Pubblicata una recente analisi retrospettiva condotta in Italia a partire da dati di real-world su pazienti ipercolesterolemici in trattamento con statine
Una recente analisi retrospettiva condotta in Italia a partire da dati di real-world su pazienti ipercolesterolemici in trattamento con statine ha evidenziato come oltre la metà di coloro che avevano una condizione di rischio cardiovascolare classificata come “alto” o “molto alto” risulti essere non adeguatamente controllata, mettendo inoltre in risalto un’aderenza non ottimale alla terapia ipolipemizzante.
I risultati di questa ricerca condotta da CliCon s.r.l. Health, Economics & Outcome Research, sono stati presentati al XIV Congresso Nazionale 2021 della Società Italiana di Health Technology Assessment (SIHTA) [1], ed inoltre sono stati pubblicati sulla rivista Risk Management and Healthcare Policy [2].
Il background e razionale della ricerca
L’ipercolesterolemia è una condizione patologica caratterizzata da elevati livelli circolanti di colesterolo LDL (low-density lipoprotein) e rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari. È stata infatti dimostrata una correlazione tra la riduzione dei livelli di colesterolo LDL e la riduzione del rischio cardiovascolare. A tal proposito, le più recenti linee guida redatte dalla European Atherosclerosis Society e dalla European Society of Cardiology (EAS/ESC 2019), definiscono quale obiettivo terapeutico il controllo dei livelli di colesterolo LDL attraverso l’uso di farmaci ipolipemizzanti [3].
Storicamente, le statine sono state le prime terapie a dimostrare una significativa capacità nella riduzione farmacologica dei livelli sierici di colesterolo LDL, che si traduce in un rischio inferiore di sviluppare patologie cardiovascolari. Le statine costituiscono dunque a tutt’oggi il trattamento di base per il controllo dei livelli di colesterolo LDL. Tuttavia, è stata riscontrata un’ampia variabilità nella risposta a questo trattamento, le cui cause potrebbero essere da ricercare non solo nelle caratteristiche individuali dei pazienti, ma anche nella mancata o ridotta aderenza alla terapia. Per meglio comprendere questi aspetti, è stata condotta un’analisi in un contesto di reale pratica clinica italiana, che valutasse non solo le caratteristiche dei pazienti, ma anche il loro percorso terapeutico, inteso come trattamento farmacologico e aderenza alle terapie.
I risultati della ricerca
L’analisi, di natura osservazionale retrospettiva, è stata condotta su circa 6,5 milioni di assistibili in un campione di ASL rappresentativo del territorio italiano, a partire dall’integrazione dei flussi amministrativi correnti con il flusso del laboratorio analisi.
Sono stati inclusi tutti i pazienti con una condizione di ipercolesterolemia (familiare e non familiare) che avessero effettuato almeno una misurazione del colesterolo LDL (2,6% del campione) e con almeno una prescrizione di statine nei sei mesi precedenti l’ultima rilevazione, nel periodo compreso tra il gennaio 2010 e giugno 2019 (periodo di inclusione).
I pazienti sono stati quindi suddivisi in 5 coorti esclusive, sulla base della familiarità della patologia e del livello di rischio cardiovascolare: pazienti con ipercolesterolemia familiare e con ipercolesterolemia non familiare, suddivisi tra pazienti con (i) precedente malattia cardiovascolare; ii) diabete mellito; iii) diagnosi di dislipidemia mista; iv) prevenzione primaria. In base a quanto definito dalle linee guida in vigore al momento della conduzione dell’analisi (EAS/ESC 2016), i pazienti sono stati definiti “controllati” sulla base dei livelli di colesterolo LDL riscontrati all’inclusione, nello specifico: ≤70 mg/dL per i pazienti con malattie cardiovascolari (rischio molto alto); ≤100 mg/dL per i pazienti diabetici o con ipercolesterolemia familiare (rischio alto); ≤130 mg/dL per i pazienti con dislipidemia mista o in quelli in prevenzione primaria (rischio basso-moderato).
