Sintomi neurologici Long Covid: Camellix ha annunciato la scoperta di una molecola di polifenoli derivata dal tè verde
La startup biotecnologica Camellix ha annunciato la scoperta di una molecola di polifenoli derivata dal tè verde che potrebbe essere efficace nel trattamento dei sintomi neurologici associati al long-COVID, tra cui la perdita dell’olfatto e la “nebbia cognitiva” (brain fog).
Attualmente, oltre il 40% degli adulti americani ha contratto il COVID-19 e fino al 23,7% presenta attualmente sintomi da long-COVID, affermano i CDC (Centers for Diseases Control and Preventio, ad Atlanta [USA]). L’impatto economico del long-COVID è associato a 50 miliardi di dollari persi all’anno in salari e a un milione di lavoratori che si ammalano ogni giorno a causa di tale disturbo. Si prevede che la prevalenza del long-COVID crescerà esponenzialmente nel mondo a causa della neuroinvasione del virus.
L’epigallocatechina-3-gallato impedisce l’interazione spike-ACE2
Secondo quanto riportato da Camellix, la ricerca ha indicato che la sostanza fitochimica epigallocatechina-3-gallato (EGCG) – principale componente del tè verde – ostacola il legame della proteina spike del SARS-CoV-2 al recettore della cellula ospite ACE2, impedendo l’ingresso virale nelle cellule e inibendo la replicazione dell’RNA.
Camellix, che è in parte di proprietà dell’Università di Augusta (Germania), ha determinato che il palmitato EGCG più stabile e potente, noto anche come EC16, può essere efficace nelle formulazioni nasali per trattare i sintomi di COVID.
«Per le persone che sono appena risultate positive al COVID-19, il prodotto può essere utilizzato come lavaggio nasale per inattivare il virus e abbassare il titolo virale nella cavità nasale, prevenendo così la neuroinvasione virale nel cervello» afferma Stephen Hsu, fondatore e CEO di Camellix.
Secondo Hsu, per le persone che hanno già sperimentato i sintomi da long-COVID, il prodotto «può essere utilizzato come sonda o spray nasale per rilasciare EC16 nel cervello così da espletare i suoi effetti antiossidanti, antinfiammatori e antivirali».
«Potrebbe anche essere usato dalle persone prima di recarsi in luoghi affollati al fine di aiutare la prevenzione dell’infezione» ipotizza Hsu, che è anche professore nel Dipartimento di Biologia orale e Scienze diagnostiche presso l’Università di Augusta.
Non necessaria l’approvazione FDA
«Abbiamo sviluppato una tecnologia all’avanguardia per il tè verde allo scopo di migliorare la vita delle persone per molti anni e questo nuovo entusiasmante progetto fitofarmaceutico è l’ultimo esempio» prosegue Hsu.
«Abbiamo brevetti di composizione che proteggono l’uso di EC16 (un componente additivo alimentare classificato dalla FDA e un inerte sicuro approvato dall’EPA [Enviromental Protection Agency]), che è noto per avere un ampio spettro di attività antivirali. Combinando attività neuroprotettive, antinfiammatorie e antiossidanti, è logico che produrrebbe anche benefici per il sollievo e la prevenzione del long-COVID» asserisce Hsu.
«In precedenza» aggiunge «abbiamo introdotto sul mercato prodotti a base di tè verde di successo (linee di sollievo per la bocca secca e i sintomi da raffreddamento) basati sulla tecnologia EGCG ed EC16. Crediamo di poter fare lo stesso ora per combattere il long-COVID cerebrale».
Il prodotto, se efficace, non avrebbe bisogno dell’approvazione degli enti regolatori del farmaco, come la FDA (Food and Drug Administration) e sarebbe disponibile come prodotto da banco (OTC, over-the-counter).
Al fine di sostenere studi clinici per questo nuovo sviluppo di farmaci, la società ha ricevuto finanziamenti, oltre che dall’Università di Augusta, dalla Georgia State University e dal National Institute of Deafness and Other Communication Disorders. Sta anche cercando ulteriori finanziamenti da un partner di un’azienda farmaceutica.
La letteratura a sostegno dell’efficacia
Non citata nel comunicato, la dimostrazione in vitro delle prerogative dell’ECGC in termini generali di prevenzione dell’infezione da SARS-Cov-2 è stata pubblicata nel 2021 in uno studio pubblicato sul “Journal of General Virology”.
Tale studio, condotto da un gruppo di ricercatori del Paul-Ehrlich-Institute di Langen (Germania) guidato dalla virologa Lisa Henss, ha evidenziato in vitro la capacità della catechina del tè verde di inibire l’interazione spike-recettore ACE2 e bloccare non solo l’ingresso nella cellula di SARS-CoV-2 ma anche di vettori lentivirali pseudotipizzati MERS (Middle East Respiratory Syndrome) e SARS-CoV, ipotizzando che l’ECGC avrebbe potuto essere adatta come struttura principale per lo sviluppo di farmaci anti-COVID-19 più efficaci.