Esofagite eosinofila: disponibile in Italia budesonide


È disponibile ora anche in Italia “budesonide” in compresse orodispersibili, l’unica terapia approvata per il trattamento dell’esofagite eosinofila

Esofagite eosinofila, dupilumab efficace e sicuro fino a 52 settimane secondo i risultati di uno studio presentato all' UEG Week Virtual

È disponibile ora anche in Italia budesonide in compresse orodispersibili, l’unica terapia approvata per il trattamento dell’esofagite eosinofila che ha dimostrato in ampi studi clinici tassi convincenti di remissione, sia nella terapia di induzione sia in quella di mantenimento con una buona tollerabilità.

L’esofagite eosinofila (EoE) ad oggi è ancora considerata una malattia rara, anche se gli ultimi dati di una metanalisi hanno mostrato una prevalenza complessiva di EoE di 22,7/100.000 abitanti con tassi più alti negli adulti (43,4/100.000) rispetto ai bambini (29,5/100.000).

L’EoE è una patologia Th2 antigene-mediata, caratterizzata clinicamente da sintomi di disfunzione esofagea ed istologicamente da un’infiltrazione eosinofila dell’epitelio dell’esofago. I sintomi esofagei includono pirosi, rigurgito, vomito, disfagia, arresto del bolo alimentare e dolore addominale. La malattia non trattata può portare a rimodellamento esofageo, rigidità e stenosi del viscere; pertanto, serve un adeguato inquadramento diagnostico e terapeutico.

Questa malattia è spesso sottostimata e difficilmente diagnosticata a causa dei sintomi spesso sovrapponibili ad altre patologie gastriche, ad esempio nei bambini che non riescono a descrivere la disfagia.

“I criteri diagnostici comprendono la presenza di sintomi esofagei quali la disfagia e l’arresto del bolo alimentare negli adulti e l’intolleranza alimentare e i sintomi da reflusso, l’infiltrazione eosinofila ≥ 15 per campo ad alto ingrandimento nel tessuto esofageo e l’esclusione di altre cause di eosinofilia esofagea” – spiega Edoardo Vincenzo Savarino, Professore Associato di Gastroenterologia – DISCOG Università di Padova. “Per una corretta diagnosi della patologia deve essere eseguita una esofagogastroduodenoscopia (EGDS) con biopsie.”

L’origine e la causa dell’EoE non sono ancora del tutto chiare. Si pensa che ci sia un’interazione fra il sistema immunitario e i fattori ambientali.

“Circa il 70% dei pazienti soffre di EoE a causa di alimenti. Dato che può essere ulteriormente aumentato di un 10% riferendosi anche ad altre sensibilizzazioni. Non ultimo ricordiamo alcuni report di pazienti che hanno sviluppato EoE anche a seguito di uso di immunoterapia orale o sublinguale” – afferma Giorgio Walter Canonica, Responsabile Centro Medicina Personalizzata Asma e Allergologia – IRCCS Humanitas Research Hospital di Milano.

Quello che accade a livello esofageo è che le sostanze contenute negli alimenti o pollini vengono in contatto con cellule del sistema immunitario, che si attivano in modo non fisiologico determinando infiammazione con richiamo degli eosinofili a livello della mucosa dell’esofago. Questa infiammazione a livello dell’esofago causa un rimodellamento della mucosa che può determinare importanti fibrosi.

La terapia dell’EoE si può riassumere con le 3D: diet, drugs, dilatation. La terapia alimentare si basa su diete elementari o empiriche, che consistono nell’interruzione dell’assunzione dei più comuni alimenti allergenici come il latte, le uova, il grano, la soia, le nocciole e molluschi. La dilatazione endoscopia, infine, si attua con palloncino o dilatatore di tipo Savary.

In quanto patologia rara l’esofagite eosinofila ha “sofferto” di poca attenzione da parte del Sistema Sanitario Nazionale. I malati sono sottoposti a numerosi esami endoscopici e a esami di laboratorio immuno-allergologici, spesso molto costosi, sia in fase diagnostica che durante le urgenze, quando il cibo si blocca nell’esofago a causa dell’infiammazione.

“Uno dei principali problemi è il ritardo diagnostico; è infatti una malattia spesso sottovalutata a causa di sintomi a volte non gravi. Il secondo problema è l’accessibilità al farmaco in ogni parte d’Italia in egual misura, processo che definirei un’«avventura», un viaggio da fare Regione per Regione con l’obiettivo di creare dei PDTA nelle eccellenze locali che diventano in seguito facilitatori di buone pratiche” – conclude Roberta Giodice, Presidente di ESEO APS Italia.

Grazie al nuovo farmaco, i pazienti che convivono da tempo con questa rara patologia, hanno oggi un’opportunità terapeutica innovativa che può consentire loro di riscoprire una qualità di vita migliore e un ritrovato piacere nel cibo.