Il fascino del presepe napoletano per la terza volta a Ravenna: d’ispirazione settecentesca, è uno dei capolavori presepiali di Amedeo Mignogna
In queste festività natalizie, tra addobbi, mercatini e luminarie, il fascino del presepe napoletano sbarca per la terza volta a Ravenna. Lungo tre metri e alto un metro e mezzo, d’ispirazione settecentesca, è uno dei capolavori presepiali di Amedeo Mignogna, artista partenopeo, che, come nei due anni precedenti, lo presenta in una versione inedita nella vetrina della banca Cassa di Ravenna a Piazza del Popolo. Un’attrazione originale e all’insegna della tradizione per ravennati, visitatori e turisti che ogni giorno affollano il centro storico cittadino. Il magnifico lavoro artistico presepiale, in “vetrina” dallo scorso 8 Dicembre, giorno dell’Immacolata, rimarrà in mostra fino al 9 gennaio 2023.
Mentre i personaggi e gli animali del Presepe sono di Alessandro Rufolo, l’ideazione e la scenografia sono del maestro Mignogna. Nato a Torre Annunziata, in provincia di Napoli e da alcuni anni residente a Ravenna, l’artista coltiva la passione dei presepi napoletani da lunghissimo tempo. Una vera e propria arte che ha perfezionato nel 2002 e che gli ha consentito di partecipare a numerose e prestigiose esposizioni a tema, riscuotendo apprezzamenti da maestri del settore e da collezionisti.
“Tutto nasce da bambino – racconta Mignogna -. Guardavo affascinato papà mentre costruiva il presepe. Ancora ricordo l’intensità dell’odore di cera lacca, di colla di pesce, di sughero e carta. Odori che mi sono rimasti impressi assieme ai bellissimi momenti trascorsi con lui. E che credo abbiano contribuito ad alimentare la mia passione per
questa arte”. Tanto é stato il coinvolgimento e l’amore per il mondo legato ai presepi che infine l’artista partenopeo ne ha fatto un vero e proprio culto, promovendone la diffusione assieme al fratello Vincenzo.
Il Presepe napoletano, diventato ormai un cult del settore conosciuto in tutto il mondo, ha una storia che viene da lontano. Nel periodo barocco si ha una prima affermazione, che poi si consolida nel 700, in pieno illuminismo, a Napoli, dove con la Mistica Natività si celebrava il momento più alto del cristianesimo attraverso la rappresentazione dedicata alla nascita di Gesù. La raffigurazuone realistica di grandi autori, come Sammartino, Viva, Celebrano e tanti altri, fanno del 700 il secolo d’oro del presepe napoletano. Lo stesso re Carlo di Borbone con la regina ed altri nobili partecipavano all’allestimento della scena presepiale.
Il presepe prima allestito nelle chiese e nei conventi, entrò anche nelle case private perdendo parte della religiosità a vantaggio di un aspetto più laico. Questo passaggio gradualmente assunse una celebrazione della borghesia attraverso la riproduzione in scala ridotta dell’ambiente, delle persone e della città stessa. I presepi laici commissionati ad architetti e scenografi non furono appannaggio solo della nobiltà, ma anche e soprattutto della borghesia. Agli inizi del 700 la differenza tra queste due categorie rimase molto accentuata anche nella scelta dei pastori: mentre la nobiltà rimaneva tradizionalmente legata ai vecchi schemi con teste di pastori scolpite e collegate su manichini articolabili, la borghesia si orientò verso pastori realizzati con testa in terracotta e poste su manichini in fil di ferro e stoppa con abiti di stoffa.
Un presepe è tale quando è allestito con almeno tre scene principali, altrimenti si definisce scoglio. Le scene principali sono: la Natività, l’Annuncio, il mercato, la fontana e la taverna.