Un’adolescenza complicata, la droga, le passerelle, i due matrimoni finiti male e il rapporto con le figlie: la modella Bianca balti si è raccontata senza veli nel podcast One More Time
“Mia figlia ha deciso di vivere con suo padre perchè io mi drogavo. La lasciavo dai nonni e andavo in giro, di uomo di un uomo”. È una confessione molto pesante quella che fa la modella Bianca balti, 38 anni, che ha deciso di raccontarsi a 360 gradi, mettendosi a nudo, al giornalista Luca Casadei nel pod cast One More Time di ‘OnePodcast’. La donna ha parlato del suo passato, del suo lavoro, dei due matrimoni falliti della sua vita. Uno dei momenti più difficili della sua vita, ha appunto spiegato, è stato quando la figlia più grande, Matilde, a un certo punto dopo la fine del secondo matrimonio le ha detto che aveva deciso di vivere con il padre e non più con lei. Bianca Balti stava per trasferirsi in California. Il padre in quel momento viveva invece a Parigi. Per la modella fu un bruttissimo colpo: “Non mi drogavo già da tre anni, ma ho capito che Matilde non era pronta a perdonarmi“. La bambina scelse di rimanere con il padre. La bambina, diventata poi una ragazza con cui oggi Bianca Balti ha un ottimo rapporto, le ha spiegato più avanti negli anni che in quel momento prese questa decisione perche “stare con lei era un casino“.
UN’ADOLESCENZA DA RIBELLE
Per il resto, Bianca Balti ha raccontato un’adolescenza molto complicata: cresciuta a Lodi di cui è originaria (ha raccontanto che la prima volta che passava un sabato sera fuori casa un ragazzo le fece bere “una bottiglia di limoncello” e sua madre poi la trovò “collassata in giro per Lodi nel cuore della notte”. Da questo momento, comincia la sua vita da ‘cattiva ragazza‘ e la ribellione, che la portano a fare uso di droghe (in cui ricadrà da adulta) e a darsi al divertimento. In quel momento “il mio fidanzato era lo spacciatore di Lodi– ha raccontato nel podcast-. Stavo proprio bene, mi sentivo una boss, pensavo fosse la vita migliore che potessi avere”.
“RESTO INCINTA DOPO 3 SETTIMANE”
Arriva poi la moda e Bianca balti si trasferisce a Milano, calcando passerelle su passerelle (a partire da quella di Dolce & Gabbana). Qui conosce il fotografo Christian Lucidi e inizia una storai di grande passione: i due si trasferiscono a New York. “Resto incinta dopo sole tre settimane– racconta Bianca Balti-. Dopo un mese mi chiede di sposarlo. Vivevo tutto alla giornata , ho deciso di fare la mamma e la moglie dopo un anno e mezzo dall’inizio della mia carriera. Una cosa folle”. Ma il matrimonio finisce male (Lucidi si dimostra tra le altre cose “molto possessivo, assillante”) e la modella, tornata a Lodi, ricomincia a fare uso di droghe. Un periodo difficile e nero, che oggi la modella racconta così: “Lasciavo mia figlia dai nonni, a Lodi, e io andavo di uomo in uomo, passando per la droga. Era una vita disfunzionale, non ero felice, ma me ne accorgo solo ora. Ho passato tre anni così“.
“PAGO GLI ALIMENTI AI MIEI DUE EX MARITI”
Il secondo marito, racconta la Dire (www.dire.it), Bianca Balti lo conoscerà in Spagna: di tratta del dj Matthew McRae, con cui ha una seconda figlia, Mia. È quando si delinea la possibilità di trasferirsi in America che succede l’episodio del rifiuto della figlia più grande, Matilde, a seguirla e la scelta di stare con il padre a Parigi. Anche questo matrimonio finisce. La modella racconta: “Ho sempre sposato uomini per i quali ho sempre pagato tutto io. Oggi pago gli alimenti ad entrambi i miei ex mariti, ma è giusto, sono io che guadagno di più”. Oggi Bianca Balti appare serena e in pace con se stessa. Pubblica spesso foto e video sui social (Instagram ma anche Tik Tok) e anche il rapporto con le figlie sembra positivo. È la stessa modella ad annunciare, su Instagram, il podcadst in cui si è raccontata mettendosi a nudo: “Oggi è l’anniversario del giorno in cui ho deciso di smettere di “bermi via i sentimenti” ed iniziare a sentire tutto quello che la vita ha da offrirmi. Bello o brutto che sia. Lo celebro con una puntata di One more time podcast. Grazie Luca Casadei per avere creato un ambiente sicuro in cui io potessi sentirmi così vulnerabile”.