meglio il trattamento dei pazienti con tumore della prostata dopo l’intervento chirurgico e contribuiranno a facilitare discussioni importanti», ha dichiarato Parker in un comunicato stampa.
«Ciò significa che alcuni pazienti riceveranno un trattamento più efficace e ad altri saranno risparmiati interventi non necessari. Sapevamo già che i pazienti affetti da cancro alla prostata trattati inizialmente con la radioterapia traevano beneficio dalla terapia ormonale. Tuttavia, non sapevamo se la terapia ormonale avrebbe portato benefici anche a coloro che erano stati sottoposti alla radioterapia dopo la prostatectomia».
Bibliografia
C.C. Parker, et al. Duration of androgen deprivation therapy (ADT) with post-operative radiotherapy (RT) for prostate cancer: first results of the RADICALS-HD trial (ISRCTN40814031). Ann Oncol. 2022;33(suppl_7):S808-S869. doi:10.1016/annonc/annonc1089. Link