La Camera approva il decreto anti rave party: decisivo il ricorso alla “ghigliottina”. I voti favorevoli sono 183, 116 i contrari e un astenuto
La Camera dei deputati ha approvato il decreto anti-rave, che diventa quindi legge. 183 i voti favorevoli, 116 contrari e un astenuto. Decisivo, nell’ultimo giorno utile per l’approvazione, pena la decadenza del decreto (che era stato presentato nel Consiglio dei ministri del 31 ottobre), il ricorso alla cosiddetta ‘ghigliottina‘. L’unica arma a disposizione della maggioranza per fermare l’ostruzionismo delle opposizioni, che (Terzo Polo a parte) avevano iscritto a parlare la quasi totalità dei propri deputati. Ognuno dei quali ha a disposizione dieci minuti per il suo intervento, per un totale di oltre 21 ore. A cui andavano aggiunti i tempi a disposizione dei 38 parlamentari della maggioranza iscritti a parlare.
Si sarebbe certamente scavallata la mezzanotte e il dl anti-rave sarebbe andato in fumo: nella Conferenza dei capigruppo convocata alle ore 14.30 si è deciso di interrompere la lunga maratona delle dichiarazioni di voto e di procedere con la ‘ghigliottina’. Si è dunque passati subito al voto, che ha permesso alla maggioranza di approvare definitivamente il discusso decreto. In Aula è andata in scena la protesta del Pd che per criticare il merito del decreto legge ha impugnato il testo della Costituzione.
LE NORME DEL DECRETO ANTI-RAVE
Il testo del discusso decreto, modificato durante l’esame al Senato rispetto alla sua formulazione originaria, prevede che “chiunque organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui pubblici o privati al fine di realizzare un raduno musicale o avente scopo di intrattenimento è punito con la reclusione da tre a sei anni e la multa da 1.000 a 10.000 euro quando dall’invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica a causa dell’inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi”. È stato modificato anche il comma sulla confisca delle cose, che è diventato: “È sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, nonché delle cose che ne sono il prodotto o il profitto“.
Il dl anti-rave, spiega la Dire (www.dire.it), contiene anche la riforma dell’ergastolo ostativo, il rinvio dell’entrata in vigore della riforma Cartabia e il reintegro dei medici e dei sanitari no vax. Su quest’ultimo punto si è creata una spaccatura all’interno della maggioranza: in mattinata il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, Alessandro Cattaneo, ha spiegato che “il reintegro anticipato dei medici no vax è inserito in un decreto molto più ampio che affronta soprattutto questioni legate alla giustizia. Abbiamo detto chiaramente che quella norma poteva essere evitata, anche perché anticipa un termine che sarebbe comunque scaduto domani. Ma il voto di Forza Italia al provvedimento certamente non mancherà”. E il presidente della commissione Affari Costituzionali, Nazario Pagano, anch’egli di Forza Italia, non ha partecipato al voto finale: “Per profonda convinzione, e per storia personale, nella scorsa legislatura mi sono battuto per l’obbligo vaccinale per i sanitari e non condivido la norma dell’articolo 7 del decreto”.
COSA È LA ‘GHIGLIOTTINA’
La decisione di ricorrere alla ‘ghigliottina’ consente al presidente Lorenzo Fontana di interrompere immediatamente le dichiarazioni di voto e passare subito alla votazione finale. È la cosidetta ‘ghigliottina’, detta anche impropriamente ‘tagliola’. A differenza del regolamento di Palazzo Madama, dove ci sono precise disposizioni in merito (la ghigliottina viene applicata al trentesimo giorno dal deferimento al Senato o entro 60 giorni se trasmesso dalla Camera in base agli art. 78 Comma 5 e art. 55 Comma 5), a Montecitorio l’istituto discende da un’interpretazione della presidenza della XIII legislatura.
I PRECEDENTI DELLA ‘GHIGLIOTTINA’ ALLA CAMERA
Luciano Violante, presidente della Camera in quella legislatura, nel maggio del 2000 spiegava come non fosse “accettabile in nessun sistema politico democratico che sia una minoranza a deliberare e non una maggioranza”. L’interpretazione (che sia compito del presidente garantire il rispetto dei termini di legge per l’approvazione dei decreti) è stata poi riconfermata nelle legislature successive e mai applicata fino al 29 gennaio 2014, quando Laura Boldrini l’applicò al decreto Imu-Bankitalia tra le proteste del Movimento 5 Stelle che aveva messo in atto un durissimo ostruzionismo. Fino ad allora era bastata la sola evocazione della ghigliottina per scongiurarne il ricorso. Ora è toccato al leghista Fontana decidere di applicarla: è il secondo caso dopo quello Boldrini.