A raccontarci il Festival Creature è il suo curatore, Davide Paterna, che con l’associazione Open City Roma realizza eventi culturali che ruotano intorno all’architettura
Si chiude oggi, 18 dicembre 2022, il Festival Creature – Il suono si fa spazio, giunto quest’anno alla sua sesta edizione. Una rassegna che è un viaggio attraverso alcuni dei luoghi più interessanti e inaccessibili di Roma, per indagare il rapporto fra architettura e musica, accompagnati dalle musiche e dai racconti di artisti di rilievo del panorama nazionale e internazionale. Tour acustici, podcast, workshop e mappe sonore per un programma fitto e diversificato di eventi gratuiti, che vedono che sin dalla prima edizione della rassegna una partecipazione crescente di pubblico, interessato a conoscere un volto nuovo della Capitale e a esplorare l’architettura in maniera inusuale, attraverso la musica e il modo in cui i suoni la percorrono e riverberano, ascoltando brani musicali composti proprio per quei luoghi.
La kermesse costituisce un’occasione unica per vedere la città eterna sotto una prospettiva nuova, che fa della contaminazione fra architettura e altre discipline creative il suo punto di forza. A raccontarci del Festival Creature è il suo curatore, Davide Paterna, che con l’associazione Open City Roma realizza numerosi eventi culturali che ruotano intorno all’architettura, incentivando la partecipazione attiva dei cittadini alla vita culturale del territorio.
Il Festival Creature che evoluzione ha avuto nel corso di queste sei edizioni?
Fin dall’inizio la nostra intenzione è stata quella di allargare il campo d’indagine dal patrimonio architettonico alla creatività più in generale, sempre però partendo dal punto di vista che ci è proprio, quello dello spazio urbano. Nella prima edizione, del 2017, abbiamo coinvolto tre distretti creativi, focalizzando le nostre azioni sulla conoscenza dei protagonisti e dei contesti territoriali. Per sostenerne il consolidamento, abbiamo contribuito economicamente alla realizzazione di un’opera d’arte per ognuno dei tre, una di queste è “Naviganti” di Davide Dormino, ancora visibile a Piazza Copernico, al quartiere Pigneto. Con il secondo appuntamento abbiamo sperimentato, invece, la fotografia collegata a una campagna d’affissioni, per rafforzare la narrazione sulle caratteristiche del Municipio III, una vera e propria città di 300.000 abitanti che fatica a trovare un’identità, così multiforme nella natura dei quartieri che lo compongono, dal Tufello alla Bufalotta. In Creature 2019 è stata la parola scritta a guidarci. Scrittrici, scrittori, giornaliste e giornalisti ci hanno portato a riflettere su parole come Emergenza, Frontiera, Ibrido, al centro del mondo contemporaneo. Il quartiere Appio-Latino, scelto per la manifestazione, è stato oggetto inoltre della rivisitazione creativa di tre edicole finalizzata al rilancio della funzione urbana di questi “porti” di conoscenza.
Fino ad arrivare al bando triennale “Contemporaneamente Roma” del Comune di Roma, che ci ha incoraggiato a programmare lo sviluppo di un tema su più stagioni e, quindi, a scegliere il suono come mezzo di indagine.
In che modo le contaminazioni fra arti e discipline differenti possono raccontare e valorizzare l’architettura?
L’architettura è una disciplina che potremmo definire “contenitiva”, nel senso che per sua natura si struttura come contenitore. La società umana ha bisogno continuamente di architetture che configurano spazi per il suo divenire. Questo “comprendere in sé” è vicino al contaminarsi, nel senso che naturalmente una buona architettura si nutre fin dal suo concepimento di altre materie – e materiali – proprie del contesto dove questa viene realizzata. Ma questo può e deve accadere anche durante la vita di un edificio. Avendo solitamente vita lunga, l’architettura deve essere considerata non come un monolite ma come un testo che può essere sovrascritto, sia per essere meglio interpretato che per essere arricchito. In questo senso, e mi sto limitando al solo punto di vista dell’architettura, l’intervento di altre discipline artistiche non fa che “attualizzare” lo spazio architettonico.
Qual è il tema dell’edizione di quest’anno?
Con “Il suono si fa spazio”, titolo del triennio di cui questa è l’edizione finale, continuiamo a esplorare la relazione tra i luoghi e il loro contesto sonoro. Siamo abituati a fare esperienze dei luoghi, delle architetture, dei paesaggi, privilegiando un approccio visivo. Questo accade forse perché all’interno della città, mentre gli edifici o gli spazi costruiti ci appaiono in sé dotati di coerenza (penso ai singoli edifici ad esempio), il suono che percepiamo è in continua variazione, continuamente contaminato e difficile da interpretare. In altre parole per il nostro orecchio è facile “leggere” una composizione in sé costruita secondo logiche lineari, un brano musicale, cosa che succede raramente quando si trova immerso nel caos urbano. Eppure riuscire a “guardare ascoltando” potrebbe aumentare la nostra capacità percettiva, arricchendo le nostre esperienze, anche e soprattutto quelle quotidiane. È per questo che Creature, nei suoi format, tour sonori, podcast, Archisound, vuole contribuire a suscitare curiosità, a stimolare l’esigenza di approfondire la conoscenza sonora dei luoghi.
Cosa ci aspetta nelle prossime edizioni del Festival Creature?
L’esplorazione di altre discipline culturali è un progetto che non ha limiti e Roma offre luoghi incredibili dove ambientare un laboratorio. Tuttavia per noi non è ancora il momento di proiettarci avanti, il festival è in corso e siamo desiderosi innanzitutto di osservarne gli esiti e farne tesoro.
Fonte: ufficio stampa Sign Press – Isabella Clara Sciacca