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Psoriasi a placche: il biologico mirikizumab è promettente

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Psoriasi a placche: il trattamento con l’inibitore sperimentale della IL-23 mirikizumab si è dimostrato sia efficace che sicuro fino a 52 settimane

Nei pazienti con psoriasi a placche, il trattamento con l’inibitore sperimentale della IL-23 mirikizumab si è dimostrato sia efficace che sicuro fino a 52 settimane, come suggeriscono i risultati dello studio di fase III OASIS-1 pubblicati sul British Journal of Dermatology.

Dalla scoperta dei ruoli chiave dell’interleuchina (IL)-17 e dell’IL-23 nello sviluppo della malattia psoriasica, diverse terapie biologiche mirate a queste citochine e ai percorsi infiammatori a esse associati sono state studiate e approvate per l’uso in pazienti con psoriasi a placche.

Le terapie mirate selettivamente alla subunità p19 della IL-23, come guselkumab e risankizumab, hanno portato a tassi di risposta PASI (Psoriasis Area and Severity Index) elevati con profili di sicurezza favorevoli, dimostrando inoltre un mantenimento prolungato delle risposte in seguito alla sospensione del farmaco, hanno premesso gli autori. Questo può essere dovuto alla capacità degli inibitori della IL-23 di diminuire le cellule T della memoria residenti all’interno del tessuto interessato, che si sono dimostrate responsabili delle recidive della psoriasi dopo l’iniziale eliminazione delle lesioni.

Mirikizumab, un anticorpo monoclonale mirato specificamente alla subunità p19 della IL-23, ha mostrato efficacia clinica negli studi di fase II nella psoriasi, nella colite ulcerosa e nella malattia di Crohn. Si è dimostrato efficace fino a 52 settimane e superiore rispetto a un inibitore della IL-17 (secukinumab) nel trial di fase III OASIS-2 nei pazienti con psoriasi da moderata a grave.

Valutazione di mirikizumab fino a 52 settimane
Nell’attuale trial OASIS-1, i ricercatori guidati da Andrew Blauvelt dell’Oregon Medical Research Center hanno valutato l’efficacia e la sicurezza del farmaco in pazienti con psoriasi a placche da moderata a grave per 52 settimane, compreso il mantenimento della risposta, il tempo alla ricaduta e la ripresa dell’efficacia dopo la sospensione del trattamento.

Lo studio di fase III, in doppio cieco e controllato con placebo, ha coinvolto 520 pazienti trattati con mirikizumab 250 mg per via sottocutanea o placebo ogni 4 settimane fino alla settimana 16 (fase di induzione). Gli endpoint co-primari di superiorità di mirikizumab rispetto al placebo erano la percentuale di pazienti con punteggio di 0/1 (pelle libera o quasi libera da lesioni) nello static Physician’s Global Assessment (sPGA) con un miglioramento di almeno 2 punti rispetto al basale e quella con un miglioramento di almeno il 90% nel PASI (PASI 90) alla settimana 16.

I partecipanti responder dopo 16 settimane (risposta PASI 90) sono stati nuovamente randomizzati a ricevere mirikizumab 250 mg ogni 8 settimane, 125 mg ogni 8 settimane o placebo fino alla settimana 52 (fase di mantenimento di 36 settimane). Sono stati valutati gli endpoint secondari alle settimane 16 e 52 e gli esiti di sicurezza.

Risultati positivi che si mantengono fino a un anno di trattamento
Il trattamento ha soddisfatto tutti gli endpoint primari e secondari chiave. Alla settimana 16, i punteggi sPGA erano significativamente maggiori nel gruppo mirikizumab (69,3%) rispetto al gruppo placebo (6,5%) (P<0,001), così come la risposta PASI 90 (mirikizumab 64,3%; placebo 6,5%) (P<0,001).

Ci sono stati complessivamente più pazienti nei bracci mirikizumab che hanno raggiunto PASI 75 e PASI 100 (mirikizumab 82,5% e 32,4%; placebo 9,3% e 0,9%, rispettivamente; P<0001 per tutti).

I miglioramenti nei punteggi del Dermatology Life Quality Index (DLQI) e dello Psoriasis Symptoms and Signs (PSS) sono stati superiori nel braccio mirikizumab rispetto al placebo alla settimana 16 (tutti P<0,001 per tutti). Più pazienti in trattamento attivo hanno raggiunto un DLQI di 0/1 con un miglioramento di almeno 5 punti rispetto al basale rispetto al placebo (54,7% vs 5,4%, rispettivamente).

Alla settimana 52, le risposte PASI 90, PASI 100 e sPGA erano rispettivamente:

I tassi di efficacia alla settimana 52, come dimostrato dal mantenimento della risposta PASI 90 dopo la risposta iniziale durante l’induzione, erano significativamente maggiori nei responder ri-randomizzati al trattamento continuo con mirikizumab rispetto a quelli ri-randomizzati al placebo alla settimana 16. Infatti ha mantenuto la risposta una media dell’85% dei pazienti sottoposti al trattamento attivo rispetto al 19% dopo la sospensione della terapia, risultati coerenti con i dati pubblicati per altri inibitori della IL-23, hanno commentato gli autori.

Tra i pazienti che hanno raggiunto PASI 90 alla settimana 16 e sono stati successivamente randomizzati al placebo, il tempo mediano alla prima perdita della risposta PASI 90 è stato di circa 20 settimane e il tempo mediano alla ricaduta è stato di circa 36 settimane, risultati in linea con altri studi clinici con inibitori della IL-23.

In termini di sicurezza sono stati riscontrati tassi di eventi avversi gravi simili tra trattamento attivo e placebo nella fase di induzione (mirikizumab, 1,2% vs placebo, 1,9%) e di mantenimento (mirikizumab 250 ogni 4 settimane/125 ogni 8 settimane, 1%, mirikizumab 250 ogni 4 settimane/250 ogni 8 settimane, 3% rispetto al placebo, 3%). Nel corso dello studio non si sono verificati decessi.

«Mirikizumab si è dimostrato superiore al placebo alla settimana 16 e ha mantenuto l’efficacia fino alla settimana 52, senza nuovi segnali di sicurezza» hanno concluso gli autori.

Referenze

Blauvelt A et al. Efficacy and safety of mirikizumab in psoriasis: results from a 52-week, double-blind, placebo-controlled, randomized withdrawal, phase III trial (OASIS-1). Br J Dermatol. 2022 Dec;187(6):866-877.

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