Guerra in Ucraina, il ministro degli Esteri russo Lavrov all’agenzia Tass: “Grazie alle politiche di Usa e Europa, c’è il rischio di una guerra nucleare”
È la “pericolosa politica di contenimento della Russia” messa in atto dai Paesi alleati dell’Ucraina dopo lo scoppio della guerra che “rischia di innescare uno scontro armato diretto tra le potenze nucleari”: ad affermarlo in un’intervista esclusiva all’agenzia russa filogovernativa Tass è stato il ministro degli Affari esteri di Mosca, Sergej Lavrov. Nel colloquio Lavrov ha tracciato una bilancio dell’anno che sta per concludersi, segnato dal conflitto scoppiato in Ucraina a febbraio con il lancio di un’offensiva militare da parte della Russia e dal conseguente deterioramento dei rapporti a tutti i livelli fra quest’ultima, gli Stati Uniti e l’Unione Europea, con una serie di ricadute sui piani economico, energetico e dell’approvvigionamento alimentare globale.
LA MINACCIA DEL PENTAGONO
Parlando della minaccia di un’escalation atomica e del presunto ruolo degli Usa, indicati dal capo della diplomazia russa come i “principali beneficiari” del proseguimento delle ostilità in Ucraina, Lavrov ha affermato come riferisce la Dire (www.dire.it): “Alcuni ‘funzionari anonimi’ del Pentagono hanno effettivamente minacciato un ‘colpo finale’ al Cremlino, cioè di voler eliminare fisicamente il capo dello Stato russo. Se tali idee fossero realmente covate da qualcuno, questo qualcuno dovrebbe riflettere molto attentamente sulle possibili conseguenze di tali piani”. Nel corso dell’intervista Lavrov ha comunque sottolineato che la Russia “continua a chiedere all’Occidente la massima moderazione in questo settore estremamente delicato” e ha sottolineato che “per minimizzare i rischi sul nucleare, è importante nella pratica mantenere l’adesione al postulato dell’inammissibilità di questo tipo di guerra, confermato dai cinque Paesi dei nucleari in un comunicato congiunto del 3 gennaio 2022”. Insistendo sui rapporti con Washington, il ministro russo ha inoltre reso noto che Mosca, in questa fase, non intende “discutere di possibili nuovi accordi nel campo delle armi strategiche offensive, nonché sulle reciproche garanzie di sicurezza”, pur non venendo meno alla sua fedeltà verso il Strategic Arms Reduction Treat (Start). Il mese scorso il governo Usa ha lamentato la decisione russa di non partecipare a un incontro per l’implementazione di quest’intesa, siglata nella sua prima versione nel 1993, previsto in Egitto.
Rispetto al conflitto sul campo e ai rapporti con Kiev, il titolare degli esteri ha nuovamente esposto gli obiettivi russi nel Paese, come “l’eliminazione delle minacce alla sicurezza della Russia”, e ha ribadito che il modo migliore per sbloccare la crisi è facilitare il raggiungimento di queste mete “nel miglior modo possibile”. Altrimenti, ha avvertito Lavrov, “la questione sarà decisa dall’esercito russo“.
Sul terreno le ostilità continuano intanto. Stando a quanto affermato da fonti militari ucraine, rilanciate dal quotidiano Ukrainska Pravda, ieri le forze armate russe hanno attaccato sei regioni, colpendo anche infrastrutture civili.
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