I talk show sono utili per la salute? Parlano gli esperti


Ma i talk show fanno bene alla salute? Al Festival di Siena si è parlato di programmi televisivi incentrati su argomenti legati alla scienza ed alla salute

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Fanno bene alla salute oppure no? Si è parlato dei Talk Show all’interno del contenitore del XV Festival della Salute, che si è tenuto nelle settimane scorse a Siena.

In particolar modo si è affrontato il tema dei programmi televisivi incentrati su argomenti legati alla scienza ed alla salute, sempre di grande attualità da quando il Covid19 ha fatto la sua comparsa sulla scena internazionale.

A fare gli onori di casa ed a moderare il dibattito, è stato il Professor Maurizio Boldrini, giornalista e docente di storia della comunicazione all’Università di Siena, che ha ceduto subito la parola all’Assessore alla Sanità del Comune di Siena Francesca Apolloni che, ringraziando gli organizzatori per aver scelto ancora Siena come sede del Festival, ha sottolineato: “Nei confronti della salute non si può avere un approccio fideistico, quasi teologico, ma perseguire la salute come diritto dell’individuo. Ricordando a tutti di attenersi sempre ai valori di verità e giustizia”.

L’incipit al tema – “Ma i Talk Show fanno bene alla salute?” – spetta al professor Alessandro Lovari, docente di Comunicazione pubblica istituzionale e tecnologie digitali all’Università di Cagliari, collegato da remoto. “L’utilità dei Talk Show su temi medici dipende da vari fattori. In primis da chi è il conduttore. Se chi conduce è un giornalista competente, egli può dare qualità al contenitore. Anche perché saprà circondarsi di ospiti parimenti qualificati ed interessanti per il pubblico. Altro aspetto importante riguarda i temi trattati. Se sono troppo specialistici meglio dedicargli spazi circoscritti, altrimenti possono risultare incomprensibili. Mentre se trattano argomenti alla portata dell’audience, allora possono essere utili per veicolare certe informazioni, come nel caso del Covid sono state le raccomandazioni base per limitare la diffusione del virus. Da evitare invece – conclude Lovari – le inutili spettacolarizzazioni, che invece non fanno bene alla salute”.

Sempre collegato da remoto il Vice-Direttore del giornale La Verità Francesco Borgonovo, volto noto dei Talk Show italiani oltre che saggista. “Dobbiamo partire dal presupposto che i Talk Show sono in primis uno spettacolo, che può fare informazione ma non necessariamente conoscenza. Quello che è avvenuto in quest’ultimo periodo è un dibattito che poco aveva a che vedere con la salute dei cittadini, quanto invece sulla politica sanitaria. Spesso si tende a screditare chi ha idee diverse dalle proprie facendo più propaganda che informazione. Il dissenziente viene presentato quasi come patologico”.

“E’ normale – incalza Borgonovo – che la logica che sta dietro ai programmi televisivi sia di tipo commerciale. Per chi produce i contenuti conta lo share, il fatto di aver prevalso sul concorrente. E per fare questo vengono scelti personaggi giusti e messi ad orari in cui si pensa di poter attrarre la maggior parte dei telespettatori. Poi sta a loro spegnere la Tv se ritengono che chi sta parlando non sia attendibile”.

A stretto giro arriva la replica del Professor Carlo Sorrentino, docente di Sociologia all’Università di Firenze, che con Borgonovo condivide il fatto che i Talk Show “siano diventati quella roba la…” ma puntualizza che “se nei programmi televisivi si tende a virare sempre più sullo spettacolo a discapito dell’informazione, allora occorre far parlare gli attori o gli show man, non i giornalisti o gli scienziati. E’ normale che la logica commerciale sia di primaria importanza, ma un prodotto scientifico, pur cercando di essere accattivante, non può perdere la sua primaria funzione informativa”.

Nel finale spazio, anche alle domande ed alle curiosità dei presenti, che come inevitabile che sia, aprono ad un breve dibattito. Ognuno con le sue idee. Caciara libera: come se fossimo in un Talk Show!