Mieloma multiplo: dallo studio MAIA conferme per daratumumab


Mieloma multiplo: sono buoni i nuovi risultati relativi allo studio di fase 3 MAIA su daratumumab in combinazione con lenalidomide e desametasone

Mieloma multiplo: seconda indicazione per isatuximab

Annunciati all’ASH nuovi risultati relativi allo studio di fase 3 MAIA su daratumumab in combinazione con lenalidomide e desametasone (D-Rd). In particolare, sono stati presentati dati relativi a sopravvivenza libera da progressione (PFS), negatività della malattia minima residua (MRD), tasso di risposta globale (ORR) ad un follow-up mediano di 64,5 mesi e sopravvivenza complessiva (OS) a un follow-up mediano di 73,6 mesi, in pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi non eleggibili al trapianto, indipendentemente dalla loro età e in tutti i sottogruppi clinicamente importanti.

Inoltre, è stata presentata un’analisi tiene che conto della qualità della vita correlata allo stato di salute nei pazienti fragili non eleggibili al trapianto.

I nuovi dati supportano ulteriormente i dati già disponibili sullo studio MAIA relativamente a endpoint clinicamente rilevanti e alle popolazioni di pazienti.

“I dati iniziali dello studio MAIA sono stati fondamentali per stabilire il regime combinato con daratumumab come standard di trattamento per il trattamento dei pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi, non eleggibili al trapianto”, ha dichiarato l’autore dello studio, Shaji Kumar, Divisione di Ematologia, Dipartimento di Medicina Interna, Mayo Clinic. “Questi dati aggiornati confermano il beneficio in termini di sopravvivenza globale del regime D-Rd e forniscono importanti indicazioni su popolazioni di pazienti con età e livelli di rischio citogenetico diversi.”

Un aggiornamento dell’analisi di efficacia  dello studio MAIA riporta i dati a un follow-up mediano di 64,5 e 73,6 mesi relativi all’endpoint primario dello studio, la sopravvivenza libera da progressione (PFS), e agli endpoint secondari, ovvero la negatività della malattia minima residua (MRD), il tasso di risposta globale (ORR) e la sopravvivenza complessiva (OS) (Abstract #4559).3 Ulteriori nuove analisi di efficacia post-hoc analizzano i dati relativi a sottogruppi critici, ovvero pazienti stratificati in base all’età (Abstract #4553)1 e ai fattori di rischio citogenetici, tra cui le mutazioni gain e amp a livello del braccio del cromosoma 1q21 (Abstract #3245).

L’età mediana tra i 737 pazienti arruolati nello studio MAIA era di 73 anni (range: 45-90), mentre il 44 per cento dei partecipanti aveva un’età superiore ai 75 anni. I risultati dell’analisi di sottogruppo post-hoc sono in linea con i dati precedentemente riportati dallo studio MAIA sull’età e hanno dimostrato che la combinazione daratumumab, lenalidomide e desametasone (D-Rd) ha migliorato OS, PFS, tassi di risposta globale e tassi di MRD negatività rispetto alla sola combinazione lenalidomide e desametasone (Rd) in tutti e tre i gruppi di età esaminati, pazienti di età inferiore a 75 anni, di età compresa tra 70 e 75 anni e di età inferiore a 70 anni.

