In Italia uno studente su quattro è interessato al settore orafo-gioelliero: ecco i risultati di una ricerca condotta da Skuola.net in collaborazione con Federorafi
Sul mercato del lavoro esistono posti di lavoro ‘d’oro’ – nel vero senso della parola – che attendono giovani alla ricerca di posizioni di assoluta soddisfazione professionale e retributiva. Peccato che i diretti interessati, molto spesso, non ne siano pienamente consapevoli, nonostante un appeal decisamente elevato di quei settori. È il caso del comparto orafo-gioielliero, una delle punte di diamante del Made in Italy. Vanno letti in questo modo i risultati di una ricerca condotta dal portale studentesco Skuola.net in collaborazione con Federorafi – l’associazione di categoria di Confindustria che rappresenta le aziende del settore orafo, argentiero e del prezioso in generale – secondo cui, nonostante non si parli poi così tanto di questo mondo dal punto di vista degli sbocchi occupazionali, il suo potere di attrattività è davvero forte. Su un campione di 3.000 alunni di scuole medie e superiori, infatti, oltre 1 su 4 mostra interesse verso un ruolo da protagonista nella ideazione, produzione e vendita di gioielli.
Ovviamente, il quadro varia in modo sensibile in base ai percorsi formativi che stanno seguendo le ragazze e i ragazzi. Il maggior tasso di predisposizione si registra tra gli studenti degli istituti tecnici dove oltre la metà (52%) non scarta l’idea di un lavoro nel settore orafo. Molto positivo anche il riscontro da parte degli iscritti in istituti professionali, dove il 40% si dice pronto. Normale, al contrario, che tra i liceali tale prospettiva non sia in cima alla lista delle preferenze: di fatti, solo il 13% al momento vedrebbe di buon grado un inserimento in questo segmento produttivo. Ma il dato medio è comunque confermato tra gli studenti delle scuole medie (favorevole è il 24%), laddove i ragazzi sono tutti assieme, senza essere influenzati dall’indirizzo frequentato. Anche il genere, però, può modificare gli equilibri. I maschi sembrano essere i più interessati (40%) rispetto alle femmine (21%).
Entrando più nello specifico, la fase industriale che sembra stuzzicare di più la fantasia degli studenti per il post diploma è quella preliminare, di ideazione e disegno dei preziosi. Tra quanti si dicono pronti a lavorare in questo settore, ben 2 su 3 vorrebbero proprio “creare” dal nulla gli oggetti. A circa 1 su 5, invece, piacerebbe mettere le mani sui prodotti finali, realizzandoli materialmente. Mentre 1 su 7 si sentirebbe più a proprio agio nella promozione del prodotto, nelle vesti di addetto alle vendite o al marketing. Anche qui, la scuola può avere un influsso determinante, decisamente: i ragazzi dei tecnici scommettono in massa sul design (così per il 76%, +12% rispetto alla media), quelli dei professionali sulla produzione vera e propria (la seleziona il 41%, il doppio del dato generale), quelli dei licei manifestano una maggiore inclinazione per il post-produzione (19%, rispetto a un 14% di media).
A proposito di indirizzi di studio, in un momento come quello attuale in cui gli istituti tecnici e professionali fanno fatica ad emergere, studenti e famiglie dovrebbero conoscere le opportunità professionali e occupazionali offerte da settori a cui alcuni di questi percorsi di studi preparano. Soprattutto se, come nel caso del settore orafo-gioielliero, c’è grande domanda da parte delle aziende e una certa disponibilità da parte dei diretti interessati. Che però, purtroppo, non conoscono le strade di accesso. Manca, infatti, la conoscenza delle dinamiche che muovono il settore. Complessivamente, solo 1 su 10 sa che le prospettive occupazionali offerte dal mondo del prezioso sono elevate, in quanto oggi le aziende riscontrano difficoltà nel reperire lavoratori. Quasi un terzo degli intervistati (32%), invece, pensa erroneamente che sia difficile trovare opportunità di lavoro in questo settore. Mentre la maggior parte (58%), in assenza di informazioni, immagina che segua l’andamento generale del mercato del lavoro.
Lo stesso si può dire, ad esempio, per la “geografia” del mercato di riferimento. Solamente 1 su 4 è consapevole che l’Italia sia tra le nazioni di riferimento a livello mondiale per l’industria del gioiello; quasi 1 su 5, all’opposto, pensa che non sia un settore così importante per la nostra economia. Così come, in pochi hanno idea di quali siano i distretti produttivi che trainano il comparto. I ragazzi piazzano al vertice le grandi città: prima Milano, seconda Firenze e terza Roma. Quando, invece, la parte del leone la fanno centri dalle dimensioni più contenute: il vero podio, infatti, è composto, nell’ordine, da Arezzo, Vicenza, Alessandria/Valenza, subito a seguire c’è Napoli/Torre del Greco. Che sia necessario potenziare il racconto di filiere dove la mancanza di talenti è evidente quanto dannosa, lo testimonia infine un altro dato: tra i non interessati a questi tipi di lavori, il motivo principale della rinuncia è il non ritenersi portato o interessato a professioni manuali (67%). Mentre, come visto, questo non è l’unico tipo di competenza richiesta, anche se una delle più ricercate.
“L’indagine che abbiamo condotto assieme a Skuola.net conferma le nostre preoccupazioni e ci propone molti spunti sui quali lavorare- afferma Claudia Piaserico, presidente di Confindustria Federorafi– per questo con la mia presidenza stiamo già dando grande enfasi alla promozione delle professionalità orafe tra i giovani che, come emerge dalla ricerca, hanno ancora una scarsa conoscenza delle rilevanti opportunità che offre il comparto, oltretutto per tutte le abilità possibili: da chi è portato per la manualità, a chi è più creativo o patito per l’informatica, per la tecnologia per la stampa 3D o per i nuovi strumenti collegati ai social, al marketing e all’economia circolare. Le scuole per la professione ci sono e sono dislocate non solo nei principali distretti, ora occorre far avvicinare i giovani ad un settore che è moderno, al passo con i tempi e che ha bisogno di nuovi talenti per consolidare la propria leadership mondiale. Il nostro sforzo oggi è quello di comunicare queste opportunità anche all’interno del più ampio mondo rappresentato da Confindustria Moda e con l’aiuto delle Istituzioni a tutti i livelli che devono investire per valorizzare le professioni tecniche, così da scongiurare la desertificazione di un patrimonio di conoscenze e di capacità manifatturiere unico al mondo. Il settore orafo-gioielliero-argentiero e del cammeo e del corallo è tra i più internazionali del Made in Italy”.