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Scienze omiche: da clinici e pazienti appello alla politica

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Scienze omiche: clinici e pazienti chiedono alla politica azioni concrete. Tra le richieste: il sequenziamento di ultima generazione nei LEA, una rete di laboratori esperti connessi ai centri clinici

Analizzare il genoma umano per individuare le cause e i meccanismi di una malattia e per identificare la più efficace strategia terapeutica da utilizzare oggi è possibile, tanto nelle malattie genetiche, per lo più rare, quanto in molte tipologie di tumore. A permettere questo sono le scienze omiche, un approccio solo relativamente nuovo per la scienza – nato e sperimentato all’inizio soprattutto su malattie e tumori rari – che include diverse tipologie di analisi del genoma. Le principali metodologie – alle quali ci si può riferire semplificando come test di Next Generation Sequencing (NGS) o sequenziamento di nuova generazione – sono: il sequenziamento WES (Whole Exome Sequencing) che analizza la parte codificante del genoma, la più utilizzata al momento; l’analisi del trascrittoma (TS), che individua eventi che impattano sull’espressione genica in termini quantitativi e qualitativi; l’analisi del metiloma, che consente di validare funzionalmente le varianti genomiche di incerto significato.

Le capacità tecniche di eseguire queste indagini esistono già da molti anni, oggi però ci sono le condizioni per trasferirle da un utilizzo limitato prevalentemente alla ricerca nella pratica clinica, segnando così un enorme salto in avanti del Paese nella capacità diagnostica e nelle terapie di precisione. Negli ultimi 20 anni la ricerca genetica ha infatti vissuto una rivoluzione tecnologica che ha abbattuto di oltre 200mila volte i costi, passando da circa 100 milioni a 500 euro, e i tempi delle analisi genomiche, permettendone l’utilizzo su larga scala, mentre la pratica clinica e diversi studi ne hanno dimostrato la costo efficacia.

Le tappe per un concreto passaggio alla pratica clinica sono già delineate nelle raccomandazioni “Trasferimento delle tecniche omiche nella pratica clinica” elaborate nel 2020 dal Consiglio Superiore di Sanità (CSS): ora spetta al nuovo Governo far sì che si possa procedere velocemente alla messa a terra. Di questo si è discusso con clinici, associazioni pazienti ed istituzioni, nel corso di un convegno organizzato da OMaR – Osservatorio Malattie Rare, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Orphanet Italia, con il patrocinio di BITS – Società Italiana di BioinformaticaFondazione Hopen Onlus e SIBioC – Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica – Medicina di Laboratorio e con il contributo non condizionante di “JuliaOmix™ di GenomeUp, Roche Diagnostics e Thermo Fisher Scientific, al quale hanno preso parte anche il Ministro della Salute Orazio Schillaci e le Senatrici Ylenia Zambito e Sandra Zampa, rispettivamente segretario e membro della X Commissione “Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale” del Senato della Repubblica.

Tra le principali indicazioni date nel documento del CSS ci sono l’inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del sequenziamento WES come indagine di prima scelta o come approfondimento diagnostico, soprattutto nelle malattie rare, nelle malattie oncologiche e nello studio del microbioma; la creazione di una rete nazionale di strutture specializzate e certificate; la creazione di sinergie tra queste e i centri di ricerca e, infine, ma non di minore importanza, la promozione di un Piano Nazionale per la Medicina di Precisione. “Sono più di 10 anni che a livello istituzionale si lavora su questi temi, le scienze omiche sono state più volte inserite tra le priorità del Ministero della Salute – ha detto Ilaria Ciancaleoni Bartoli, Direttore di Osservatorio Malattie Rare, introducendo il convegno – e un primo passo importante è stato la Legge di Bilancio 2021 che ha istituito un Fondo di 5 milioni di euro annui per l’esecuzione dei test NGS finalizzati alla profilazione genomica dei tumori. Un primo passo che non può rimanere isolato, ma che va calato in un contesto più ampio di organizzazione del sistema e allargamento agli altri possibili impieghi delle scienze omiche, a partire dal tema delle diagnosi, che per il nostro SSN rappresentano ancora una criticità. Sarebbe utile tenere conto di tutto questo nell’impiego dei fondi del PNRR”.

“A volte si parla, in relazione a questi progressi scientifici, di ‘medicina personalizzata’, concetto che implica la conoscenza complessiva di una persona. Al momento è però più realistico parlare, come stiamo facendo oggi, di medicina di precisione”, ha spiegato il Prof. Bruno Dallapiccola, Direttore Scientifico Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. “Ci sono infatti da un lato migliaia di mutazioni di cui non conosciamo il significato, che con l’uso sempre più diffuso delle scienze omiche riusciremo a definire nella loro funzione, e dall’altro lato sappiamo che ogni persona è il risultato dell’interazione tra il DNA e l’esposoma, cioè la combinazione tra gli stili di vita, i farmaci, l’alimentazione e l’ambiente, che modulano la funzione dei geni. In attesa di riuscire a mettere insieme tutti i pezzi del complesso mosaico della vita, magari con l‘ausilio dell’intelligenza artificiale, è più corretto fare riferimento alla medicina di precisione, una medicina che non considera tanto una specifica persona quanto piuttosto uno specifico bersaglio molecolare collegato alla malattia di cui quella persona è affetta. Questo non sminuisce, ma valorizza la straordinaria rivoluzione che le scienze omiche hanno prodotto e porteranno, a partire dalle malattie e dai tumori rari. Basti pensare che almeno l’80% delle malattie rare ha una base genetica, e che il sequenziamento dell’esoma è risolutivo in oltre il 60% dei pazienti senza diagnosi con costi contenuti ed un risparmio di risorse per il SSN. Senza dimenticare l’impatto che la diagnosi ha sulle famiglie che finalmente riescono a mettere fine ad un’odissea che spesso si protrae per molti anni”.

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