L’insonnia non è solo un’assenza di sonno o un semplice disturbo, ma una vera e propria patologia, sottovalutata e sotto diagnosticata
L’insonnia non è solo un’assenza di sonno o un semplice disturbo, ma una vera e propria patologia, sottovalutata e sotto diagnosticata. Ne parla Liborio Parrino, Direttore Scuola di Specializzazione in Neurologia e Direttore Centro Medicina del Sonno, Università di Parma, Direttore SC di Neurologia AOU di Parma.
Ci vuole introdurre al significato di insonnia e alle sue diverse forme? Come si manifesta?
Nel 2014 si verifica una svolta storica quando il DSM-5, la bibbia degli psichiatri, definisce l’insonnia come un disordine non più considerato un sintomo di altre malattie psichiatriche. Finalmente l’insonnia viene classificata come un disturbo a sé stante che ha sia una componente notturna, per cui il paziente fa fatica o ad addormentarsi o a mantenere il sonno, sia una componente diurna con specifiche conseguenze durante il giorno come irritabilità, scarsa concentrazione e attenzione, sonnolenza, lacune mnesiche… L’insonnia si presenta dunque come una malattia delle 24 ore, una patologia con una sua dignità e non come un sintomo secondario di qualcos’altro. Questo significa che il software posto dentro il cervello, regolato in maniera precisa ed efficiente, presenta qualche alterazione, e se è troppo debole o funziona male porta l’individuo ad avere dei problemi con questa sorta di pilota automatico; e allora iniziano i problemi, come risvegli precoci, difficoltà di addormentamento, sonno interrotto da frequenti risvegli etc.
Le malattie del sonno sono in tutto 89 e molte di esse provocano un disturbo del sonno, ad esempio la narcolessia, considerata una tipica ipersonnia, e l’insonnia cosiddetta paradossale, in cui il soggetto ha la sensazione di non dormire mentre in realtà dorme ma con un sonno più superficiale.
In ogni caso i pazienti lamentano un sonno notturno alterato, non perfetto. L’insonnia si manifesta in molti modi: alcuni individui lamentano difficoltà a prendere sonno, altri si addormentano subito ma si svegliano dopo quattro ore e non riescono più ad addormentarsi o rimangono uno stato di dormiveglia, poi ci sono quelli che prendono sonno ma si svegliano spesso, si riaddormentano e si svegliano ancora. Infine, i soggetti geneticamente mattutini e quelli che si svegliano geneticamente molto tardi.
La veglia e il sonno sono sotto il controllo di complessi meccanismi neuronali. Come si definisce il ritmo sonno-veglia? Quali sistemi vengono coinvolti? Qual è la patogenesi dell’insonnia?
Il ritmo sonno-veglia è un orologio. Per usare una metafora è come il freno e l’acceleratore di un’automobile con il cambio automatico. Il freno è il sonno e l’acceleratore è la veglia. Durante la notte si liberano dei neurotrasmettitori che premono sul freno e di giorno prevalgono i neurotrasmettitori che agiscono sull’acceleratore. È un gioco complesso e delicato. Di giorno quando prevale l’acceleratore ci sono dei momenti in cui viene voglia di addormentarsi, ad esempio nel primo pomeriggio indipendentemente da quanto si è mangiato. Quindi non è vero che l’acceleratore funziona sempre a pieno regime durante il giorno e anche di notte ci sono momenti in cui il sonno è profondissimo e altri in cui è più leggero, simile alla veglia. Freno e acceleratore sono metafore ma nel sonno e nella veglia la modulazione tra attivazione e inibizione sono sfumate, i due si giocano una partita di scambio reciproco nelle 24 ore. In questa partita a due ci sono neurotrasmettitori prevalentemente sedativi, in particolare il GABA che significa che il nostro cervello non è stato costruito per “fare” ma per “non fare”, per sedare e controllare i nostri comportamenti e adattarci. Il GABA predomina durante la notte, soprattutto nelle prime ore del sonno; poi ci sono i neurotrasmettitori dell’attivazione, predominanti nelle ore diurne come il glutammato, l’orexina e l’acetilcolina. Questi ultimi due sarebbero presenti però anche nella fase di sonno REM. Insomma, il sonno è come una torta fatta di tanti precisi ingredienti. Perché la torta riesca bene è necessaria la giusta percentuale di ciascun ingrediente. La qualità del sonno non è un fatto solo soggettivo. Dormire bene significa che ogni fase del sonno è stata rispettata, così come la giusta quantità di ore di sonno, di continuità del sonno, di attivazione neurovegetativa. Deve esserci una sorta di combinazione armonica di tanti elementi e fattori. Sarà nostro compito di studiosi del sonno arrivare a trovare un indice che mette insieme questi elementi per definire una ricetta perfetta del buon sonno. Quando uno di questi ingredienti si squilibra iniziano i problemi.
Riferimenti
• American Psychiatric Association DSM-% Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore 2014
• Jones BE. Arosual and sleep circuits. Neuropsychopharmacology 202; 45:6-20.
• Parrino L. et al. Sleep Medicine: practice, challenges, and new frontiers. Front Neurol 2022; Oct14; 13:966659. Doi:10.3389/fneur.2022.
• Reimann D et al. European guideline for the diagnosis and treatment of insomnia. J Sleep Res 2017; 26:765-700.