Melasma: nuove opzioni per ridurre l’iperpigmentazione


I pazienti con melasma non possono ancora contare su una terapia che risolva in breve tempo la loro malattia. Nuove opzioni per il problema di iperpigmentazione

melasma

I pazienti con melasma non possono ancora contare su una terapia che risolva in breve tempo la loro malattia. Il trattamento può migliorare il loro problema di iperpigmentazione ma il risultato raggiunto prevede un mantenimento a lungo termine, secondo quanto emerso al Masters of Aesthetics Symposium.

La relatrice Arisa Ortiz, direttore della dermatologia laser e cosmetica presso l’Università della California, San Diego, ha riferito che l’idrochinone è un pilastro della terapia del melasma, ma preferisce usare il 12% di idrochinone con il 6% di acido kojico anziché la formulazione comunemente usata al 4%. «È una concentrazione elevata ma questa formulazione (crema VersaBase) la rende più tollerabile» ha affermato. «Ho dei pazienti che prendono una quantità minima e la mescolano con una normale crema idratante, così la distribuiscono su tutto il viso».

Consapevole che l’uso cronico di idrochinone può causare ocronosi (scurimento cutaneo permanente), fa alternare ai pazienti l’applicazione di un agente sbiancante senza idrochinone. In uno studio randomizzato, in doppio cieco, su metà volto, in donne con iperpigmentazione facciale da moderata a grave, che ha valutato l’efficacia e la tollerabilità di tre nuove formulazioni schiarenti per la pelle contenenti SMA-432, un inibitore della prostaglandina E2, rispetto al 4% di idrochinone, è risultato che le formulazioni senza idrochinone erano meglio tollerate e altrettanto efficaci dell’idrochinone al 4%.

Peeling chimici e trattamenti laser
peeling chimici rappresentano un’altra opzione di trattamento per il melasma, ma Ortiz preferisce i peeling glicolici rispetto a quelli salicilici e di altro tipo perché non richiedono tempi morti. Per quanto riguarda gli approcci basati sul laser «i pazienti rispondono meglio ai dispositivi a bassa energia come il laser a diodi frazionari da 1.927 nm con una densità del 3,75%, che può inoltre aumentare la permeabilità cutanea ai prodotti topici, quindi usato in combinazione con idrochinone può migliorarne l’efficacia» ha osservato.

In uno studio osservazionale su 27 donne con melasma refrattario, con fototipi II-V, la dermatologa di New York City Arielle Kauvar ha combinato la microdermoabrasione con il laser Q-switched Nd:YAG. Nello specifico ha utilizzato il laser a 1,6-2 J/cm2 con una dimensione dello spot di 5 o 6 mm subito dopo la microdermoabrasione ogni 4 settimane. I pazienti, che seguivano un regime standard di cura della pelle con crema solare ad ampio spettro, idrochinone e tretinoina o vitamina C, hanno ricevuto una media di 2,6 trattamenti e sono stati valutati 3-12 mesi dopo l’ultimo trattamento. I partecipanti allo studio. La maggior parte dei partecipanti ha mostrato una clearance del melasma di almeno il 50% 1 mese dopo il primo trattamento e l’81% ha mostrato una clearance superiore al 75% dopo almeno 6 mesi.

In uno studio del 2021, Ortiz e Tanya Greywal hanno utilizzato tre passaggi del laser Nd:YAG da 1.064 nm per trattare il melasma in 10 pazienti con fototipi II-V. Il dispositivo aveva una durata dell’impulso di 650 microsecondi, una dimensione dello spot di 6 mm e una modalità energetica di 11-14 J/cm2. È stato osservato un miglioramento medio del melasma del 26-50% già dopo 3 settimane, senza tempi morti e senza necessità di anestesia.

Scoperta una componente vascolare del melasma
I ricercatori hanno scoperto una componente vascolare del melasma che potrebbe avere implicazioni terapeutiche. Il dermatologo di Houston Paul Friedman e colleghi hanno utilizzato la spettrocolorimetria per rilevare una componente vascolare prominente sottostante in una revisione retrospettiva di 11 pazienti con melasma, con fototipi II-IV.

Hanno stabilito che le lesioni che presentano un eritema teleangectasico sottile o subclinico possono essere migliorate combinando la terapia laser mirata vascolare con la terapia laser a diodi frazionata a bassa potenza. Per ottimizzare i risultati dopo il trattamento laser è stata utilizzata un’applicazione del corticosteroide clobetasolo subito dopo la procedura, per ridurre il gonfiore e l’infiammazione e diminuire il rischio di iperpigmentazione postinfiammatoria.

Acido tranexamico ed estratto di Polypodium leucotomos
Un’altra strategia per i pazienti affetti da melasma prevede il trattamento orale con estratto di Polypodium leucotomos (PLE), una felce della famiglia delle Polypodiaceae con proprietà antiossidanti che ha dimostrato un’azione fotoprotettiva contro le radiazioni UVA e UVB, una sorta di “protezione solare che agisce dall’interno” che aggiunge una protezione extra, ha fatto presente Ortiz.

In uno studio pilota controllato con placebo su pazienti con melasma con il normale regime di idrochinone e crema solare, 40 soggetti asiatici sono stati randomizzati a ricevere un’integrazione orale di PLE o placebo per 12 settimane. Gli autori hanno scoperto che l’estratto migliorava e accelerava significativamente il risultato raggiunto con idrochinone e creme solari a partire dal primo mese di trattamento, rispetto al placebo.

Ortiz ha discusso il ruolo dell’acido tranexamico orale, un agente antifibrinolitico e procoagulante approvato dalla Fda per il trattamento della menorragia e per prevenire l’emorragia nei pazienti con emofilia sottoposti a estrazioni dentarie. «Rappresenta un punto di svolta per il trattamento del melasma –ha affermato- ma il suo uso è stato limitato dal rischio di tromboembolia».

In uno studio condotto su 561 pazienti il 90% è migliorato dopo una durata mediana del trattamento di 4 mesi e solo il 7% ha manifestato effetti collaterali, più comunemente gonfiore addominale e dolore. Il trattamento è stato interrotto in un soggetto che ha sviluppato una trombosi venosa profonda ed è stato diagnosticato un deficit familiare di proteina S.

La dose giornaliera di acido tranexamico per la menorragia è di 3.900 mg al giorno, mentre quella per il melasma varia da 500 mg a 1.500 mg al giorno. «È disponibile come compressa da 650 mg negli Stati Uniti. Prescrivo 325 mg due volte al giorno, ma gli studi hanno dimostrato che 650 mg una volta al giorno sono altrettanto efficaci» ha aggiunto. «Non lo prescrivo ai pazienti con un aumentato rischio di coagulazione, compresi i fumatori o chi assume contraccettivi orali o terapie ormonali. L’uso è controindicato anche nelle persone con un tumore maligno in corso, in quelli con una storia di ictus o TVP e in caso di disturbi della coagulazione».