Alzheimer: Roche non soddisfatta a pieno di gantenerumab


Gantenerumab, farmaco sperimentale, è stato molto meno efficace di quanto sperato nel rimuovere l’amiloide dal cervello dei pazienti affetti da Alzheimer precoce

La reputazione delle aziende vista dalle associazioni dei pazienti: sul podio di una nuova ricerca ci sono Roche, Pfizer e Novo Nordisk

Roche ha presentato i risultati completi di due studi di Fase III su gantenerumab, sottolineando che il farmaco sperimentale sia stato molto meno efficace nel rimuovere l’amiloide dal cervello dei pazienti affetti da Alzheimer precoce di quanto l’azienda si aspettasse.

I dettagli degli studi GRADUATE I e II possono far luce sul motivo per cui l’anticorpo monoclonale si è rivelato poco efficace, mentre l’analoga terapia anti-amiloide lecanemab di Eisai e Biogen ha avuto risultati migliori, e potrebbe ora essere destinata all’approvazione negli Stati Uniti all’inizio di gennaio.

L’infusione di lecanemab è risultata in grado di rallentare il declino cognitivo del 27% nell’arco di 18 mesi rispetto al placebo, sulla base dei punteggi del Clinical Dementia Rating-Sum of Boxes (CDR-SB), mentre il farmaco di Roche, che viene somministrato per via sottocutanea, ha ridotto il declino sulla stessa misura del CDR-SB solo dell’8% nel GRADUATE I e del 6% nel GRADUATE II dopo due anni.

Alcuni hanno suggerito che la differenza fondamentale potrebbe essere rappresentata dall’entità della rimozione dell’amiloide dal cervello. I ricercatori presentati mercoledì al CTAD hanno affermato che dopo due anni, gantenerumab è riuscito a eliminare l’amiloide solo nel 28% dei pazienti del GRADUATE I e nel 25% di quelli del GRADUATE II – circa la metà di quanto previsto da Roche – mentre lecanemab ha ridotto l’amiloide nel 68% dei partecipanti allo studio dopo 18 mesi.

Come conseguenza di questi dati, Roche intende sospendere tutte le sperimentazioni di gantenerumab nell’Alzheimer precoce, comprese le porzioni di estensione degli studi GRADUATE, nonché lo studio di Fase III SKYLINE, condotto su partecipanti positivi all’amiloide, cognitivamente non compromessi, a rischio o nelle prime fasi della malattia. “Negli studi GRADUATE, il livello di rimozione dell’amiloide è stato inferiore a quello previsto”, ha dichiarato un portavoce dell’azienda, aggiungendo: “Ci aspettiamo lo stesso effetto, più basso, nella popolazione SKYLINE, e riteniamo che non sia utile per continuare”.

Roche sta ancora testando una diversa formulazione di gantenerumab, chiamata trontinemab, progettata per veicolare il farmaco attraverso la barriera emato-encefalica e consentire una maggiore quantità di trattamento nel cervello. Rachelle Doody, responsabile globale di Roche per lo sviluppo di farmaci per la neurodegenerazione, ha dichiarato: “Rimaniamo impegnati nella malattia di Alzheimer e ci concentreremo su approcci nuovi e potenzialmente migliori per nuovi trattamenti”.