Sanremo 2023: Selvaggia Lucarelli attacca Chiara Ferragni


Selvaggia Lucarelli attacca Chiara Ferragni dopo il monologo a Sanremo 2023: “Voleva sembrare la piccola fiammiferaia ma non ha detto nulla”

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Si è presa 16 ore di tempo, ma alla fine Selvaggia Lucarelli ha commentato la prima delle due serate di Chiara Ferragni a Sanremo (l’altra sarà nella finalissima di sabato). E non ha deluso chi si aspettava un attacco al vetriolo. In un lunghissimo post pubblicato sui propri social, la giornalista e opinionista si è scagliata contro l’imprenditrice digitale e influencer. “Ha un orizzonte emotivo, professionale e culturale che non va oltre le sue ciabatte Gucci – scrive Lucarelli –. Non conoscendo nulla del mondo, non avendo interessi o curiosità che non siano se stessa e l’immagine di se stessa che arriva agli altri, non è abbastanza modesta e consapevole da comprendere i suoi limiti e i margini di miglioramento“.

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La giornalista accusa Ferragni di circondarsi e ascoltare solo le opinioni del suo “cerchio magico di adulatori e parenti, e tenendo lontano chiunque provi a dire ‘forse su questo puoi lavorare’” e poi ha criticato “la stampa amica e uno stuolo di influencer al suo servizio in cambio di elemosina”. Per Lucarelli “i più ingenui si sono bevuti la manfrina furba sulle sue paure e sulle fragilità tatuate sulla pelle, ma non è vero che Chiara Ferragni è insicura. Non ha paura di non essere abbastanza, ha paura di fallire, che è un’altra cosa”.

“Il suo non è un problema con se stessa – lei si piace moltissimo – è un problema con l’eventuale dissenso del pubblico – prosegue Lucarelli -. Come tutti i narcisisti patologici ha un’enorme paura di essere smascherata. Da qui il suo terrore, di sempre, delle interviste, perché lei – maniaca del controllo – è l’unica narratrice di se stessa, e assistendo ieri alla conferenza stampa che l’ha costretta per una volta a rispondere con parole anziché con i selfie, viene anche facile capire il perché”. Una conferenza, a detta della giornalisti, in cui è venuta fuori “la mancata comprensione di semplici domande e una povertà lessicale che nemmeno il concorrente tipo di Temptation Island. Le sue nudità sul palco non hanno impressionato nessuno. La Chiara senza vestiti era quella che rispondeva ai giornalisti, non quella in un insolitamente brutto abito Dior“.

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La giornalista de ‘Il Fatto quotidiano’ definisce “cringe” il monologo di Ferragni: “Creava un imbarazzo nell’ascolto simile a quello di quando sentiamo i genitori che si accoppiano nella loro camera da letto, non parlava alla sua bambina interiore (magari) ma all’adulta fighissima che pensa di essere“. E la accusa di aver scomodato “tutti i problemi del mondo per posizionarsi come ragazza impegnata, mica solo moda e frivolezze”.

“Alla fine ti chiedevi: vabbè ma quindi che ha detto? In effetti nulla – graffia Lucarelli – . Non c’era un vero focus, perché il focus era dire fintamente a se stessa-bambina quanto è figa, ricca, con una bella famiglia, sexy, brava madre e dirlo in realtà al pubblico, auto-assolvendosi da qualunque possibile colpa”. Secondo la giornalista, “quando ha capito, da un paio di anni a questa parte, che iniziavano a farsi strada influencer di peso con altri posizionamenti lontanissimi da lei, influencer che parlavano di femminismo, violenza sulle donne e malattie, ha deciso che oltre ad esser la massima rappresentante del privilegio, doveva essere anche quella della sfiga, della bontà, della fragilità, della solidarietà femminile, della cultura del femminismo“.

