La notizia della prematura scomparsa di Gianluca Vialli ha riportato alla mente dei tifosi di calcio le gesta della grande Sampdoria che agli inizi degli anni Novanta riuscì a vincere uno Scudetto in Serie A (il primo e l’unico della storia blucerchiata) e a sfiorare la vittoria in Coppa dei Campioni, con la finale di Wembley persa di misura soltanto ai tempi supplementari contro il Barcellona di Pep Guardiola e del tecnico Johan Cruijff.
Ma Vialli, come noto, è stato il calciatore italiano che con i suoi modi e soprattutto i suoi gol, sempre negli anni Novanta, seppe conquistare anche l’esigente pubblico inglese dell’appena nata Premier League (il massimo campionato di calcio in Inghilterra, sorto nella stagione 1992/93 dalle ceneri della vecchia First Division). Il nome dell’ex campione d’Europa con la Juventus è stato legato a quello del Chelsea dal 1996 al 2000 (e al Watford fino al 2002) e ai successi ottenuti dai Blues nelle vesti di player-manager (allenatore giocatore).
Vialli è stato uno dei pionieri italiani in Inghilterra. All’epoca, la Premier League non era di certo il campionato scintillante (e multi milionario) che guardiamo oggi (a volte con invidia). Eppure, è stato proprio grazie all’attaccante cremonese che una competizione autarchica, come era quella inglese in quel periodo, si aprì definitivamente al grande calcio continentale (e ai suoi interessi economici), favorendo di lì in avanti l’arrivo in terra d’Albione di tanti campioni, anche dal Bel Paese.
L’ultimo arrivato è Gianluca Scamacca, attaccante della nazionale italiana, esploso in Serie A con la maglia del Sassuolo. Scamacca nell’estate 2022 è passato dai neroverdi emiliani al West Ham (per 30 milioni di euro) con l’obiettivo di portare il club londinese in Europa. Tuttavia, e stando a quanto riferiscono i pronostici Premier League, gli Hammers e Scamacca dovranno sudare le proverbiali sette camicie per mantenere la massima divisione inglese quest’anno, stante una classifica che vede il West Ham sempre più nei bassifondi della Premier League.
Ma oltre Vialli chi sono stati i primi giocatori italiani a scendere in campo nella Premier League? Il primo in assoluto è stato Andrea Silenzi, attaccante romano che nel 1995, dopo alcune discrete stagioni al Napoli e soprattutto al Torino, decise di accettare la corte della gloriosa compagine del Nottingham Forest (per 1,8 milioni di sterline), tuttavia non trovando fortuna (solo 12 presenze in due stagioni e due gol).
L’anno successivo, il 1996, vide l’approdo in Inghilterra del battaglione più nutrito d’italiani. Il Chelsea di Ken Bates fece spesa in Serie A portando a Londra Gianfranco Zola (l’italiano con più presenze nella storia della Premier League), Gianluca Vialli (che l’anno prima aveva vinto la Coppa dei Campioni con la Juventus) e Roberto Di Matteo. In Premier League finiscono per giocare anche Benny Carbone (allo Sheffield Wednesday per 7 miliardi di lire) e Fabrizio Ravanelli (al Middlesbrough), anche lui fresco vincitore della Coppa dei Campioni, quest’ultimo risultando in quella stagione il calciatore più pagato di tutto il torneo.
Ancora. Nel 1997 fu la volta di Paolo Di Canio (allo Sheffield Wednesday), altro idolo delle folli del Regno Unito (Di Canio, l’anno prima, giocò in Scozia ai Celtic dove venne nominato dai tifosi giocatore dell’anno). Dell’annata d’esordio di Di Canio in Premier si ricorderà la maxi squalifica di 11 giornate subita a causa della plateale spinta in mezzo al campo data all’arbitro Paul Alcock.
Compagno di squadra della Samp di Vialli e Mancini fu anche quell’Attilio Lombardo, ingaggiato dal Crystal Palace nell’estate del 1997 (dove assunse anche il ruolo di player manager). Infine, sempre nel corso di quell’annata, altri tre italiani si trasferirono oltre Manica, ovvero l’attaccante Ciccio Baiano (al Derby County) e i difensori Gianluca Festa (al Middlesbrough) e Alessandro Pistone (al Newcastle).