L’immunoterapia sottocute per ridurre i sintomi dell’allergia al pelo di gatto sembra essere più efficace e duraturo se si aggiunge tezepelumab
Il ricorso all’immunoterapia sottocute (SCIT) per ridurre i sintomi dell’allergia al pelo di gatto sembra essere più efficace e duraturo se si aggiunge tezepelumab, un anticorpo monoclonale recentemente approvato per l’asma grave. Queste le conclusioni di uno studio di fase I/II recentemente pubblicato sulla rivista JACI.
Razionale e disegno dello studio
La linfopoietina timica stromale (TSLP) fa parte di un gruppo di molecole rilasciate dall’epitelio, note come allarmine. E’ una citochina epiteliale rilasciata dall’epitelio delle vie aeree respiratorie in risposta ad una serie di stimoli (trigger) quali l’inquinamento, le infezioni o l’esposizione agli allergeni. Una volta rilasciata, dà l’avvio ad una cascata infiammatoria che è coinvolta nella patogenesi di diverse patologie su base allergica, giocando un ruolo centrale nell’avvio e nella persistenza delle risposte allergiche.
“Le persone affette da sintomi allergici cronici possono soffrire di una riduzione della produttività e della qualità della vita”, ha dichiarato Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, nel comunicato stampa di presentazione del lavoro. “Lo sviluppo di regimi di immunoterapia con allergeni che funzionino meglio e più rapidamente di quelli attualmente disponibili fornirebbe a molte persone il sollievo di cui hanno bisogno”.
Alla luce di questi presupposti, l’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare se l’aggiunta di tezepelumab, inibitore di TSLP recentemente approvato nel trattamento dell’asma, fosse in grado di migliorare l’efficacia di SCIT e di promuovere lo sviluppo della tolleranza nei pazienti con rinite allergica.
CATNIP, questo il nome del trial di fase I/II, ha randomizzato, in cieco, 121 pazienti adulti, afferenti a nove centri statunitensi, ad uno dei trattamenti seguenti:
– 700 mg di tezepelumab per via endovenosa più SCIT (n=32)
– tezepelumab più placebo (n=30)
– SCIT più placebo (n=31)
– placebo combinato (n=28)
Per testare ciascun trattamento, i partecipanti allo studio sono stati sottoposti a spruzzi di estratto di allergene di gatto in entrambe le narici per sei volte durante il periodo di studio di 2 anni, seguiti da test sulla sintomatologia nasale e di flusso delle vie aeree respiratorie.
I ricercatori hanno anche raccolto campioni di sangue e di cellule nasali. L’outcome primario dello studio era rappresentato dalla AUC del punteggio totale dei sintomi nasali (TNSS) relativa alla prima ora dopo il challenge a 104 settimane.
Risultati principali
Complessivamente, il punteggio TNSS è risultato significativamente più basso per i partecipanti allo studio sottoposti a trattamento combinato SCIT-anticorpo monoclonale ad un anno rispetto alla sola SCIT, ma non dopo 2 anni (un anno dopo l’interruzione del trattamento). Nello specifico, la differenza media a 52 settimane è stata pari a -1 (IC95%= -1,8; -0,1; p=0,028), mentre la differenza media a 104 settimane è stata pari a -0,5 (IC95%= -1,5; 0,5; p=0,314).
Se, però, lo studio randomizzato CATNIP non ha raggiunto l’endpoint primario, è stata osservata una riduzione del picco dei sintomi nasali quando tezepelumab era aggiunto alla SCIT. Nello specifico, i punteggi di picco TNSS con la terapia combinata sono risultati significativamente più bassi sia dopo un anno di trattamento (differenza media a 52 settimane: -2; IC95%= -3,4; -0,5; p= 0,008) sia un anno dopo l’interruzione della terapia (differenza media a 104 settimane: -1,8; IC95%= -3,5; -0,2; p=0,026).
Lo studio, a quattro bracci di trattamento, ha dimostrato, dunque, che la terapia di combinazione si associa ad un maggiore rapidità di insorgenza dell’effetto.
Non solo: l’analisi transcrittomica dei campioni di epitelio nasale ha dimostrato che il trattamento con la combinazione di SCIT/tezepelumab, ma non con la monoterapia, si associava ad una persistente down regolazione di una serie di geni correlati all’infiammazione di tipo 2, con conseguente miglioramento delle risposte agli allergeni nasali.
Da ultimo, per quanto riguarda la safety, sono stati registrati eventi avversi nel 78,5% dei partecipanti allo studio in assenza di differenze significative tra gruppi di trattamento, anche se è stata documentata una leggera prevalenza di reazioni sistemiche e locali nei pazienti trattati con SCIT.
Riassumendo
Nel complesso, i risultati di questo studio suggeriscono che l’inibizione di TSLP con tezepelumab sarebbe in grado di aumentare l’efficacia di SCIT durante la terapia e potrebbe promuovere la tolleranza immunologica dopo un ciclo terapeutico della durata pari ad un anno.
Bibliografia
Corren J, et al “Effects of combination treatment with tezepelumab and allergen immunotherapy on nasal responses to allergen: a randomized controlled trial” J Allergy Clin Immunol 2022; DOI: 10.1016/j.jaci.2022.08.029.
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