Legacoop Bologna: le coop puntano su innovazione e sostenibilità


Legacoop Bologna presenta i dati relativi alle proprie associate: 177 imprese cooperative aderenti, con più di 46.100 occupati e 2.455.000 soci

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Legacoop Bologna presenta i dati relativi alle proprie associate: 177 imprese cooperative aderenti, con più di 46.100 occupati2.455.000 soci e un valore della produzione aggregato di oltre 12,8 miliardi di euro. Nell’imprese aderenti a Legacoop Bologna l’89% dei contratti sono a tempo indeterminato e l’occupazione femminile rappresenta il 66% del totale. Nel corso del 2022 il 57,9 % delle cooperative hanno attivato strumenti di conciliazione vita-lavoro e il 90% ha puntato sulla formazione aziendale.

Oltre al documento congressuale e alla relazione delle attività del quadriennio appena concluso, le delegate e i delegati di Legacoop Bologna hanno ricevuto in Congresso anche il report di sostenibilità “Bologna 2030” in cui sono illustrati i dati aggregati sugli obiettivi SDGs.

Il 48,1% delle cooperative ha avviato processi di efficientamento delle risorse idriche e il 44,4% ha attivato progetti di economia circolare. Il 73% delle cooperative della filiera agrifood ha attivato progetti per ridurre gli sprechi alimentari, il 54,5% ha promosso progetti per l’educazione al consumo consapevole e il 90,9% conta linee di produzioni biologiche.

Nell’ambito del sostegno alle fragilità i servizi delle cooperative di Legacoop Bologna hanno coinvolto 20.345 persone e attraverso azioni di supporto alla comunità educante sono stati raggiunti 23.272 minori. Per contenere l’emergenza casa le cooperative di abitanti hanno affittato 3.686 alloggi a quote comprese tra 60 e 80 euro al mq/anno,  un valore del 30% inferiore alla media del mercato bolognese; 106 alloggi sono stati riservati a persone fragili per percorsi di autonomia abitativa. Circa 86.000 metri quadrati di superficie urbana sono stati rigenerati dalle cooperative aderenti.

“Il congresso rappresenta da sempre un momento cruciale per la nostra associazione, fondata sui principi di democrazia, partecipazione e cooperazione tra cooperative – dichiara Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna -. Nei quattro anni di distanza dal congresso del 2019 le cooperative hanno affrontato profonde trasformazioni dovute alla pandemia, alla guerra in Ucraina, all’aumento dei prezzi di materie prime e dei costi energetici. Per comprendere e rispondere al meglio ai nuovi bisogni espressi dalle cooperative abbiamo avviato un percorso congressuale fitto di incontri con le imprese e con gli attori economici e sociali del nostro territorio. Ci siamo messi in ascolto e abbiamo organizzato seminari su temi strategici come le cooperative di comunità energetiche,  i big data e l’intelligenza artificiale, la ridefinizione del rapporto tra pubblico e privato per rendere gli appalti una concreta leva di sviluppo sostenibile.

“Le tensioni nei mercati internazionali e le crisi geo-politiche stanno producendo a livello globale un ripensamento sulle regole della produzione, sull’uso delle tecnologie e dell’innovazione, sui diritti dei lavoratori, sulla convenienza o meno di lunghe e troppo articolate supply chain. Ciò non porta la fine della globalizzazione, quanto a un suo ripensamento basato sulla conciliazione delle opportunità basate sugli scambi e gli interessi per realizzare una sostenibilità locale.  – spiega il professor Giuseppe Roma, presidente di RUR – Le caratteristiche strutturali dell’area metropolitana bolognese appaiono particolarmente vocate a cogliere l’attuale passaggio di fase: dispone di un tessuto di imprese tradizionali e cooperative di assoluto livello, un’industria che incorpora grandi competenze tecnologiche ed è organizzata in filiere cui appartengono anche piccole e imprese, una particolare attenzione al sociale, al welfare di comunità e a quello generativo, una considerevole capacità di accoglienza e di relazione. La direttrice Milano-Bologna si candida a rappresentare l’asse portante dell’economia italiana.  Nel caso si accettasse una tale prospettiva, bisognerebbe dare forma a un’alleanza della Via Emilia, per affrontare le problematiche comuni a partire dagli impatti ambientali e sociali, da ricondurre alle logiche della sostenibilità e dell’inclusione. Valori ben presenti nella realtà bolognese, che dovrebbe mantenere questa sua identità a complemento della più spiccata vocazione di Milano verso il business.”

“Il movimento cooperativo è strettamente legato alla città di Bologna – conclude Rita Ghedini – le nostre cooperative producono quasi il 50% del valore della cooperazione emiliano-romagnola, regione nella quale si concentra il valore comparativamente maggiore prodotto dalla cooperazione nel nostro Paese. Com’è e come cambierà Bologna è, perciò, anche questione che riguarda le trasformazioni cooperative.