• Nei pazienti di età inferiore a 75 anni (D-Rd, n=208; Rd, n=208) trattati con D-Rd, la PFS mediana non è stata raggiunta rispetto al valore di 37,5 mesi nel braccio Rd (Hazard Ratio [HR]: 0,52, 95 percento; intervallo di confidenza [CI], 0,39-0,68). La MRD negatività è stata pari al 36,1 per cento rispetto al 12,0 per cento (odds ratio [OR], 4,13; 95 per cento; intervallo di confidenza [CI], 2,49-6,84). L’ORR è stato del 95,2 per cento rispetto all’81,7 per cento.
• Nei pazienti di età compresa tra 70 e 75 anni (D-Rd, n=130; Rd, n=131), trattati con D-Rd, la PFS mediana è stata raggiunta a 61,9 mesi contro 37,5 mesi nel braccio Rd (HR, 0,64; 95 per cento CI, 0,45-0,89; P = 0,0079). La negatività della MRD era del 36,2 per cento rispetto al 12,2 per cento (OR, 4,07; 95 per cento CI, 2,16-7,67). L’ORR è stato del 96,2 per cento rispetto all’82,4 per cento dell’altro braccio.
• Nei pazienti di età inferiore a 70 anni (D-Rd, n=78; Rd, n=77) trattati con D-Rd, la PFS mediana non è stata raggiunta rispetto al valore di 39,2 mesi nel braccio Rd (HR, 0,35; 95 per cento; intervallo di confidenza [CI], 0,21-0,56). La negatività della MRD è stata del 35,9 per cento rispetto all’11,7 per cento dell’altro braccio (OR, 4,23; 95 per cento; intervallo di confidenza [CI], 1,84-9,75). L’ORR è stato del 93,6 per cento rispetto all’80,5 per cento.
Una seconda analisi in sottogruppi clinici chiave (Abstract #3245) ha riportato un aumento della PFS, della MRD negatività e dell’ORR in seguito al trattamento con combinazione D-Rd in pazienti di età pari o superiore a 75 anni con malattia in stadio III, secondo l’International Staging System (ISS), e ad alto rischio citogenetico, con insufficienza renale e con plasmocitomi extramidollari.
• I pazienti ad alto rischio citogenetico, cioè che presentavano almeno una tra le anomalie citogenetiche t[4;14], t[14;16] o del17p, hanno avuto una PFS mediana di 45,3 mesi dopo il trattamento con D-Rd rispetto ai 29,3 mesi con la sola combinazione Rd (HR, 0,57; 95 per cento, intervallo di confidenza [CI], 0,34-0,96) (D-Rd, n=48; Rd, n=44).  La MRD negatività è stata del 25,0 per cento rispetto al 2,3 per cento (OR, 14,33, 95 per cento; intervallo di confidenza [CI], 1,78-115,59) e l’ORR è stato del 91,7 per cento rispetto al 75 per cento dell’altro braccio (OR, 3,67, 95 per cento; intervallo di confidenza [CI], 1,07-12,55).

• I pazienti con mutazione Gain(1q21) o Amp(1q21) hanno raggiunto una PFS mediana di 53,2 mesi dopo il trattamento con D-Rd rispetto a 32,3 mesi con la sola Rd (HR, 0,63; 95 per cento. Intervallo di confidenza [CI], 0,46-0,88) (D-Rd, n=127; Rd, n=120). La negatività della MRD è stata del 33,1 per cento rispetto all’11,7 per cento (OR, 3,74, 95 per cento; intervallo di confidenza [CI], 1,92-7,30) e l’ORR è stato del 95,3 per cento rispetto all’85 per cento dell’altro braccio (OR, 3,56, 95 per cento; intervallo di confidenza [CI], 1,36-9,30).

• I tassi di incidenza degli eventi avversi di grado 3/4 e di eventi avversi gravi legati al trattamento (TEAE) sono stati simili in entrambi i gruppi di trattamento per i pazienti di età pari o superiore a 75 anni; nei pazienti trattati con D-Rd il tasso di discontinuazione della terapia a causa di eventi avversi gravi è stata inferiore a quelli trattati solo con Rd.

Ulteriori dati relativi ai patient reported outcomes (PRO) all’interno dello studio MAIA sono stati evidenziati in una presentazione orale e hanno mostrato miglioramenti mantenuti nel tempo nella qualità della vita correlata allo stato di salute e nella funzionalità fisica in un sottogruppo di pazienti fragili trattati con D-Rd rispetto a Rd con una notevole riduzione del dolore per tutta la durata del trattamento (Abstract #472).4 Inoltre, una percentuale maggiore di pazienti ha continuato il trattamento con D-Rd, rispetto a quelli che hanno ricevuto solo Rd.

Studio MAIA
MAIA è uno studio di fase 3, randomizzato, in aperto, multicentrico che ha incluso 737 pazienti affetti da mieloma multiplo di nuova diagnosi non candidabili alla chemioterapia ad alte dosi e all’ASCT, di età compresa tra 45 e 90 anni (età mediana 73 anni).5 I pazienti sono stati randomizzati a ricevere daratumumab-Rd (D-Rd) o Rd in cicli da 28 giorni.

Nel braccio D-Rd, i pazienti hanno ricevuto 16 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo (mg/kg) di daratumumab in infusioni endovenosa (IV) con somministrazione settimanale per i cicli 1 e 2, ogni due settimane per i cicli 3 e 6 e ogni 4 settimane dal settimo ciclo in avanti.5 I pazienti di entrambi i bracci di trattamento hanno ricevuto 25 mg di lenalidomide somministrata nei primi 21 giorni di ogni ciclo di terapia e desametasone al dosaggio di 40 mg una volta alla settimana per ogni ciclo. Il trattamento è continuato fino alla progressione della malattia o alla tossicità inaccettabile.

I risultati precedenti dello studio MAIA hanno portato  all’approvazione della Commissione europea (CE) di daratumumab in combinazione con Rd. Questi dati sono stati pubblicati anche sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine nel 2019. Un’analisi aggiornata sulla sopravvivenza complessiva è stata pubblicata su The Lancet Oncology nel 2021.