Si chiama RBT-1 ed è un nuovo approccio farmacologico al precondizionamento ischemico, apparso utile nei pazienti sottoposti a bypass aorto-coronarico
Si chiama RBT-1 ed è un nuovo approccio farmacologico al precondizionamento ischemico, apparso utile nei pazienti sottoposti a bypass aorto-coronarico (CABG, Coronary Artery Bypass Graft surgery) e/o chirurgia valvolare in un’analisi ad interim dello studio di fase II START, i cui risultati sono stati esposti a Chicago durante le sessioni scientifiche dell’American Heart Association (AHA) 2022.
Il trattamento, una combinazione di stannio-protoporfirina (SnPP) e ferro saccarato (FeS) somministrati da 24 a 48 ore prima dell’intervento chirurgico, ha aumentato significativamente tre biomarcatori del precondizionamento citoprotettivo – l’endpoint primario – rispetto al placebo, secondo il ricercatore principale André Lamy, del Population Health Research Institute presso la McMaster University di Hamilton (Canada).
Si sono avute anche riduzioni significative di giorni di ventilazione e terapia intensiva, danno renale acuto, eventi renali avversi maggiori e riammissioni di 30 giorni.
La società che sviluppa RBT-1, Renibus Therapeutics, ha annunciato che il trattamento ha ricevuto la designazione Fast Track dalla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti e sarà esaminato in uno studio cardine di fase III a partire dall’inizio del prossimo anno.
Il presidente del comitato del programma AHA, Manesh Patel, della Duke University School of Medicine di Durham (USA), ha dichiarato che i risultati attuali sono interessanti, ma che occorre cautela nell’interpretare i risultati perché provenienti da un’analisi ad interim di circa la metà dei pazienti in questo studio di fase II.
«È un piccolo studio» ha detto. «Abbiamo visto molte terapie cardioprotettive prima di scoprire in ampi studi di fase III che non funzionavano, ma è certamente incoraggiante quanto si è visto finora».
Alternativa farmacologica al metodo ischemico remoto
Il precondizionamento, come concetto, comporta l’esposizione a fattori di stress minori per proteggersi da danni futuri. Il precondizionamento ischemico remoto – induzione di brevi periodi di ischemia utilizzando uno sfigmomanometro sul braccio o sulla gamba – è stato testato negli ultimi decenni, anche se non ha funzionato molto bene, ha detto Lamy.
RBT-1 rappresenta un’alternativa farmacologica per proteggere dai danni in svariati organi. È progettato per suscitare effetti antiossidanti, antinfiammatori e scavenger del ferro.
Nello studio START, condotto in più centri negli Stati Uniti, in Canada e in Australia, RBT-1 è stato testato in pazienti sottoposti a CABG elettivo e/o chirurgia valvolare su by-pass cardiopolmonare, con trattamento somministrato da 24 a 48 ore prima dell’operazione. C’erano tre gruppi randomizzati, ciascuno composto da 42 pazienti:
- placebo;
- RBT-1 a basso dosaggio (45 mg SnPP/240 mg FeS);
- RBT-1 ad alte dosi (90 mg SnPP/240 mg FeS).
Analisi ad interim su 60 pazienti
Lamy ha presentato un’analisi ad interim dello studio che ha incluso 60 pazienti per valutare l’efficacia (i quali hanno ricevuto il farmaco in studio e sono stati sottoposti a intervento chirurgico) e 63 per la sicurezza (che hanno solo ricevuto il farmaco in studio).
Nel complesso, l’età media dei pazienti era di circa 66 anni e il 76% dei partecipanti erano uomini. Circa la metà ha subito solo CABG, il 25% sola chirurgia valvolare e il 25% entrambi. La durata media dell’intervento chirurgico è stata di circa 4,8 ore e il tempo medio sulla pompa per la circolazione extracorporea è stato di circa 1,9 ore, con cifre simili in ciascun gruppo.
L’endpoint primario era la risposta del precondizionamento basata su tre biomarcatori plasmatici: eme ossigenasi-1, ferritina e interleuchina-10. La risposta media dei biomarcatori compositi è stata significativamente più elevata sia per la dose alta che per quella bassa di RBT-1 rispetto al placebo (P < 0,0001 per entrambi). Ci sono stati aumenti significativi per ciascuno dei tre biomarcatori con RBT-1 rispetto al placebo (P < 0,01 per tutti). Diversi esiti secondari hanno favorito RBT-1 (alte e basse dosi combinate), quali:
- tempo medio di ventilazione (1,1 vs 3,2 giorni);
- media dei giorni in terapia intensiva (2,7 vs 7,0 giorni);
- danno renale acuto (13% vs 27%);
- eventi avversi renali maggiori a 30 giorni (5% vs 23%);
- riammissioni a 30 giorni (3% vs 32%).
Anche la sicurezza era molto buona, ha affermato Lamy, con eventi avversi per lo più legati alla fotosensibilità.
Se risultati completi coerenti, passaggio in fase 3
Secondo Patel è incoraggiante che sia i cambiamenti del biomarcatore sia i risultati clinici stiano andando nella giusta direzione, indicando un possibile beneficio di RBT-1, anche se ha fatto notare che alcuni dei risultati potrebbero essere dovuti al caso, legato ai piccoli numeri.
I biomarcatori testati in questo studio sono correlati agli esiti clinici, ma è fondamentale determinare negli studi di fase III se le terapie progettate per modularli abbiano altri effetti che potrebbero influenzare il modo in cui i pazienti rispondono a seconda dei casi, ha aggiunto.
Se i risultati completi della fase II rimanessero coerenti con l’analisi intermedia presentata da Lamy, dovrebbero esserci abbastanza prove per giustificare il passaggio alla fase III, ha comunque sostenuto Patel.
Ampliando la prospettiva, Patel ha detto di essere «incoraggiato dal fatto che si continuano a fare studi per vedere se sia possibile migliorare la preparazione dei pazienti sottoposti a procedure cardiovascolari, vale a dire la chirurgia di bypass, dove c’è un significativo rischio iniziale per i nostri pazienti».
Fonte:
Lamy A. Interim results of a phase 2 study with RBT-1 evaluating postoperative course in patients undergoing elective CABG/valve surgery on cardiopulmonary bypass. Presented at: AHA 2022. Chicago (USA).