Colestasi intraepatica familiare progressiva: maralixibat funziona


Colestasi intraepatica familiare progressiva, positivi dati di Fase III su maralixibat: ha mostrato una significativa riduzione del sintomo del prurito

colestasi intraepatica sincrotone progetti di ricerca

L’azienda Mirum Pharmaceuticals ha annunciato i positivi risultati ottenuti nello studio clinico di Fase III MARCH, condotto per valutare la sicurezza e l’efficacia del farmaco maralixibat (nome commerciale Livmarli) in 93 pazienti, di età compresa tra 1 e 17 anni, affetti da un’ampia gamma di sottotipi di colestasi intraepatica familiare progressiva (PFIC).

La PFIC è una malattia genetica rara e provoca un danno epatico progressivo che generalmente conduce ad un’insufficienza d’organo. La patologia è dovuta ad un’inferiore capacità delle cellule epatiche di secernere bile, la quale finisce per accumularsi nel fegato danneggiandolo. I segni e i sintomi della PFIC, che insorgono tipicamente nell’infanzia, comprendono forte prurito, ittero, ritardo nella crescita e insufficienza epatica. Sono state identificate sei forme di PFIC, ognuna con una differente origine genetica ma tutte caratterizzate da flusso biliare alterato e malattia epatica progressiva. Nello specifico, la PFIC2 rappresenta il sottotipo più frequente e coinvolge circa il 60% dei pazienti affetti da colestasi intraepatica familiare progressiva. Si stima che la PFIC colpisca una persona ogni 50.000-100.000 nuovi nati negli Stati Uniti e in Europa.

Maralixibat è un inibitore del trasportatore ileale degli acidi biliari (IBAT) somministrato per via orale e già approvato dalla Food and Drug Administration statunitense per il trattamento del prurito colestatico nei pazienti affetti da sindrome di Alagille (ALGS) a partire da un anno di età.

Nello studio clinico MARCH, l’analisi primaria di efficacia di maralixibat è stata condotta esclusivamente sui pazienti affetti da PFIC2 (n=31), mentre le analisi secondarie sono state effettuate sull’intera coorte All-PFIC, comprendente sia i soggetti con PFIC2 che quelli affetti da altri sottotipi di PFIC (n=64). Infine, la popolazione totale dello studio (n=93) comprendeva anche pazienti supplementari, tra cui alcuni precedentemente sottoposti a interventi chirurgici o positivi a mutazioni genetiche troncanti.

L’endpoint primario della sperimentazione è stato raggiunto: il trattamento con maralixibat ha determinato un miglioramento statisticamente significativo del prurito nei pazienti con PFIC2 rispetto al placebo. Inoltre, l’impiego del farmaco ha dimostrato una significativa riduzione dei livelli sierici di acidi biliari in tutti i sottotipi di PFIC.

Il profilo di tollerabilità di maralixibat emerso dallo studio MARCH è paragonabile a quello rilevato in precedenti sperimentazioni e non sono emersi nuovi segnali di sicurezza. L’evento avverso più comune correlato al trattamento è stato la diarrea, che si è presentata in forma prevalentemente lieve e transitoria (con una durata mediana di 5,5 giorni), senza la comparsa di casi gravi. Un paziente ha manifestato un evento avverso di diarrea lieve che ha portato all’interruzione del trattamento.

“Lo studio MARCH rappresenta un significativo passo avanti nella valutazione delle terapie per la PFIC. Conoscendo l’impatto del prurito sulla qualità della vita dei bambini affetti dalla patologia, la riduzione sostenuta e clinicamente significativa dei punteggi relativi al prurito nei pazienti in cui veniva effettuato il trattamento con maralixibat è un risultato importante”, ha dichiarato Alexander G. Miethke, professore associato di pediatria presso il PFIC Research Center del Cincinnati Children’s Medical Center (USA). “L’abbassamento degli acidi biliari sierici è un indicatore prognostico per la sopravvivenza del fegato ed è incoraggiante vedere una risposta così impressionante. Questi dati migliorano i risultati già convincenti ottenuti nello studio di Fase II su maralixibat e sottolineano il forte effetto che questo inibitore di IBAT può avere sui pazienti con tutti i sottotipi di PFIC, se dosato in modo ottimale”.

“La disponibilità di nuovi farmaci, in particolare per malattie rare come la PFIC, è incredibilmente importante e fornisce speranza alle famiglie che hanno bisogno di un’opzione terapeutica in grado di affrontare efficacemente il prurito, l’aspetto più pesante della malattia”, ha dichiarato Emily Ventura, direttore esecutivo del PFIC Network. “Il prurito che si prova con la PFIC può avere conseguenze durature e devastanti per i pazienti e le loro famiglie e siamo entusiasti che maralixibat, supportato da dati così promettenti, possa essere una nuova opzione all’orizzonte per la comunità PFIC”.

“I dati di maralixibat osservati nello studio MARCH mostrano una riduzione senza precedenti del prurito e degli acidi biliari sierici. Questi risultati confermano la nostra tesi secondo cui dosi più elevate del farmaco possono determinare una maggiore efficacia e migliori risultati per questi pazienti”, ha dichiarato Chris Peetz, presidente e CEO di Mirum. “Siamo grati ai pazienti, ai caregiver e agli operatori sanitari che hanno partecipato a questo studio e che hanno contribuito a rendere possibili questi risultati rivoluzionari”.