Dolore cronico: specifici anticorpi monoclonali potranno evitare i danni causati dagli oppioidi secondo quanto emerso da nuovi studi
La crisi degli oppiacei sta mietendo un numero considerevole di vittime e la ricerca è impegnata a identificare alternative terapeutiche che possano superare i rischi associati all’uso di questi farmaci. Un gruppo di ricercatori della Davis School of Medicine dell’Università della California ha recentemente ricevuto una sovvenzione di 1,5 milioni di dollari dal National Institutes of Health (NIH) per sviluppare anticorpi monoclonali da utilizzare contro il dolore cronico.
Le persone possono diventare dipendenti dagli oppioidi a causa del dolore cronico. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) stimano che il 20% degli adulti soffra di dolore cronico e che l’8% degli adulti statunitensi abbia dolore cronico ad alto impatto. Hanno inoltre calcolato che negli Usa gli oppiodi siano stati responsabili di oltre 100mila decessi nel 2021, con un aumento di quasi il 15% rispetto al 2020.
La Casa Bianca ha recentemente annunciato un’iniziativa da 1,5 miliardi di dollari per combattere la dipendenza e l’abuso di oppiacei. Se un trattamento con anticorpi monoclonali per il dolore cronico dovesse ricevere l’approvazione della Fda, potrebbe essere un’ulteriore opzione prescrivibile dai medici e impedire alle persone di diventare dipendenti dagli oppioidi.
Gli antidolorifici oppioidi come l’ossicodone possono creare dipendenza per alcune persone e altri, come il fentanil, hanno svolto un ruolo importante nell’abuso di oppioidi e nei gravi problemi legati al suo sovradosaggio.
Anticorpi monoclonali per combattere il dolore cronico
Gli anticorpi monoclonali sono già utilizzati come trattamenti per alcuni tipi di cancro e ad alcuni è stata inoltre concessa dalla Fda l’autorizzazione all’uso di emergenza per combattere il Covid-19.
Anche in ambito dolore cronico, l’agenzia ha già approvato un trattamento con anticorpi monoclonali per combattere e prevenire l’emicrania, una terapia che prende di mira una specifica molecola di segnalazione chiamata CGRP (peptide correlato al gene della calcitonina). Gli anticorpi bloccano il CGRP, che i ricercatori ritengono abbia un ruolo nei nervi collegati ai vasi sanguigni cerebrali.
Anche se si dono dimostrati utili solo in un sottogruppo di pazienti, in questa popolazione gli anticorpi monoclonali si sono rilevati efficaci e rappresentano un importante passo avanti. Inoltre i pazienti hanno avuto effetti collaterali minimi, facendo ben sperare anche per il trattamento di altre condizioni che coinvolgono il dolore. Le complicanze legate a questa terapia dipenderanno dalla specificità del farmaco per il target, così che interagisca prevalentemente con il proprio bersaglio.
La disponibilità richiederà tempo, ma la ricerca è iniziata
I ricercatori guidati da Vladimir Yarov-Yarovoy e James Trimmer, professori presso il Dipartimento di Fisiologia e Biologia della UC Davis School of Medicine, intendono utilizzare strumenti computazionali e di imaging ad alta risoluzione. Sulla base di ricerche passate, si sono concentrati su tre canali ionici del sodio voltaggio dipendenti presenti nelle membrane delle cellule nervose, che consentono o impediscono il passaggio di determinate molecole, un flusso alla base di molti tipi di segnali corporei come il dolore.
«I recettori a cui un anticorpo può legarsi sui canali di membrana sono strutture altamente complesse» ha osservato Yarov-Yarovoy. «Se riusciremo a sviluppare gli anticorpi giusti, questo trattamento potrebbe essere somministrato come iniezione endovenosa. Gli anticorpi potrebbero circolare nel flusso sanguigno fino a un mese prima di essere degradati, il che significa che i pazienti potrebbero potenzialmente ricevere questa sorta di vaccino e goderne i benefici per settimane.
I ricercatori ritengono inoltre che un trattamento con anticorpi monoclonali per il dolore cronico potrebbe rappresentare una buona alternativa agli oppioidi, perché non creerebbe dipendenza e potrebbe causare pochi effetti collaterali.
Questo risultato richiederà anni di ricerche approfondite e di studi clinici prima che possa essere utilizzato regolarmente e potrebbe essere un trattamento molto costoso. «Vedremo quanto sarà ampia l’effettiva utilità di questi anticorpi in futuro» ha commentato Yarov-Yarovoy. «Non pensiamo di arrivare a un trattamento magico che vada bene per tutti i pazienti con dolore cronico, ma la nostra speranza è che possa aiutarne almeno alcuni».