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Sclerosi multipla: tasso di recidive più alto con rituximab

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Nel trattamento della sclerosi multipla recidivante-remittente (RRSM), rituximab ha evidenziato un maggiore tasso di recidive rispetto a ocrelizumab

Nel trattamento della sclerosi multipla recidivante-remittente (RRSM), rituximab ha evidenziato un maggiore tasso di recidive rispetto a ocrelizumab, rispetto al quale peraltro non ha mostrato non inferiorità, stando a dati di registro. È quanto rileva uno studio presentato ad Amsterdam nel corso del meeting 2022 dell’European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis (ECTRIMS). Si attendono peraltro dati più precisi da uno studio randomizzato in corso.

Il tasso annualizzato di recidive (ARR) era più alto nei pazienti con sclerosi multipla (SM) trattati con rituximab rispetto a ocrelizumab (0,20 vs 0,09, P<0,01; rapporto tasso di recidiva 1,8, IC 95% 1,4-2,4) su un follow-up medio di 1,5 anni, ha specificato Izanne Roos, dell’Università di Melbourne (Australia).

Anche il rischio cumulativo di recidiva era più elevato tra i pazienti trattati con rituximab rispetto a quelli del gruppo ocrelizumab (HR 2,1, IC 95% 1,5-3,0), ha aggiunto Roos. Peraltro, non è emersa alcuna differenza tra i gruppi nell’accumulo di disabilità su un follow-up medio di 1,44 anni.

La storia dei due farmaci
Nei dati dello studio registrativo, ocrelizumab, anticorpo monoclonale umanizzato che ha come bersaglio le cellule B CD20+, ha ridotto la frequenza delle recidive del 46% e il peggioramento della disabilità del 40% rispetto all’interferone beta-1a nella RRSM. Rituximab, farmaco monoclonale chimerico anti-CD20, è prescritto come alternativa off-label  a ocrelizumab.

«Rituximab è in circolazione da 20 anni ed è usato più comunemente nel trattamento dei tumori maligni oncologici, così come nelle condizioni reumatologiche» ha ricordato Roos. «Nonostante uno studio randomizzato controllato di fase II condotto con rituximab nella RRSM abbia avuto esiti positivi, questo farmaco non è stato ricercato a favore di ocrelizumab».

Il razionale dello studio
«Ocrelizumab è successivamente diventata la nostra prima terapia autorizzata con cellule B per la RRSM» ha osservato. «Nonostante questo, rituximab è ancora usato come alternativa off-label a ocrelizumab. Ciò potrebbe essere dovuto alla scelta del clinico o alla disponibilità del farmaco, e sappiamo da studi randomizzati successivi, così come dai dati osservazionali, che rituximab è una terapia altamente efficace».

«Tuttavia, non abbiamo mai avuto uno studio comparativo ‘testa a testa’ sull’efficacia di ocrelizumab e rituximab» ha detto Roos. «Abbiamo quindi mirato a eseguire uno studio di non inferiorità proprio a questo scopo».

Consultati due grandi database osservazionali, MSBase e DMSR
I ricercatori hanno utilizzato i dati di due grandi registri osservazionali della SM: MSBase e il registro danese della sclerosi multipla (DMSR) — per identificare i pazienti con RRSM trattati dopo il 2015 per 6 mesi o più con entrambi i farmaci. Tutti i partecipanti hanno avuto almeno 6 mesi di follow-up.

I pazienti con caratteristiche basali comparabili sono stati abbinati per punteggio di propensione in base a età, sesso, durata della SM, disabilità misurata mediante punteggi all’Expanded Disability Status Scale (EDSS), precedente tasso di recidiva, precedente terapia, attività della malattia, carico di lesioni MRI e paese di residenza.

Un totale di 710 pazienti trattati con ocrelizumab (415 da MSBase e 285 da DMSR) sono stati abbinati a 186 pazienti trattati con rituximab (110 da MSBase e 76 da DMSR). L’età media in ciascun gruppo era di circa 41,5 anni, la durata media della malattia era di circa 11,5 anni e i punteggi medi EDSS erano di circa 3,5. Le donne costituivano il 68% di entrambi i gruppi.

L’endpoint primario era l’ARR, con un margine di non inferiorità prespecificato di 1,2 in termini di rapporto tra tassi (rate ratio). Gli endpoint secondari erano la recidiva e gli esiti di accumulo di disabilità confermati a 6 mesi in gruppi censurati a coppie.

I limiti della ricerca e la necessità di un trial randomizzato
Lo studio aveva diverse limitazioni, ha riconosciuto Roos. Ocrelizumab è un singolo prodotto, mentre il trattamento con rituximab può aver incluso farmaci generici e biosimilari. I programmi di trattamento con rituximab – così come il dosaggio individuale, che avrebbe potuto variare tra 500 e 1.000 mg ad ogni somministrazione – possono essere variati.

«È quindi possibile che ci possano essere risposte differenziali all’interno di quel singolo gruppo» ha detto Roos. «Tuttavia, quando lo si guarda più attentamente, e includendo solo i pazienti che sappiamo aver ricevuto dosi da 1.000 mg, i nostri risultati sono stati coerenti».

Inoltre, nello studio sono stati valutati solo i risultati clinici. Il follow-up medio di 1,44 anni per gli esiti della disabilità è stato insufficiente per trarre conclusioni, ha osservato Roos.

«Non abbiamo mostrato non inferiorità del trattamento con rituximab rispetto a ocrelizumab. Tuttavia, penso che sia importante che questo aspetto sia esplorato ulteriormente in uno studio clinico randomizzato di non inferiorità, che è già in corso» ha aggiunto.

Fonte:
Roos I, et al “A non-inferiority study of rituximab versus ocrelizumab in relapsing-remitting multiple sclerosis” ECTRIMS 2022; Abstract O180.

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