Per questo, continua Lucarelli, Ferragni “improvvisamente inizia a ‘parlare’ un po’ a caso di donne, violenza, fragilità, hater, aborto con la profondità, appunto, di una slide su Instagram, senza mai andare oltre le due righe d’ordinanza della serie viva le donne viva il femminismo, il cachet in beneficenza e tanti cari saluti”. Una operazione “scalcagnata e furba di Piccola Kiara”, la definisce la giornalista. Ma per Lucarelli “la tv non è il suo mestiere, non c’è carisma, non c’è manco un accento giusto per sbaglio, non c’è un volto che buca. Ma questo conta poco, forse è vero, su quel palco abbiamo visto anche di peggio”.

“La cosa seria è che ieri, in quella operazione, non c’era uno straccio di pensiero femminista – è la critica di Lucarelli -. Era tutto immensamente egoriferito e pensato principalmente con due scopi: per far parlare (la scritta sullo scialle da far diventare un meme, il vestitino fesso con le scritte degli hater, l’abito con le tette disegnate) e per proteggerla il più possibile dalle critiche (dì che hai paura anzi, fai di più, porta la BAMBINA che eri sul palco e non ti colpiranno). Ed è così che il suo artefatto manifesto del femminismo si è trasformato nell’operazione più anti-femminista che si potesse partorire“.

Secondo l’analisi di Lucarelli, “quella fragilità ribadita ogni due secondi con la vocina da bambina lagnosa l’ha messa al centro di una insopportabile nenia paternalistica tra conduttori che continuavano a rassicurarla dicendole ‘brava’, anche un po’ sorpresi dal fatto che conoscesse i verbi come fosse una bambina scema e ‘critiche’ di giornalisti che ‘vabbè dai è spigliata’, ‘pensavo peggio’, ‘se la cava’. Che voglio dire, devi leggere un cartoncino sul palco a 35 anni, peggio che usare l’intonazione da sciura borghese dei Bagni misteriosi e non azzeccare una vocale aperta e chiusa, cosa doveva fare? Vomitare?”.

La giornalista osserva che “qualcuno avrebbe dovuto spiegarle che fragilità non è usare la fragilità per costruire uno scudo per le critiche e fottersi pure – tu, privilegiata – lo spazio della (vera) fragilità altrui, ma di fronte ai Ferragnez sono tutti così genuflessi che è inutile cercare di spiegare qualcosa che sia oltre ‘si è tagliata i capelli’” e che “femminismo non è quel ruolo da topolino bagnato che ‘insegnatemi!’, ‘ho paura!’ accanto ai due uomini che sono papà e maestri. Che femminismo non è quei sette minuti di parole buttate a caso, vuote, con i post scritti sui vestiti anziché su Instagram”.

“Eppure – continua il post di Lucarelli – le basterebbe poco, per essere davvero protagonista di una rivoluzione, era perfino sulla strada giusta. Se solo avesse capito che la moda non è frivolezza e che poteva occuparsene con una profondità maggiore che producendo brutte, costose borsette con occhi stilizzati che finiscono in televendite con bambini adultizzati, forse oggi si troverebbe appagata in quel ruolo da leader. Se solo nella vita avesse capito che la moda è un mondo pieno di significati e la puoi raccontare anziché fare selfie dalla stanza guardaroba; che essere una donna indipendente, che si è fatta da sé, che diventare imprenditrice digitale di successo è già di per sé un manifesto di emancipazione senza doverlo eroicizzare con sfighe, fragilità e ostacoli, forse ieri ci avrebbe risparmiato quel monologo”.

Ieri l’avrei preferita senza lezioncine e spiegazioni, con abiti portatori di figaggine e non quella galleria di vestiti scialbi, ornati di inutili, ridondanti messaggi del cazzo – conclude Lucarelli come riferisce la Dire (www.dire.it) –. Ridateci la Chiara privilegiata che ci sbatte in faccia la sua ricchezza e il suo narcisismo sfrontato senza voler sembrare la piccola fiammiferaia. Quello, a suo modo, era pensarsi libera. Ora è piena di catene e il bello è che se l’è messe da sola”.