La metà dei pazienti con lupus eritematoso sistemico e proteinuria di basso grado di nuova insorgenza va incontro a proteinuria clinica entro 2 anni
Stando ai risultati di uno studio presentato al congresso annuale ACR, la metà dei pazienti con lupus eritematoso sistemico e proteinuria di basso grado di nuova insorgenza va incontro a proteinuria clinica entro 2 anni. Non solo: l’11% di questi pazienti tende a presentare, dopo esame bioptico suggerito dalla clinica, un quadro suggestivo di nefrite lupica, curabile entro due anni.
Razionale e disegno dello studio
La nefrite lupica rappresenta una causa frequente di morbilità e mortalità nei pazienti affetti da lupus eritematoso sistemico (LES). Le attuali linee guida raccomandano di eseguire una biopsia renale in presenza di un rapporto proteine/creatinina nelle urine (UPCR) ≥0,5.
Alcuni studi, tuttavia, hanno riportato un’elevata prevalenza di lesioni istologiche attive di nefrite lupica, e persino di cicatrici croniche, anche in pazienti con proteinuria di grado lieve.
Di qui il nuovo studio che si è proposto di valutare la progressione di malattia in pazienti affetti da LES con proteinuria di grado lieve , al fine di identificare i fattori di rischio di progressione a proteinuria conclamata, suggestiva di nefrite lupica clinica.
A tal scopo, i ricercatori hanno attinto ai dati di un Registro Usa di pazienti affetti da malattie reumatologiche, identificando e includendo nello studio i dati relativi a 151 pazienti con LES e con un rapporto proteine-creatinina nelle urine (UPCR) compreso tra 0,2 e inferiore a 5, senza nefrite lupica nota.
I pazienti inclusi nello studio che avevano sviluppato un valore di UPCR pari o superiore a 0,5 (con o senza biopsia) durante il periodo di follow-up erano definiti come “pazienti con progressione di malattia renale”. Quelli con progressione dei valori di UPCR a livelli inferiori a 0,5 entro due anni dal riscontro di un UPCR pari almeno a 0,2 ma inferiore a 0,5 erano definiti “pazienti con progressione veloce di malattia renale”, un sottogruppo considerato suscettibile a trarre beneficio dall’esecuzione precoce di biopsie e dall’avvio di interventi terapeutici ad hoc.
Risultati principali
Dai dati è emerso che 76 pazienti su in totale di 151 pazienti inclusi nello studio – pari al 50,3% – erano andati incontro a progressione della proteinuria fino al raggiungimento di un UPCR pari o superiore a 0,5. Non solo: di questi, 44 erano stati sottoposti ad una biopsia indicata in base alla clinica.
Sul totale dei pazienti con progressione della proteinuria, il 61% ha raggiunto un UPCR pari o superiore a 0,5 entro 2 anni.
Inoltre, dall’esecuzione di 20 biopsie nei primi 2 anni dello studio, 16 hanno documentato l’esistenza di una nefrite lupica curabile.
I ricercatori hanno anche osservato che bassi livelli delle proteine del complemento e una durata più breve del LES all’esordio della condizione di proteinuria di basso grado erano associati in modo più consistente alla progressione verso la proteinuria clinica. Altri fattori legati alla progressione individuati sono stati l’ipertensione, il diabete mellito, la giovane età e la presenza di ematuria.
Implicazioni dello studio
In conclusione, “…i dati di questo studio sembrano suggerire che la proteinuria precoce potrebbe essere un segno di infiammazione precoce in un sottogruppi di pazienti lupici, soprattutto quelli più giovani, con durata più breve dell’insorgenza di lupus e bassi livelli delle proteine del complemento – hanno sottolineato i ricercatori alla fine della presentazione dello studio -. Inoltre, quanto osservato suggerisce di prendere in considerazione l’esecuzione precoce di biopsie renali in questi pazienti, dato che si è ora in grado di diagnosticare e trattare precocemente i pazienti affetti da nefrite lupica”.
I dati di questo studio pongono le basi per studi futuri sulle vie molecolari alla base della progressione della nefrite lupica all’esordio, identificando le popolazioni a rischio.
La diagnosi precoce della nefrite lupica e un intervento efficace riducono le complicanze renali avverse a lungo termine.
La capacità di prevenire le lesioni dovrebbe tradursi in una minore esposizione complessiva ai farmaci tossici e in una migliore conservazione della massa renale.
Attualmente mancano marcatori clinici affidabili per prevedere quali pazienti affetti da LES con proteinuria di grado lieve dovrebbero essere sottoposti a biopsia.
La comprensione dei meccanismi molecolari attivati nel rene nella fase più precoce in popolazioni ad alto rischio sarà fondamentale, pertanto, per sviluppare biomarcatori di malattia precoce.
Bibliografia
Wang S et al. Short- and Long-Term Progression of Kidney Involvement in Systemic Lupus Erythematosus Patients with Low-Grade Proteinuria [abstract]. Arthritis Rheumatol. 2022; 74 (suppl 9).
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