La bistecca non decolla, Firenze ci prova con lo Scoppio del carro. Il comune ufficializza la corsa a patrimonio Unesco del cosiddetto ‘Brindellone’
A Firenze lo chiamano affettuosamente ‘il Brindellone‘. Che, secondo il ‘toscanaccio’, è quello alto, ciondolante, un po’ goffo ma simpatico. In città, però, prima di tutto simboleggia lo Scoppio del carro: quello che la domenica di Pasqua due paia bovi bianchi trainano in piazza del Duomo. E che, dopo la corsa della ‘colombina’ in chiesa, dà vita a uno spettacolo pirotecnico, fatto di mortaretti, fontane e fuochi d’artificio. La tradizione laica e religiosa è secolare (pare del 1099) e si porta con sé un ampio mix culturale: storia, leggenda e scaramanzia.
È UNA TRADIZIONE SECOLARE E SCARAMANTICA: RISALE AL 1099
Le cronache la collocano ai tempi della prima crociata. In particolare, al ritorno da Gerusalemme del capitano fiorentino Pazzino dei Pazzi che portò con sé tre scaglie di pietra del santo Sepolcro. Ma la questione è legata molto anche alla sorte: sì perché è compito del piccolo razzo a forma di colomba, da qui colombina, percorre senza intoppi ‘il volo’, la strada che dall’altare maggiore del Duomo la porta al carro, dove accende i mortaretti per lo scoppio. E’ un compito importante: gli intoppi sono il segno di cattivo auspicio, un anno sfortunato.
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Tutto questo, che si condensa in pochi minuti in una piazza gremita, potrebbe diventare patrimonio immateriale Unesco. Il Comune, infatti, ha deciso di provarci. Così, dopo il lavoro sulla bistecca (in corso ma che pare arrancare), parte con un altro fronte. “E’ un processo complesso, difficile, ma altre città italiane ci sono riuscite, penso all’arte dei pizzaioli a Napoli”, sottolinea il sindaco Dario Nardella lanciando l’operazione. “Noi puntiamo sullo Scoppio del carro e sull’arte dei ‘beccai’, legata alla bistecca fiorentina. Per questo secondo progetto, però, ci vuole ancora un po’ di tempo prima di avviare ufficialmente la candidatura”. Tuttavia “sono due importanti aspetti della grande tradizione fiorentina per i quali ci battiamo”.