Sono stati inclusi nell’analisi più di 165 mila pazienti, di cui 164.161 presentavano un’ipercolesterolemia non familiare (età media 72 anni, 51% maschi) e 1.287 ipercolesterolemia familiare (età media 64 anni, 42% maschi). Alla data indice, dei pazienti con ipercolesterolemia non familiare, il 47,2% era trattato con atorvastatina, il 24,9% con simvastatina, il 12,2% rosuvastatina, il 6,8% con lovastatina/pravastatina/fluvastatina e il 9% utilizzava l’ezetimibe in combinazione con statine o in monoterapia. Un pattern pressoché speculare si osservava anche nei quattro sottogruppi, ovvero pazienti con precedente malattia cardiovascolare, diabetici, con diagnosi di dislipidemia mista e in prevenzione primaria. Tra i pazienti con ipercolesterolemia familiare, il 45,5% riceveva atorvastatina, il 16,9% statine in combinazione con ezetimibe o monoterapia con ezetimibe, il 15,9% simvastatina, il 15% rosuvastatina e infine il 6,8% lovastatina/pravastatina/fluvastatina.
L’aderenza alla terapia (intesa come copertura terapeutica ≥80%) era complessivamente poco soddisfacente, dal momento che il 51,3% dei pazienti con ipercolesterolemia non familiare e il 56,2% dei pazienti con ipercolesterolemia familiare risultavano non aderenti. Tra questi ultimi, a 6 mesi di follow-up, la quota di aderenti alle statine era rispettivamente pari al 52,7%, 51,2%, 45,3% e 45,3% tra i pazienti con precedente storia di eventi cardiovascolari, diabetici, con dislipidemia mista e in prevenzione primaria.
Tra i 164.161 con ipercolesterolemia non familiare, dei 46.782 pazienti con pregresso evento cardiovascolare il 58,8% risultava con livelli non controllati di LDL, e tra i 34.803 diabetici, tale percentuale era del 26,4. La quota aumentava considerando la popolazione affetta da ipercolesterolemia familiare (1.287 pazienti), dove il 60,8% risultava con LDL non controllato.
Conclusioni
Nonostante le numerose evidenze e raccomandazioni da parte di società scientifiche di rilevanza internazionale che sottolineano l’importanza di conseguire un adeguato controllo dei livelli di colesterolo LDL nei pazienti con ipercolesterolemia, i risultati di questo studio hanno mostrato come nella reale pratica clinica italiana tale obiettivo sia disatteso, indice di una gestione terapeutica non ottimale dei pazienti dislipidemici.
Si è evidenziato come una percentuale non trascurabile di individui ad alto o altissimo rischio cardiovascolare, presentino livelli di LDL-C non controllati la cui ragione potrebbe essere attribuibile ad una non adeguata aderenza al trattamento ipolipemizzante.
Per tali ragioni, il monitoraggio del profilo lipidico dei pazienti ipercolesterolemici e l’identificazione di coloro con livelli di LDL-C non adeguatamente controllati rappresenta un aspetto cruciale nella pianificazione strategica sanitaria al fine di migliorare l’appropriatezza prescrittiva, l’aderenza terapeutica e di ottimizzare il beneficio clinico per ogni singolo paziente.
Bibliografia
- Giacomini E, Perrone V, Sangiorgi D, Bartolini F, Andretta M, Lupi A, Ferrante F, Palcic S, Re D, Degli Esposti L. Valutazione del percorso terapeutico e della farmacoutilizzazione nei pazienti ipercolesterolemici in trattamento con le statine: studio retrospettivo su dati di real-world italiani. Abstract. XIV Congresso Nazionale 2021 della Società Italiana di Health Technology Assessment (SIHTA), 26-29 ottobre 2021 (online).
- Perrone V, Giacomini E, Sangiorgi D, Andretta M, Bartolini F, Lupi A, Ferrante F, Palcic S, Re D, Degli Esposti L. Evaluation of the Therapeutic Pattern and Pharmaco-Utilization in Hypercholesterolemic Patients Treated with Statins: A Retrospective Study on Italian Real-World Data. Risk Manag Healthc Policy. 2022 Jul 28;15:1483-1489. doi: 10.2147/RMHP.S358015.
- Authors/Task Force Members; ESC Committee for Practice Guidelines (CPG); ESC National Cardiac Societies. 2019 ESC/EAS guidelines for the management of dyslipidaemias: Lipid modification to reduce cardiovascular risk. Atherosclerosis. 2019 Nov;290:140-205. doi: 10.1016/j.atherosclerosis.2019.08.014. Epub 2019 Aug 31. Erratum in: Atherosclerosis. 2020 Jan;292:160-162. Erratum in: Atherosclerosis. 2020 Feb;294:80-82.