Migranti, pugno duro per gli scafisti che causano morte in mare: cosa prevedono le misure approvate all’unanimità dal Cdm straordinario a Cutro
Una nuova fattispecie di reato, pene fino a trenta anni di reclusione per gli scafisti in caso di morte dei migranti trasportati, perseguibili anche se gli incidenti avvengono fuori dal territorio italiano. E poi più Centri per la permanenza e il rimpatrio – “almeno uno ogni regione”, scandisce il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini in conferenza stampa. E il decreto flussi che diventa triennale, ma anche una estensione del primo rinnovo del permesso di lavoro, annuncia il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ecco il decreto approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri, riunito in via straordinaria a Cutro dopo la tragedia del barcone naufragato lo scorso 26 febbraio, che ha causato la morte di almeno 72 persone partite dalla Turchia, la maggior parte dei quali afghani.
“Chiunque, in violazione delle disposizioni del presente testo unico, promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato, ovvero di altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente, quando il trasporto o l’ingresso sono attuati con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante, è punito con la reclusione da venti a trenta anni se dal fatto deriva, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone. La stessa pena si applica se dal fatto derivano la morte di una o più persone e lesioni gravi o gravissime a una o più persone”. È questo il punto centrale del nuovo decreto approvato dal Cdm a Cutro. E ancora: “Se dal fatto deriva la morte di una sola persona, si applica la pena della reclusione da quindici a ventiquattro anni. Se derivano lesioni gravi o gravissime a una o più persone, si applica la pena della reclusione da dieci a venti anni.
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In conferenza stampa interviene anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che annuncia una “estensione di un anno, da due a tre, del primo rinnovo del permesso di lavoro, per comporre un quinquennio per il quale poi si possa richiedere il permesso di lungo soggiornante“.
SCAFISTI PUNITI ANCHE SE INCIDENTI AVVENGONO FUORI DAL TERRITORIO ITALIANO
In conferenza stampa il ministro dell Giustizia Carlo Nordio spiega che le novità rilevanti del nuovo decreto sono l’introduzione di “un inasprimento delle pene all’articolo 12 del Testo unico sui migranti, che vengono aumentate in maniera consistente” e soprattutto c’è una nuova fattispecie “che punisce con una pena severa da 20 a 30 anni di reclusione quando ne deriva come conseguenza non voluta da parte degli scafisti la morte o la lesione grave o gravissima di più persone. Se fosse voluta ci troveremmo di fronte a omicidio aggravato”. Nordio dettaglia: “Il reato è punito secondo la legge italiana anche quando la morte e le lesioni si verificano al di fuori del territorio italiano, se è diretta nel territorio nazionale“.
POTENZIAMENTO DEI CENTRI DI PERMANENZA PER I RIMPATRI
Salvini in conferenza spiega: “In alcune regioni mancano i Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr). Con questo decreto, tutte le regioni dovranno dotarsi di almeno un Cpr”. E Piantedosi aggiunge: “Spesso i Centri sono oggetto di vandalizzazione da parte degli occupanti, è una condizione difficile. Puntiamo a velocizzare le permanenze, in quei centri le persone potrebbero uscire prima se collaborassero per l’identificazione“.
2023-2025, IL DECRETO FLUSSI DIVENTA TRIENNALE
“Per il triennio 2023-2025, le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale e per lavoro autonomo, sono definite, in deroga alle disposizioni dell’articolo 3 del decreto-legislativo 25 luglio 1998, n. 286, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri”, prevede la bozza del decreto.
“Qualora se ne ravvisi l’opportunità, ulteriori decreti possono essere adottati durante il triennio, secondo la procedura di cui ai commi 2 e 3. Le istanze eccedenti i limiti del decreto di cui al comma 1 possono essere esaminate nell’ambito delle quote che si rendono successivamente disponibili con gli ulteriori decreti di cui al presente comma. Al fine di prevenire l’immigrazione irregolare, con i decreti di cui al presente articolo sono assegnate, in via preferenziale, quote riservate ai lavoratori di Stati che, anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche aventi ad oggetto i rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari”.